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Gratificazione
Gratificazione
Il termine gratificazione, spesso equivalente nella letteratura psicologica a soddisfazione, designa in genere lo stato emotivo che accompagna il raggiungimento di uno scopo oppure l'appagamento di un bisogno o di un desiderio. Una diversa accezione fa riferimento invece alla condizione di piacevole equilibrio psicofisico al cui mantenimento tendono gli istinti e le pulsioni. In ambito psicoanalitico, la gratificazione viene definita come la meta a cui tende il principio del piacere che governa la condotta infantile prima della graduale affermazione del principio di realtà.
sommario: I. Gratificazione e comportamento. 2. Le basi nervose della gratificazione. □ Bibliografia.
I. Gratificazione e comportamento
Il concetto di gratificazione, legato al verificarsi di un evento concreto o astratto che genera piacere o che viene comunque valutato in termini positivi, è strettamente correlato con lo sviluppo delle teorie del comportamento connesse con la filosofia empirista anglosassone. J.S. Mill e, in seguito, i suoi seguaci sostenevano che il comportamento umano si strutturasse sulla base di premi o ricompense e rinforzi, che dapprima canalizzerebbero i comportamenti motori e, in seguito, quelli più complessi. Secondo
Le teorizzazioni degli empiristi inglesi che portarono allo sviluppo delle dottrine socioeconomiche, secondo le quali gli individui agiscono in quanto ottengono gratificazioni immediate o attese, ebbero profonda e incisiva influenza sulla scuola degli psicologi comportamentisti da J.B. Watson a B.F. Skinner. Secondo questa scuola, il comportamento animale e quello umano sono inizialmente destrutturati e prendono forma in base ad associazioni che si creano tra stimoli neutri e rinforzi o gratificazioni: Watson, in particolare, fu autore di un manifesto del comportamentismo (behaviourism) nel quale sosteneva che uno stimolo ambientale potesse indurre delle risposte, purché esistesse una qualche forma di rinforzo, positivo o negativo che fosse. Watson affermava, inoltre, che attraverso il rinforzo sarebbe stato possibile indurre qualsiasi animale o individuo ad agire in un senso o in quello opposto: ovvero, un ragazzo sarebbe potuto divenire un uomo d'affari o un ladro, uno scienziato o un criminale se fosse stato opportunamente 'rinforzato' nel corso del suo sviluppo. Le teorie di Watson e dei comportamentisti minimizzavano il ruolo delle differenze individuali e le caratteristiche del
Sia pur nel loro meccanicismo, le teorie sugli istinti e sulle pulsioni primarie umane hanno consentito di comprendere alcuni aspetti della gratificazione e di delinearne le componenti centrali e periferiche. Per es., nel caso della pulsione alimentare è stato valutato il ruolo dei recettori gustativi, dei recettori che nello stomaco indicano lo stato di distensione dell'organo, dei recettori che a livello cerebrale registrano le variazioni di glucidi circolanti: queste ricerche hanno dimostrato che ai fini del soddisfacimento della fame, cioè per la produzione di una sensazione gratificante, i recettori periferici esercitano un ruolo secondario rispetto a quelli centrali. Per es., una soluzione di saccarina, dolce ma sprovvista di valore nutritivo, stimola i recettori gustativi, ma non inganna a lungo la sensazione di fame; in maniera analoga la distensione delle pareti dello stomaco, ottenuta attraverso sostanze voluminose ma prive di valore alimentare, blocca soltanto per qualche tempo i 'morsi' della fame; al contrario, la somministrazione di zuccheri, anche se effettuata per via gastrica o endovenosa, escludendo cioè i recettori gustativi della bocca, induce una sensazione di sazietà. Tuttavia, malgrado la prevalenza dei fattori centrali - come nel caso della soluzione di zucchero somministrata per via enterica -, i fattori periferici esercitano un ruolo non trascurabile, cosicché la gratificazione legata al gusto o alla distensione gastrica rappresenta un elemento importante, come d'altronde ben indica la propensione che gli esseri umani hanno per alcuni cibi piuttosto che per altri, pur se caratterizzati dallo stesso valore nutritivo.
