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Cesare Lombroso




LOMBROSO CESARE, n. a Verona il 10 gennaio 1836, m. a Torino il 18 ottobre 1909. Antropologo, studia Medicina dapprima a Pavia, quindi a Vienna. Nel 1859 si laurea in Chirurgia presso l’Università di Genova dove è anche nominato medico aggiunto del Corpo Sanitario Militare piemontese e destinato all’Ospedale di Torino. Resta nell’esercito fino al 1866. In questo periodo ha inizio il suo interesse per la personalità tipica del criminale. Osservando i soldati è colpito dall’abbondanza di tatuaggi nel corpo del "soldato disonesto in confronto all’onesto". Questo fenomeno lo interessa a tal punto che in quattro notti nel 1864 scrive la "Prelezione al corso di clinica psichiatrica. Genio e follia", nella quale enuclea un tema, quello del rapporto genialità-follia, che sarà uno dei perni delle sue riflessioni. Nel 1867 è nominato professore straordinario di Clinica delle malattie mentali all’Università di Pavia. Nel periodo intercorso tra la nomina all’Università di Pavia e il 1870, pubblica numerosi scritti nelle più importanti riviste mediche. In quell’anno, però, scopre nel cranio del brigante Vilella una fossetta, corrispondente a un’ipertrofia del vermís, che lo convince del legame esistente fra il criminale e gli animali inferiori. Nel 1876 pubblica per la prima volta L’uomo delinquente, opera che avrà una seconda edizione ampliata nel 1878, quando L. si convincerà dell’origine epilettica del delitto e dell’identificazione del "pazzo-morale", del "delinquente nato", con l’epilettico. Nel 1887 si trasferisce a Torino per insegnare Medicina legale, quindi sarà ordinario di Psichiatria nel 1896 e, sempre a Torino, docente di Antropologia criminale nel 1905. Uomo di genio e dotato di grandi capacità intuitive, L. è autore di centinaia di scritti che hanno destato un ampio interesse nel panorama dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. In particolare la sua notorietà è dovuta alle sue indagini sull’origine e sulla natura della delinquenza, a quelle sulla genialità e sulla pellagra. Sostiene l’esistenza di una correlazione tra criminalità e configurazione facciale. La teoria lombrosiana della classificazione dei tipi criminali attraverso la fisiognomica è stata oggi smentita, rimangono tuttavia a livello di gergo popolare espressioni legate a questa forma di pensiero e forse è anche per questo che le sue teorie hanno avuto un gran numero di sostenitori.

Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

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