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Margareth Mahler




MAHLER MARGARETH S., n. nel 1897 a Sopron (Ungheria), m. nel 1986. Pediatra, segue una formazione analitica a Vienna. Si trasferisce negli Stati Uniti, lavora presso il Children’s Service del New York State Psychiatric Institute e la Columbia University. Notissime le sue ricerche sull’andamento evolutivo del rapporto primario. Propone di differenziare la sindrome autistica, riconosciuta dalla psichiatria dell’epoca, dalle "psicosi simbiotiche", distinzione che sottende il suo modello dello sviluppo psicologico del bambino. Schematicamente, tale processo muove da un’iniziale condizione di totale dipendenza simbiotica dalla madre verso l’acquisizione di un’individualità stabilmente autonoma. La principale difficoltà che minaccia questo cammino è il rischio che a ogni movimento individuativo si accompagni una tentazione fusionale. La psicosi autistica si innesta nelle primissime settimane di vita del neonato in cui si osserva una normale chiusura al mondo esterno; nella fase simbiotica successiva (1-2 mesi di età) madre e figlio costituiscono una unità duale indifferenziata pre-oggettuale. I primi segni della differenziazione del Sé dall’oggetto-madre compaiono verso i 6 mesi e poco più tardi, con gli inizi della deambulazione, si affaccia la spinta alla separazione-individuazione del bambino, spinta che la madre deve facilitare. Ella rappresenta la "base sicura" da cui il figlio si allontana per brevi esplorazioni nell’ambiente e a cui fa ritorno per il necessario "rifornimento emotivo". La deambulazione e la maturazione corporea possono essere sperimentate dal bambino in questa fase come fonte di euforia, il cui contrappeso è costituito dalle "crisi di riavvicinamento" che lo portano a cercare la madre per risolvere l’angoscia della caduta del sentimento onnipotente. L’ultima fase, della "costanza dell’oggetto libidico" si riferisce, in analogia con quanto indicato da Piaget sul piano cognitivo, alla capacità del bambino di introiettare un oggetto libidico "intero", in cui appaiono unificate la componente libidica e quella aggressiva, oggetto che giunge a costituire una presenza interna, una fonte affettiva stabilmente disponibile. La M. sottolinea l’opportunità di un atteggiamento materno equilibrato ed empatico che si esprime in una preoccupazione materna abbastanza intensa ma non tanto da compromettere le spinte individuative del figlio.

Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

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