Grazie
Le
Grazie, o Cariti, erano fighe di Giove e di Eurinome, Oceanina; e
rappresentavano tutto quello che vi ha di bello e di grazioso tanto
nella natura quanto nei costumi e nella vita degli uomini. Secondo la
leggenda più comune, erano tre di numero, e si chiamavano Aglaia, che
significa maestà, Eufrosme, che vuol dire allegrezza, Talia, che
significa piacevolezza. Esse erano venerate come dataci di rutto quello
che abbellisce e rende gradevole la vita. Senza di esse, neppure gli
Dei potevano godere una piena beatitudine. Si celebravano molte feste
in loro onore, ma era loro consacrata la primavera, siccome la stagione
delle Grazie. Erano invocate a tavola, come le Muse, e tanto le prime
come le seconde erano venerate per mezzo delle bevute che si facevano
in loro onore; finalmente giuravasi per la loro divinità.
Da principio le Grazie furono rappresentate velate, indi nude affatto.
Si voleva forse con ciò esprimere che nulla vi ha più gradito della
semplice natura, e che, se talvolta essa chiama l'arte in suo soccorso,
non deve quest'ultima far uso di ornamenti estranei se non con tutta la
moderazione. Eiano rappresentate giovani e vergini, perchè i piaceri
sono stati sempre riguardati come appartenenti alla gioventù. Erano
dipinte anche piccole e di taglia svelta, perchè molte volte i piaceri
consistono in cose di poca entità, in gesti, in sorrisi, ecc. Il loro
atteggiamento di danza indicava che esse, amiche della gioia innocente,
non sanno adattarsi a troppa austera gravità. Esse tenevansi per la
mano, perchè le amabili qualità sono i più dolci legami della società.
Senza cintura e senza fermaglio lasciano ondeggiare il loro velo in
balia dei zefiri. Talvolta gli antichi rappresentavano le Grazie
in-mezzo ai più deformi Satiri. Sovente queste statue erano incavate, e
aprendole vi si trovavano delle piccole figure esprimenti le Grazie.
Forse con ciò si è voluto indicare che non conviene giudicare gli
uomini dall'apparenza; che i difetti della figura possono essere
riparati dall'amabilità dello spirito, e che talvolta un infelice
esteriore rinchiude le più interessanti qualità. — Dado. Mirto. Rosa.
Il dado è segno dell'inclinazione che la gioventù, età delle grazie, ha
per i giuochi e per il riso; il mirto e la rosa sono particolarmente
sacri a Venere e alle Grazie.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928