Marte
Dio
della guerra che i Greci chiamavano Ares e Mars i Romani. Figlio di
Giunone. Questa Dea invidiosa, per aver Giove fatta Minerva senza di
lei; volle anch'essa fare altrettanto, e per virtù di certi fiori che
Flora le suggerì, o, secondo altri, battendosi la natura con una mano
divenne incinta di Marte, e andò poi a sgravarsi nella Tracia, ove la
gente era terribilissima e facile alla guerra. Marte amò Venere, con la
quale Vulcano Io sorprese addormentato. Gli antichi rappresentavano
questo Dio feroce e terribile nell'aspetto, armato da capo a piedi, con
la lancia e la sferza in mano, e talora lo mettevano a cavalcione di un
carro tirato da due lupi o da due cavalli: il Terrore e la Paura.
(Alcuni vogliono che fossero quattro, e tanto terribili, che soffiavano
fuoco). Talvolta fingevasi essere i cavalli persone, le quali mai
abbandonavano Marte, e che l'accompagnassero anche l'Impeto, il Furore,
e la Violenza. Stazio, dopo aver descritto le armi di questo Dio, che
erano, l'elmo così lucido che sembrava ardere, quasi avesse l'infuocato
fulmine per cimiero. Animali: Avvoltoio, uccello consacratogli, perchè
ritenuto voracissimo dei cadaveri, e per questo seguisse gli eserciti
nei combattimenti. Inoltre si voleva che l'avvoltoio, tre, quattro e
perfino sette giorni prima, sapesse che doveva avvenire una battaglia,
e dove dovesse succedere, conoscendo anche da qual parte vi sarebbero
state più vittime, e ivi volgesse sempre il suo volo. Cavallo. I Romani
consacravano a Marte il cavallo vincitore delle corse, per dimostrare
di riconoscere nel Dio la vittoria; oppure per ammonire che non
bisognava sperare nella fuga. Lupo, a lui sacro, per essere questo
animale ritenuto dotato d'una vista talmente acuta da vedere di notte;
allusione all'avvedutezza necessaria agli accorti capitani per non
cadere nelle insidie occulte dei nemici; oppure perchè il lupo
d'istinto rapace uccide e sparge sangue, così confacente al Dio della
guerra.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928