Home


Identificazione




Il termine identificazione indica sia l'attività diretta a stabilire l'identità di una persona sia il processo psicologico per cui un individuo si sente o si considera uguale a un altro, oppure tutt'uno con esso. Nel primo significato l'identificazione ha importanza soprattutto nel campo del diritto e della medicina legale. Sotto il profilo psicologico le prime identificazioni avvengono in età infantile, riguardando i genitori o anche aspetti parziali della loro personalità, e danno luogo a modificazioni dell'Io.

L'IDENTIFICAZIONE IN AMBITO GIUDIZIARIO

Il riconoscimento e la dimostrazione dei dati costitutivi di un determinato individuo, considerati nel loro complesso o singolarmente, hanno grande importanza giuridica soprattutto (ma non esclusivamente) nel campo del diritto penale, non solamente per la necessità di conoscere l'identità di una salma (in seguito a delitto, incidente o altro), ma fondamentalmente perché l'identificazione dell'imputato costituisce un aspetto essenziale del processo penale. L'identificazione può compiersi su viventi, su cadaveri, su tracce umane particolari.

L'identificazione del vivente può essere eseguita in base a dichiarazioni testimoniali, oppure mediante rilievo di elementi valutabili scientificamente. Nel secondo caso si fonda sul ritratto di faccia e di profilo, sul rilievo dei tratti fisionomici, sui rilievi antropometrici e su quelli caratteristici delle creste papillari delle dita (v. impronte digitali), sui segni particolari (quali, per es., le callosità professionali, i tatuaggi, le cicatrici cutanee ecc.).

Nell'identificazione del cadavere gli elementi da raccogliere sono la fotografia, i dati antropometrici, l'età apparente, l'accertamento del sesso, il rilievo delle impronte digitali. Più difficile è l'identificazione di parti del corpo, che può essere richiesta in caso di incidenti collettivi (disastri ferroviari, bombardamenti, calamità naturali ecc.). Ai suoi fini sono utili le caratteristiche relative al sesso, alla pigmentazione cutanea, allo sviluppo e alla disposizione dei peli, agli indumenti ecc. Attualmente, l'identificazione può avvenire anche tramite l'esame del DNA dell'individuo, con un grado di accertamento assai superiore a quello di qualsiasi altro sistema: a tal fine, comunque, occorre che sia stata fatta in precedenza l'archiviazione del codice della persona da riconoscere. L'esame delle tracce umane, cioè l'identificazione eseguita a mezzo di esse, ha per oggetto l'accertamento della loro origine umana e, secondariamente, quello dell'appartenenza di esse a un determinato individuo. Gli elementi più di frequente presi in considerazione sono: le impronte digitali, le impronte dei piedi e dei denti, i peli, le tracce di sangue e, infine, le secrezioni organiche.

L'IDENTIFICAZIONE PSICOLOGICA

L'identificazione rappresenta un processo psicologico altamente complesso che implica sia la capacità di identificare e quindi di riconoscere una determinata realtà, sia l'assunzione di un altro individuo come modello. Nella prima accezione, l'identificazione è un processo cognitivo che riguarda l'apprendimento (v.). Nella seconda accezione, in quanto processo di appropriazione di un'altra persona come modello parziale o globale, essa costituisce il dinamismo che fonda la costruzione dell'identità personale (v. anche ).

Si tratta di un processo prevalentemente inconscio che, nella sua forma primaria, è finalizzato alla capacità di distinguere la propria identità da quella delle altre realtà e precede l'acquisizione della distinzione tra Io e Tu. Questo tipo di identificazione caratterizza la prima infanzia e soprattutto la relazione con la figura materna. Successivamente, si instaura la modalità secondaria che consente l'identificazione e poi la differenziazione dalle figure genitoriali e la strutturazione del complesso edipico (v. complesso), la cui risoluzione fa emergere la propria soggettività. Infatti, in questo stadio si passa da un investimento affettivo indifferenziato su di un oggetto 'totale' all'identificazione, e cioè alla dinamica per la quale il soggetto si costituisce sul modello dei genitori o di altre figure dell'ambiente. Ciò avviene mediante la capacità di successive separazioni-differenziazioni e nuove identificazioni. Inoltre, nel corso del processo di identificazione secondaria, quest'ultima acquista anche la valenza di meccanismo di difesa, poiché, riducendo la distanza tra sé e gli oggetti, permette di negare la propria separazione da essi. Freud (1917) descrive come esempio tipico dell'identificazione, in quanto meccanismo di difesa, l'esperienza del lutto, ove l'oggetto perduto, proprio attraverso la negazione dell'esperienza di separazione e di perdita, può continuare a vivere nel mondo interno dell'Io.