2. Le basi nervose della gratificazione
Numerose indagini sono state incentrate sui meccanismi attraverso i quali la gratificazione esercita il suo effetto sul sistema nervoso ed è associata a sensazioni di piacere. Le ricerche sulle basi nervose della gratificazione hanno origine con gli esperimenti dello psicologo comparato statunitense J. Olds sulla cosiddetta
Questo comportamento venne denominato autostimolazione cerebrale gratificante e studi posteriori indicarono che gli effetti gratificanti per l'animale dipendevano dalla stimolazione di quello che venne definito sistema di ricompensa - o sistema incentivante - cerebrale. Il sistema è costituito da un fascio di fibre nervose (fascicolo mediale prosencefalico) che originano da neuroni situati nel ponte e nei gangli della base del cervello e si proiettano attraverso il prosencefalo sino alla corteccia cerebrale. Ricerche successive hanno indicato che questi neuroni sono di tipo dopaminergico (utilizzano il neurotrasmettitore dopamina) e possono essere anche attivati da una serie di droghe, come l'anfetamina, la cocaina, la morfina, che inducono sensazioni di piacere o gratificanti. Questo studio e altri successivi hanno portato gli psicobiologi a concludere che numerosi tipi di gratificazione - alimentare, sessuale, da sostanze d'abuso ecc. - siano mediati dallo stesso sistema di rinforzo, cioè dalle fibre dopaminergiche del fascicolo prosencefalico mediale.
Il fatto che gli esperimenti indichino che diversi aspetti delle pulsioni si accompagnano a un senso di gratificazione, dipendente dall'attivazione di particolari sistemi di rinforzo, non implica che tutte le gratificazioni siano vincolate all'attivazione di tale sistema oppure si equivalgano, sia dal punto di vista delle loro eventuali basi biologiche sia sotto il profilo soggettivo. Un simile sistema può essere responsabile dello sviluppo della gratificazione nel corso dell'ontogenesi o, in seguito, di una quota delle sensazioni di piacere che derivano dal soddisfacimento delle pulsioni primarie, o dello stesso effetto piacevole legato alle droghe. Tuttavia, nel corso dello sviluppo gran parte delle gratificazioni umane si scinde dai suoi aspetti concreti, dipende da rinforzi di tipo immateriale, è legata a complesse visioni del mondo in cui i significati, i valori, le attese giocano un ruolo fondamentale. La gratificazione, in altre parole, acquista una dimensione fortemente individuale e culturale, e il piacere che deriva dal raggiungimento di obiettivi, fini e aspettative si distacca da quegli aspetti che sono alla base della gratificazione delle pulsioni primarie. Lo psicologo sperimentale D.E. Berlyne (1960) ha in- oltre individuato nella curiosità e nella tendenza a esplorare l'ambiente circostante una vera e propria motivazione, particolarmente evidente nei Mammiferi più evoluti e nella specie umana: questa motivazione rappresenta una sorta di molla che spinge verso comportamenti sempre più astratti e comporta delle gratificazioni che derivano dall'aver risolto un problema, dall'aver svolto un lavoro creativo, dall'aver individuato una dimensione diversa nella realtà, come avviene nella creazione artistica. Berlyne sostiene che la curiosità e le gratificazioni derivanti dal suo soddisfacimento appartengono a un sistema o a una sfera che è imparentata alla lontana con i sistemi delle altre pulsioni primarie e con le gratificazioni di tipo concreto: in altre parole, egli afferma che esistono diversi sistemi pulsionali e differenti sistemi e livelli di gratificazione.
Il valore delle gratificazioni e il livello di soddisfazione che esse comportano è in qualche modo correlato con la sensazione di benessere e con lo sfondo umorale di un individuo. In altre parole, il sentirsi a proprio agio e soddisfatti oppure insoddisfatti e depressi deriva da un complesso bilancio tra lo stato interno e il modo in cui vengono valutati gli eventi che ci riguardano. Da questo punto di vista, esiste una notevole differenza tra le valutazioni della psicologia dinamica e quelle della psicologia o psichiatria orientate in senso biologico. Le teorie psicoanalitiche sottolineano infatti l'esistenza di un nesso tra le pulsioni primarie e le gratificazioni - o la mancanza di gratificazioni - infantili (e quindi il ruolo delle esperienze precoci, dei rapporti con la madre ecc.) e le caratteristiche umorali di un adulto, la sua maggiore o minore propensione a valutare positivamente o negativamente gli aspetti positivi e negativi della propria esistenza. La psichiatria biologica considera invece che il tono umorale, ed eventualmente lo stato depressivo di un individuo, siano prevalentemente legati a un efficiente sistema di rinforzo cerebrale (i neuroni dopaminergici del sistema prosencefalico) e alla funzionalità del sistema serotoninergico (il mediatore nervoso serotonina) cerebrale. A sostegno delle proprie tesi gli psichiatri biologici indicano come il sentirsi felici o gratificati dipenda da fattori genetici - in quanto esiste un'alta correlazione tra individui appartenenti a coppie di
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it