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Luna




La Luna è venerata da tutti i popoli antichi: il suo culto si
ritrova, ad esempio, presso le popolazioni italiche, gli
Etruschi, i Greci, i Romani (la tradizione narra che già il re
Servio Tullio le eresse un tempio). Figlia di Iperione e di
Teia, sorella del Sole e dell’Aurora, nella mitologia la dea
della luna Selene appartiene alla stirpe dei Titani. Percorre il
cielo con un carro trainato da quattro buoi bianchi per
portare la sua luce agli uomini. Viene, quindi, posta in
relazione con il culto di Artemide ed Ecate. Va anche
segnalato che la luna è oggetto dello studio e
dell’osservazione di autori che hanno interessi scientifici,
come Plinio il Vecchio (v. CONCHIGLIA).
La Luna è assente dal corpus favolistico esopico, ma è
protagonista di una narrazione considerata di tipo esopico
dagli studiosi, che viene riportata da Plutarco (Il convito dei
sette sapienti 157a). La favola, che si avvicina piuttosto al
genere dell’enigma, viene attribuita, nell’ambito di un
ragionamento sulle differenze tra l’uomo saggio e lo stolto, a
Cleobulo, uno dei sette savi, che dice di averla appresa dalla
figlia. Giocando sul variabile aspetto della luna, la favola
riprende il tema dell’ambiguità, piuttosto ricorrente nella
tradizione esopica (ad esempio, nella favola 251 Ch., il
pipistrello e le donnole, o nella 340 Ch., che vede
protagoniste le iene).






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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