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DIRITTO

I. del contratto Ha luogo ogni volta che il contenuto di un contratto sia determinato non solo dalla volontà delle parti, ma anche dalla legge e, in via subordinata, dagli usi e dall’equità (art. 1374 c.c.). L’i. può essere suppletiva, quando le parti non abbiano previsto una determinata disciplina (per es., l’art. 1774 c.c., in materia di contratto di deposito, stabilisce che, salvo diversa convenzione, la restituzione della cosa depositata deve farsi nel luogo in cui doveva essere custodita), ovvero cogente, quando invece la disciplina legale si applica in sostituzione di quella prevista dalle parti; l’art. 1339 c.c. dispone a tale proposito che clausole e prezzi di beni e servizi imposti dalla legge sono di diritto inseriti nel contratto, anche in sostituzione delle clausole difformi apposte dalle parti. Quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative, la nullità delle singole clausole non importa la nullità dell’intero contratto, anche se risulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza quella parte del suo contenuto che è colpita dalla nullità (art. 1419 c.c.).

ECONOMIA

Avvicinamento, coordinamento o anche fusione di sistemi economici separati, al fine di raggiungere vantaggi quali la razionalità nell’uso dei fattori produttivi, il coordinamento delle informazioni e delle scelte, l’abbattimento degli ostacoli agli scambi ecc. Il termine, applicato a microsistemi quali le imprese, designa i processi di concentrazione di più entità in un complesso più o meno unitario sia tramite operazioni di assorbimento, acquisizione, fusione, con le quali le singole imprese perdono la loro individualità giuridica ed economica, sia in seguito a meno vincolanti accordi (consorzi, cartelli ecc.) relativi alle diverse fasi della produzione, della distribuzione e del finanziamento. Tra le forme di i. assumono particolare rilievo l’i. verticale (tra imprese che svolgono fasi successive all’interno di uno stesso processo produttivo e che vogliano assicurarsi determinate fonti di approvvigionamento delle materie prime o alcuni sbocchi sui mercati dei prodotti) e l’i. orizzontale (tra imprese operanti allo stesso stadio di un ciclo produttivo).

L’i. tra macrosistemi indica, invece, processi di unificazione tra economie diverse, inizialmente stimolati da determinati fattori economici (formazione di mercati concorrenziali più vasti, ricerca degli impieghi più convenienti per i fattori produttivi) e poi necessariamente avallati dalle politiche concordate dai rispettivi governi. Si può identificare, per le più importanti forme di i., una scala progressiva, in cui in ogni stadio si raggiunge un grado di i. maggiore che nel precedente. La prima fase di un processo di i. viene realizzata con la creazione di un’area o zona di libero scambio, in cui grazie alla rimozione delle barriere doganali le merci circolano liberamente (come nell’Associazione europea di libero scambio). Qualora, in aggiunta all’abbattimento delle barriere doganali, gli Stati in questione adottino una politica comune relativa alle tariffe nei confronti dei paesi terzi, si costituisce un’unione doganale. A uno stadio successivo, poi, si individua il mercato comune, area in cui si realizza la libera circolazione anche per i fattori produttivi (capitale e lavoro). L’ultimo stadio, infine, è rappresentato dall’unione economica e monetaria, che prevede l’instaurazione di politiche economiche comuni, prima fra tutte la politica monetaria. L’unificazione economica, in quanto riguarda aspetti fondamentali della vita degli Stati interessati, può costituire il fattore determinante per un processo di i. politica.

FILOSOFIA

Con il termine i., H. Spencer intese spiegare il principio dell’evoluzione della realtà naturale: tale evoluzione sarebbe innanzitutto i. o concentrazione di materia, accompagnata da dissipazione di movimento, e cioè passaggio da uno stato di dispersione di elementi materiali a uno stato di unificazione di essi.

MEDICINA

In fisiologia del sistema nervoso, la coordinazione e la confluenza di più attività elementari in un’attività complessa. Sono esempi di attività integrata l’allungamento dei muscoli flessori in occasione della contrazione di un gruppo muscolare estensore antagonista, il mantenimento e l’adattamento del tono muscolare e, per meccanismi neurologici a contenuto psichico, le attività gnosiche.

In scienza dell’alimentazione, l’aggiunta a una preparazione alimentare (farina, olio, prodotti confezionati ecc.) di uno o più fattori nutritivi (amminoacidi/">amminoacidi, ferro, calcio, vitamine ecc.) per elevare il potere nutritivo dell’alimento.