Tra le diverse modalità di identificazione, nello stadio orale predomina l'incorporazione (Freud 1912-13), che media il processo stesso dell'identificazione con l'immagine del corpo. Infatti, l'incorporare è un ingerire, divorare, conservare dentro il proprio corpo degli oggetti in modo simbolico. Questa modalità, anche se primariamente e prevalentemente riguarda la cavità orale, può riprodursi nel corso della vita anche su altri organi, per es. l'incorporazione a livello fantasmatico mediante la respirazione (Anzieu 1985) oppure la visione. Per quanto riguarda il rapporto tra identificazione e costruzione della soggettività, va senz'altro acquisito il contributo di J. Lacan (1949) che descrive il cosiddetto stadio dello specchio come momento genetico fondamentale della costruzione del primo abbozzo dell'Io. In questo stadio il bambino, che si trova ancora in uno stato d'impotenza e di scarsa coordinazione motoria, percepisce nell'immagine dei propri simili, oppure nella propria immagine speculare, una configurazione che gli consente di anticipare con l'immaginazione quella unità e autonomia corporea di cui obiettivamente è ancora privo. In altri termini, egli si identifica con questa immagine, che diviene l'esperienza profonda dell'Io ideale e la fonte dell'identificazione secondaria. Lacan paragona tale dinamica a quella di un bambino il quale, accompagnato dinanzi a uno specchio, dapprima si comporta come se l'immagine riflessa fosse reale e quindi cerca di afferrarla. Successivamente, si rende conto che non si tratta di una realtà bensì di un'immagine e infine comprende che questa immagine è la sua ed è distinta da quella dell'adulto che lo ha accompagnato di fronte allo specchio.

Infine, merita di essere sottolineata la descrizione fatta da A. Freud (1936) dell'identificazione con l'aggressore come uno specifico meccanismo di difesa: un soggetto che, in contesti diversi (aggressione fisica, critica da parte di un'autorità, disapprovazione sociale) si sente aggredito, tende a difendersi identificandosi inconsciamente con la fonte dell'aggressione e operando quindi un'inversione dei ruoli. Questo processo può avvenire assumendo sia un comportamento aggressivo, sia invece alcuni simboli di potere usati dall'aggressore (per es., insegne, tono della voce ecc.), e avrebbe inoltre un ruolo molto importante nella costruzione del Super-Io o istanza morale. R. Spitz (1957) utilizza il concetto di identificazione con l'aggressore allo scopo di spiegare l'acquisizione verbale e gestuale della capacità di dire 'no', che egli situa verso il 15° mese di vita e che è di fondamentale importanza per la costruzione dell'identità soggettiva. La riflessione psicoanalitica ha poi consentito di rilevare l'importanza dell'identificazione nella psicodinamica della socializzazione. È infatti attraverso un processo di identificazione che il bambino, nel rispondere alle attese dei genitori e, più ampiamente, nel rapporto di interdipendenza con le sollecitazioni dell'ambiente adulto, assume gradualmente un ruolo sociale (Ugazio 1990). Inoltre, tramite lo stesso processo si struttura il senso di appartenenza al gruppo, proprio nella misura in cui ogni membro si identifica con quella che viene chiamata la cultura del gruppo (norme, valori, atteggiamenti). Infine è stato studiato anche come l'identificazione possa divenire uno strumento che, soprattutto nella fase adolescenziale-giovanile, consente di accrescere la propria autostima, identificandosi con un determinato modello al quale si attribuisce un significato altamente pregnante (Lutte 1987).






Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

Torna agli articoli