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Maurice Merleau-Ponty




MERLEAU-PONTY MAURICE, n. a Rochefort nel 1908, m. a Parigi nel 1961. "Filosofo dell’ambiguità" come lo definiva un suo critico. Una definizione da intendere nel suo significato positivo: come coscienza del dovere di prendere parte alla totalità del reale tanto nel suo aspetto spirituale quanto in quello pratico politico. Molte le polemiche che suscitò la sua nomina nel 1952 a titolare della cattedra di Filosofia al Collège de France. Infatti, sebbene si riconoscesse in lui un teorico e un combattente contro il nazismo, gli si contestavano le idee esistenzialiste, gli indirizzi ideologici troppo influenzati dall’amicizía con Sartre e ancora estranei al mondo accademico. Precedentemente a questa nomina M.P. insegna prima all’Università di Lione, quindi diventa ordinario di Psicologia alla Sorbona e alla Normale. Alla possibilità di intersezione tra fenomenologia ed esistenzialismo M.P. ha dedicato gran parte della sua riflessione filosofica, esplorando quel mondo spontaneo del vissuto e del percepito che si sottrae alle maglie della concettualizzazione classica irrigidita nei dualismi soggetto-oggetto, interiore-esteriore, fatto-significato. In tale ottica viene a cadere l’arcaica visione ottocentesca che istituiva una rigida distinzione tra lo spirito e il corpo. Il corpo, non più inteso come insieme di meccanismi, viene a essere la sintesi di attività e passività, di autopercezione e di percezione esterna, punto di saldatura tra dentro e fuori. Da tale punto di vista la psicoanalisi, che ha notevolmente contribuito al declino della dicotomia anima e corpo, può offrire, a suo parere, un valido strumento di intelligibilità.


Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

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