PSICOLOGIA

In quanto soggetto all’evoluzione, il processo psichico ha come caratteristica fondamentale l’i., nel senso che dati psichici nuovi integrano i precedenti; e i. percettiva si dice l’atto con cui la psiche determina il contenuto di una percezione, aggiungendo al dato percepito altri dati. R. Ardigò distinse tre forme di i.: di completamento, quando si completa con nuovi elementi un dato che si presenta alla percezione imperfetto o parziale; di sostituzione, quando si sostituisce un dato sensibile con un dato mentale diverso; di ragionamento, quando si corregge con un ragionamento un dato sensibile illusorio (per es., il moto del Sole intorno alla Terra).

In psicanalisi, l’i. è la conciliazione di opposizioni psichiche o di comportamento, fenomeno che si verifica quando le componenti inconsce della personalità psichica sono rese coscienti e possono fondersi, come modifiche e sublimazioni più o meno rilevanti, nell’unità psichica totale.

SCIENZE SOCIALI

Il processo attraverso il quale gli individui diventano parte integrante di un qualsiasi sistema sociale, aderendo in tutto o in parte ai valori che definiscono l’ordine normativo. In senso microsociologico l’i. è, insieme all’adattamento ambientale, una delle funzioni fondamentali svolte dal processo di socializzazione, che consiste in particolare nella formazione della personalità sociale dell’individuo, attraverso la trasmissione dei modelli culturali e di comportamento, cui provvedono la famiglia, la scuola e in genere i gruppi cosiddetti primari. In senso macrosociologico e nell’approccio struttural-funzionalista l’i. viene intesa come un prerequisito, un imperativo funzionale del sistema sociale, in quanto costituisce l’attività diretta ad assicurare legami stabili e duraturi fra i membri di una determinata collettività, mediante il rafforzamento dei meccanismi di controllo sociale. L’i. è il processo attraverso cui il sistema acquista e conserva unità strutturale e funzionale ed è anche il prodotto di tale processo. L’i. comporta l’accettazione di una piattaforma di valori (una meta). Per R.K. Merton l’i. sociale è l’adattamento individuale al sistema sociale, che può avvenire a diversi livelli in base all’accettazione o al rifiuto delle mete socialmente poste e dei mezzi previsti per raggiungerle. Centrale è la questione delle mete dell’i.: per i funzionalisti la meta è il permanere del sistema sociale in quanto tale e pertanto è necessaria una condivisione sostanziale di valori comuni, mentre per altri sociologi tale meta non esiste, perché non esistono più ‘universi e valori condivisi’. Per M. Weber il fondamento strumentale dell’i. sociale nelle moderne società industriali si basa sull’organizzazione burocratica della vita sociale e sull’orientamento all’azione razionale rispetto allo scopo, pur in assenza della condivisione dei valori di fondo. Per J. Habermas, invece, permane la necessità di ‘ridefinire consensualmente’ le mete dell’integrazione.

TECNICA

In elettronica, realizzazione di circuiti integrati, specialmente di quelli di tipo monolitico ( circuito). Livello o grado d’i. è il numero di componenti attivi o, per i circuiti integrati digitali, il numero di singole porte logiche elementari facenti parte di un unico chip; per indicare la complessità circuitale solitamente si usano le sigle SSI, MSI, LSI e VLSI (basso, medio, elevato ed elevatissimo livello di i.).

1. I. di sistemi

L’i. di sistemi (system integration) è un settore disciplinare dell’ingegneria informatica che si propone, partendo da uno o più sistemi preesistenti, di assemblare in un’unica entità omogenea più strutture originariamente concepite come a sé stanti. Solitamente tale assemblaggio avviene facendo comunicare tra loro sistemi software differenti, che in un primo momento non avevano alcuna modalità di interazione. Affinché i meccanismi di i. siano efficaci, è necessario che i sistemi preesistenti siano opportunamente analizzati nelle loro componenti primarie, di modo che si possano costruire le opportune interfacce di integrazione. Negli anni più recenti, all’i. puntuale tra sistemi (la cosiddetta i. punto-punto o i. forte) si è progressivamente affiancata una modalità di i. che privilegia l’introduzione di strumenti middleware/">middleware che fungano da infrastrutture o piattaforme di integrazione. In tal modo, l’i. non avviene direttamente tra i singoli sistemi, ma viene mediata dalla struttura middleware che funge da centro nevralgico (si ha quindi la cosiddetta i. debole).

