Ippolito
Figlio di Teseo e dell'amazzone Ippolita. Benché Teseo avesse abbandonata Arianna nell'isola di Nasso, Deucalione, fratello di questa principessa e re di Creta, dopo la morte di Minosse suo padre, per ragioni di politica, risolvette di accordargli la mano di Fedra, altra sua sorella. Poco tempo dopo l'arrivo di Fedra in Atene, Ippolito vi si recò per la celebrazione dei misteri. Quivi la giovane regina lo vide per la prima volta, e sentì nascere per lui quell'ardente passione che a entrambi divenne poi tanto funesta; ma Ippolito, allevato da Pitteo nei principi di un'austera vita, appariva saggio, prudente, casto e nemico dei piaceri, unicamente occupato alla caccia, nelle corse dei carri e dei cavalli, e in tutti gli esercizi che a persona di alto grado si addicevano. Occultava nascostamente la regina la sua passione; e non avendo da un lato il coraggio di chiedere al re il ritorno del giovane principe in Atene, e desiderosa dall'altro di procacciarsi in certo qual modo una consolazione per l'assenza di lui, fece edificare un tempio a Venere sopra un monte vicino a Trezene, ove, col pretesto di recarsi a offrire voti alla Dea, godeva starsi a mirare Ippolito che si esercitava nella sottostante pianura. S'indusse infine a dichiarare al giovanotto la sua passione, e ciò essa fece al tempo in cui Teseo era sceso all'Inferno. La dichiarazione fu male accolta; perciò la regina risolvette di vendicarsene col far credere a Teseo che Ippolito avesse voluto usarle violenza. Teseo, ingannato cosi dalla moglie e senz'altro esame, lo maledì, piegando Nettuno che lo punisse severamente. Ippolito fuggì sopra il suo carro, ma giunto alla spiaggia del mare, Nettuno per mezzo dei mostri marini, spaventò talmente i cavalli d'Ippolito, che dandosi essi a precipitosa fuga, trascinando l'infelice giovanetto fra precipizi e scogli, dove egli perì sfracellato. Fedra confessò la sua colpa, e si uccise per disperazione.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928