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Gatto




Il gatto è molto venerato nell’antico Egitto, come attesta
anche Erodoto (2,63): la dea della guerra e della fecondità
Bastet, identificata con Artemide in Grecia, ha il corpo di
una donna e la testa di una gatta. In Grecia e a Roma la sua
immagine viene elaborata in modo differente, anche perché
la sua domesticazione pare piuttosto tarda. Se si riscontra
un apprezzamento per l’agilità e l’accortezza del felino,
anche per come è solito nascondere le sue feci (Plinio,
Naturalis historia 10,202), in genere l’animale viene tuttavia
rappresentato come lussurioso (Eliano, De natura animalium
6,27), astuto e perfido, talora più attento alle pernici che ai
topi (cfr. Democaride, Antologia Palatina 7,206); un animale,
insomma, di cui diffidare.
Questa caratterizzazione negativa è presente nella
favolistica oltre i confini del mondo greco-romano (nel
Pañcatantra, terzo tantra, quarto racconto, si trova un gatto
che uccide con l’inganno un francolino e un leprotto) e i
limiti dell’epoca antica, quando il gatto è da tempo
pienamente integrato nella vita domestica (La Fontaine
12,2). Come nota Marchesi 1923, 73, il gatto è marginale
nella favola latina, anche perché «venuto dall’Africa, esso
non era presso i romani né bene né generalmente conosciuto
e tanto meno addomesticato: e nelle rare rappresentazioni
apparisce nello stato selvatico, in atto di predatore di
uccelli». In Fedro la gatta selvatica (2,4), abile a ingannare
con scellerata malizia, tesse insidie all’aquila e alla scrofa
selvatica, e nell’epimitio viene paragonata a un uomo dalla
lingua biforcuta. Anche nella tradizione del Romulus (25) il
gatto appare allo stato selvatico, pronto a ingannare,
insieme alla civetta, il suo più noto nemico: il topo. Il gallo
portato in lettiga dai gatti finisce in realtà per essere vittima
del loro inganno, come ammonisce, inascoltata, la volpe
(Fedro, App. 16 [18]); attraverso l’inganno, anche le galline
finiscono per essere vittime del felino (Pseudo-Dositeo 5). Al
di là dell’incertezza terminologica (gatto e donnola vengono
spesso confusi, anche sul piano lessicale, per cui risulta
difficile l’identificazione: v. DONNOLA), anche nella raccolta
esopica si ritrovano queste situazioni tipiche: la guerra del
gatto con i topi (Esopo 13 Ch.) e le insidie portate al gallo
(Esopo 12 Ch.) e alle galline (Esopo 14 Ch.). La tradizione
favolistica tende insomma a fotografare situazioni quotidiane
e reali, senza riferimenti alla sfera mitologico-religiosa, come
invece accade per altri animali (v. ad esempio AQUILA).






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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