Tale evoluzione è stata storicamente originata e ha ricevuto al contempo un notevole sviluppo dall’evoluzione dei sistemi informativi delle aziende, per i quali non era più sufficiente, né conveniente da un punto di vista economico mantenere in vita una pluralità di sistemi differenti collegati puntualmente tra loro, ma si rendeva necessario, in una logica di efficienza e di efficacia, avere una visione organica dei propri sistemi mediata da infrastrutture middleware che ‘ordinassero’ una situazione di per sé destinata a diventare ingovernabile (tale ambito di discussione viene chiamato enterprise application integration). In un’azienda che voglia quindi intraprendere un percorso di questo tipo, la piattaforma middleware funge da ‘sistema nervoso’ dell’azienda, gestendo i meccanismi di i. tra i singoli sistemi con logiche di i. debole.

2. Ingegneria dell’integrazione

Aspetto dell’ingegneria, presente fin dalle origini in tale professione, che, al fine di realizzare sistemi tecnologici complessi, studia l’i. sia di aspetti diversi della progettazione e produzione industriale, sia di in;teri sottosistemi sviluppati indipendentemente, mettendo a punto strumenti di analisi per la rappresentazione del sistema e la previsione della sua evoluzione, e strumenti di intervento per ottenere comportamenti assegnati. I sistemi considerati sono prevalentemente di due tipi: sistemi per la produzione discreta, ossia relativa a beni che è possibile considerare individualmente, quali automobili, aeroplani, elaboratori, sistemi flessibili di produzione manifatturiera; sistemi per la realizzazione di servizi in cui si configuri un’utenza individuale, quali alcuni servizi a rete, come quelli basati su sistemi di telecomunicazione, di trasporto o di distribuzione, alcuni servizi concentrati, come quelli basati su sistemi di immagazzinamento e gestione dei materiali, alcuni servizi a struttura mista, come quelli basati su sistemi di supporto logistico. Tali sistemi complessi sono caratterizzati dall’interazione, attraverso un adeguato sistema di gestione dei flussi di informazione, di diversi elementi tecnologici e funzionali che concorrono a determinare le prestazioni del sistema complessivo.

La progressiva diffusione dell’ingegneria dell’i. può essere vista nell’evoluzione delle specifiche dei sistemi di produzione ( fabbrica): esse erano originariamente fissate per il solo sistema di produzione primario in cui le diverse macchine erano considerate separatamente, e in un secondo tempo hanno cominciato a estendersi, in modo progressivamente più completo e organico, al funzionamento delle diverse macchine, alla flessibilità del sistema complessivo, alla manutenzione e al sistema di supporto logistico durante tutto il ciclo di vita del sistema; in seguito sono state previste, in modo sempre più organico, specifiche sull’i. con l’ambiente esterno, sulla qualità complessiva del prodotto, del processo produttivo, del servizio e, in generale, sul soddisfacimento delle specifiche tecniche ed economiche dell’utenza che usufruisce direttamente dei prodotti o servizi del sistema; infine, si è giunti a prevedere sempre più spesso, anche per sistemi tradizionalmente non considerati a questi effetti, specifiche su fattori esterni al sistema e ai suoi utenti diretti, quali, per es., specifiche ambientali, specifiche sugli effetti di congestione, specifiche sui costi e sui rischi indotti sulla popolazione. Le nuove tecnologie di i. non riguardano più solo specifici aspetti della produzione dei servizi, ma intervengono nella gestione efficace di tutto il flusso di beni e servizi – dall’acquisizione di materie prime, semilavorati, sottosistemi, sistemi completi, manodopera e servizi alla consegna di prodotti finiti e/o servizi, agli utenti finali – che deve essere guidato efficacemente per poter fornire i prodotti e/o servizi richiesti dagli utenti nelle quantità desiderate, al momento desiderato, a un livello di qualità accettabile e a un costo complessivo ragionevole. Nel sistema industriale tali elementi devono essere gestiti in modo coordinato, attraverso procedure, normative e regole di decisione, durante tutto il ciclo di vita del sistema di produzione di beni e/o servizi.

Una sfida tecnologica di rilevante importanza non è più oggi solo quella che viene da singoli comparti tecnologici, ma, in misura/">misura sempre maggiore, quella di mettere a punto tecnologie di sistema per una gestione efficace del sistema nella sua globalità. La tendenza, tipica nel passato, di segmentare il problema complessivo in modo da ricondurlo alla soluzione di singoli problemi locali da risolvere separatamente, è sempre meno efficace; una caratteristica della tecnologia di sistema moderna è quella di non ragionare mai per interventi singolari o settoriali, ma sempre per interventi continuativi e integrati, finalizzando tutta l’attività agli obiettivi complessivi del sistema.






Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

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