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Inconscio




L'inconscio è la parte della nostra psiche che non raggiunge il livello della coscienza. Al sistema inconscio diede particolare importanza la teoria psicoanalitica, distinguendolo dalla parte conscia e dal preconscio. Nella grande maggioranza dei casi, si può trascorrere l'intera vita disinteressandosi dei messaggi che provengono dall'inconscio e ignorandone addirittura l'esistenza. Per lo più è nelle situazioni di sofferenza ‒ angoscia, fobie, insonnia, perdita di controllo ‒ che si ricorre alla psicoanalisi come specifica possibilità di cura che indaga le motivazioni inconsce (di cui cioè non siamo consapevoli) dei comportamenti

Un iceberg di cui tenere conto

L'immagine più suggestiva per comprendere l'importanza dell'inconscio ce la offre Sigmund Freud, che paragona il nostro apparato psichico a un iceberg: la parte che emerge al di sopra dell'acqua è la parte conscia, mentre l'immensa parte sommersa, tanto più grande di quella visibile, è la parte inconscia (psicoanalisi).

Freud ritiene che il funzionamento psicologico si distribuisca in tre 'aree': conscio, preconscio e inconscio. Non si tratta peraltro di spazi divisi da rigide e stabili barriere; al contrario, c'è un continuo scambio di contenuti tra conscio e inconscio, indipendente dalla nostra volontà.

Il livello conscio contiene tutto ciò che di noi conosciamo: idee, affetti, ricordi e via dicendo; il livello inconscio è la zona sconosciuta a noi stessi; mentre il preconscio è una zona intermedia, per così dire in penombra rispetto alla luce della coscienza.

È dunque opportuno precisare che la parola coscienza non va intesa in questo contesto in senso morale, come quando parliamo di 'voce della coscienza'; si tratta invece della parte di noi della quale siamo appunto consapevoli. Molti pensatori ‒ filosofi e psicologi ‒ dall'epoca di Freud fino ai nostri giorni, non accettano la prospettiva psicoanalitica che attribuisce un ruolo centrale all'inconscio, proprio perché ritengono assurdo parlare di qualcosa che non si conosce; possiamo occuparci, sostengono, solo della coscienza e dei suoi contenuti evidenti e misurabili. L'obiezione puntuale degli psicoanalisti è che fare finta che le cose non esistano è sempre una pessima politica, e che noi abbiamo imparato a occuparci dell'inconscio perché, nella sua dimensione segreta 'fuori scena', è molto potente e determina le nostre azioni e i nostri umori senza che ce ne rendiamo conto.

I 'segnali' dell'inconscio

In effetti, il paradosso è che, proprio in quanto è fuori dal nostro controllo cosciente, noi non possiamo entrare in contatto diretto con l'inconscio, ma dobbiamo scoprirne il funzionamento attraverso i suoi cosiddetti derivati: i sogni, i sintomi, i lapsus. Cioè, nella dimensione inconscia ci sono le nostre passioni inconfessate, le emozioni inquietanti, i desideri dei quali ci vergogniamo, i ricordi remoti dell'infanzia: tutti quegli elementi 'scomodi' che ci riguardano e che preferiamo ignorare.

Questo ricchissimo mondo inconscio tende però continuamente a riaffiorare alla coscienza in forme mascherate: per esempio nei sogni, quando siamo meno vigili e controllati nello stato di sonno. Così, sognare di litigare con qualcuno rivela uno stato di tensione profonda, anche se la persona che compare come nostro avversario nella finzione onirica è spesso un 'sostituto' di colui con il quale siamo davvero arrabbiati. Un potente personaggio politico può essere messo al posto del padre, o un animale che ci aggredisce può stare al posto di un fratello litigioso. Spostare la rabbia verso immagini generiche ci consente di sfogarci un po', almeno in sogno, e ci fa sentire meno in colpa per provare sentimenti ostili verso le persone care.

Così pure, quando 'perdiamo' il numero di telefono di qualcuno che ci è antipatico, o ci 'dimentichiamo' di fare qualcosa di spiacevole, come fare una parte dei compiti oppure eseguire una noiosa commissione, è probabilmente in opera il meccanismo della rimozione, che scaccia il fastidio nell'inconscio.

Gli esempi dei sogni e dei lapsus appartengono alla normalità; ma un ultimo esempio può venire dalla patologia, come quando soffriamo di uno stato nevrotico di ansia e non sappiamo dire perché: la causa è appunto inconscia e a noi stessi sconosciuta.






Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

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