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Lamie




Secondo Ovidio, erano streghe, figlie delle Arpie, che vagavano per i cimiteri, disseppellivano i morti, li mangiavano e non lasciavano che solo le ossa. Le Lamie, agilissime alla corsa, per ingannare più facilmente coloro che volevano divorare, mostravano loro la parte più bella senza parlare, perchè la loro voce era un sibilo di serpente. Secondo Dione, in certi luoghi deserti della Libia esistevano alcune crudelissime fiere, le quali avevano il viso e il petto di donna bello in modo che meglio non si avrebbe potuto dipingere, e si vedeva loro nell'aspetto e negli occhi tanta grazia, e una vaghezza tale, che chi le mirava le giudicava tutte mansuete e piacevoli. Il resto del corpo poi era coperto di durissime scaglie, e andava diventando serpente; in modo da finire in teste di serpentelli terribili e spaventevoli. Non avevano queste bestie ali nè parlavano, e non avevano altra voce se non che fischiassero, ed erano tanto veloci, che non vi era animale alcuno che da loro potesse fuggire, e facevano la caccia agli uomini in questo modo. Mostravano il loro bel petto bianco scoperto, e chi lo vedeva rimaneva così affascinato da desiderare di possederle, e da tale desiderio spinto, a loro se ne andava, ed esse, senza punto muoversi, ma quasi vergognose chinavano gli occhi spesso a terra, senza mostrare però gli adunchi artigli, se non quando chi andò a loro fosse stato vicino; per pigliarlo allora con quelli, nè lo lasciavano prima che il serpente, in cui finivano, con velenosi morsi non l'avessero ucciso, e poi lo divoravano.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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