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Meleagro




Uno dei più rinomati eroi dell'antichità, era figlio di Oeneo, o Eneo re di Caledone in Etolia e d'Altea figlia di Testio re di Pleurone; secondo alcuni, sua madre l'ebbe da Marte. Si dice che sette giorni dopo che Altea ebbe dato alla luce Meleagro, le Parche comparvero a lei dinanzi. Cloto le annunciò che il di lei figlio sarebbe stato coraggioso, Lachesi disse che avrebbe con la sua forza destato meraviglia, e Atropo, mettendo un tizzone nel fuoco l'assicurò, ch'egli non avrebbe vissuto oltre la durata di quello; poi disparvero. Altea, bramando di prolungare la vita al proprio figlio, ritirò dal fuoco il tizzone fatale, lo spense e lo custodì accuratamente. Un giorno, facendo Oeneo dei sacrifizi a tutti gli Dei in rendimento di grazia per la fertilità della terra, dimenticò Diana, la quale, sdegnata per tale trascuratezza, mandò un furioso cinghiale che devastò tutti i dintorni di Caledone, fin dalle radici. Schiantò gli alberi carichi di frutti, portando il lutto e la desolazione nelle campagne. Meleagro, allora raccolse un gran numero di cacciatori e di cani, perchè non abbisognavano meno di un'armata per combattere quell'orribile cinghiale, il quale era di un'enorme e mostruosa grandezza. Meleagro, col concorso di Atalanta, che fu la prima a ferirlo, uccise il cinghiale; ma Diana, non paga ancora, fece sorgere fra Etoli e i Curiti un'accesa lite in proposito del ceffo e della pelle del feroce animale ucciso, mentre ciascuno dei popoli pretendeva che quella gloriosa spoglia fosse al proprio valore dovuta. Tosto si venne a battaglia, nella quale Meleagro uccise i fratelli di Altea, la quale profondamente addolorata per la loro perdita, e spinta dall'ardente desiderio di vendetta, afferrò il fatale tizzone e l'accese. Poi volgendo altrove l'atterrito sguardo, pallida e tremante il mortai tizzone nel fuoco lanciò: Meleagro allora sentì da segreta vampa divorarsi lentamente con dolori crudelissimi, e colto da languore mortale, finche il tizzone fu interamente consumato, mandò l'estremo sospiro. Altea poi si uccise per disperazione vedendo il figlio morto.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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