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Giove




Divinità suprema dei pagani, chiamato Zeus dai Greci, Jupiter dai Latini; il re del Cielo, il padre degli Dei e degli uomini; l'artefice e il reggitore del mondo. Questo Dio era figlio di Saturno e di Opi, o Rea, la quale sottrasse il neonato alla voracità di Saturno (vedi); consegnandolo ai Curibanti, che unitamente, ai Cureti percuotevano gli scudi intorno al bambino affinchè il padre non ne potesse udire i vagiti. Due Ninfe lo presero in cura e lo nutrirono col latte della capra Amaltea. Quando Giove fu adulto diede a Saturno una bevanda che gli fece rigettare i figli inghiottiti, ed erano Vesta, Cerere, Giunone e Nettuno. Giove, scacciato il padre dal Cielo, si impadronì del trono paterno, e in breve si vide padrone del mondo, che divise in tre parti, dando il dominio delle acque a Nettuno, e quello dell'inferno a Plutone, tenendo per sè il cielo e la supremazia su tutto il rimanente. Giove dimorava sul monte Olimpo, e le Ore erano le sue assidue ministre; Mercurio ne portava i messaggi; Ebe gli versava il nettare, finché egli rapì Ganimede per farlo suo coppiere; Temi stava presso di lui seduta sul suo trono; l'aquila gli stava ai piedi tenendo il fulmine nei suoi artigli. Era rappresentato seduto, per mostrare che quella virtù, che regge il mondo e lo conserva, è stabile e ferma, ne si muta mai. Aveva il torso nudo, per significare che Dio si manifesta alle divine intelligenze; e le parti inferiori erano coperte per indicare le cose impercettibili agli uomini. Teneva lo scettro (con un'aquila in cima), nella mano sinistra, perchè da questa parte del corpo si trova l'organo principale, cioè il cuore, dal quale viene lo spirito, che poi si diffonde per tutto il corpo. E così il mondo ha vita da Dio, il quale come re la dispensa e governa a suo modo. Porgeva con la destra un'aquila, o una piccola immagine della Vittoria, mostrando così che Giove è superiore a tutti gli Dei del Cielo, come l'aquila a tutti gli uccelli, e che per conseguenza tutte le cose gli sono assoggettate, come se le avesse conquistate con la vittoria, e governate a modo suo. Aveva due urne accanto, di cui l'una conteneva i beni, l'altra i mali, che egli voltava e rivoltava a suo piacere, e poi prendeva or dall'una or dall'altra ciò che pareva a lui meritasse il mondo e gli fosse mandato. Marziale così descrive Giove, mentre presiede al concilio di tutti gli Dei : «Egli ha in capo una corona regale tutta risplendente e fiammante, gli copre la nuca un lucido velo tessuto per mano di Minerva; è vestito tutto di bianco, se non che di sopra ha un manto, il quale pare di vetro, dipinto a scintillanti stelle; nella mano destra tiene due palle, Tuna d'oro, l'altra d'oro e argento; e nella sinistra una lira con nove corde; le scarpe sono di verde smeraldo, e siede sopra un panno fatto e tessuto di penne di pavone; e coi piedi calca un tridente». Giove talvolta era coronato di olivo; e aveva un carro tirato da due aquile. Questo Dio, oltre tre mogli, cioè Metide, Temi e Giunone, ebbe un'infinita di amanti, divine e mortali, cangiandosi in diverse forme per godere dei suoi amori: in toro per rapire Europa; in pioggia d'oro per giungere a Danae; in cigno per ingannare Leda, ecc. Al padre degli Dei, per diverse cagioni, in diversi tempi, e sotto diversi soprannomi, gli si sacrificava la capra, l'agnello di due anni e un toro bianco con le corna dorate.
Animali: Aquila, perchè oltre a essere la regina degli uccelli, Giove prese da essa buon augurio quando ali apparve mentre andava a certa guerra (alcuni vogliono che fosse contro Saturno), in cui fu vincitore; per cui in seguito fu finto che nella lotta contro i Titani l'aquila somministrasse le armi a Giove, perciò la si vede sovente con lui che porta i fulmini negli artigli; inoltre si voleva che fra tutti gli uccelli l'aquila non potesse essere colpita dal fulmine. -- Vegetali- Faggio. Quercia. Albero consacratogli e con cui gli antichi ornavano quasi tutte le statue di. que¬sto Dio, come segno di vita, che credevasi data da lui ai mortali. Dicesi che i Galli adorassero Giove in una quercia altissima. — Diversi: Fulmini, suo attributo principale, e che Giove talvolta tiene in mano tal altra figurano ai suoi piedi; oppure portati dall'aquila in bocca o negli artigli, e ciò per mostrare i loro effetti terribili e fatali per castighi severi; lievi e di poco male, per ammonimenti agli errori degli uomini.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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