Mida
Re di Migdonia o di Frigia, figliuolo di Gordio o Gorgia. Dicesi che un giorno, ancora fanciullo, mentre era addormentato, alcune formiche gli si introdussero in bocca, e vi lasciarono un mucchio di grani di frumento; ciò che fu presagio della prospera fortuna di quel principe. Percorrendo Bacco la Frigia, accompagnato da Sileno e dai Satiri, il vecchio Sileno si fermò presso una fontana piena di vino, in un giardino di Mida. Alcuni contadini lo trovarono ubriaco in quel luogo, e, dopo averlo ornato di ghirlande e di fiori, lo condussero dinanzi al le; il quale l'accolse cortesemente, e dopo dieci giorni di banchetti e feste l'accompagnò nei campi di Lidia e lo restituì a Bacco. Di che lieto il Dio, volle compensare Mida promettendo di accordare tutto ciò che avrebbe desiderato. Mida, non prevedendo le conseguenze della propria domanda, chiese che si convertisse in oro tutto ciò ch'egli toccasse. Fu soddisfatto, e il re credendosi giunto all'apice della felicità, si ritirò contentissimo dell'ottenuto favore. Siccome egli diffidava di tale prerogativa, così prima di tutto prese un ramo d'albero, il quale fu tosto cangiato in oro; strappò alcune spighe di frumento, che pure all'istante divennero le più preziose di tutte le mietiture; staccò una mela, che un momento dopo poteva essere riguardata come una di quelle del giardino delle Esperidi; appena egli ebbe toccate le porte del suo palazzo, tosto cominciarono a spandere un sorprendente splendore; quando egli si lavò le 'mani, l'acqua prendeva un colore che avrebbe ingannato Danae. Fuori di se per la contentezza di possedere una virtù così straordinaria, abbandonossi a tutti i trasporti della sua gioia, allorché fu avvertito ch'era preparata la mensa. Quando Mida fu a tavola, e volle prendere del pane, non trovò che dell'oro sotto i propri denti, quando gli venne^ presentato il vino mescolato coll'aqua, non inghiottì che liquido oro. Sorpreso di così nuovo prodigio, ricco e povero nel tempo stesso, egli detesta una tale opuJen-za, e si pente d'averla desiderata. In mezzo ali abbondanza, egli non potè saziare la sua fame, ne spegnere la sete che lo divorava; e quell'oro stesso che formava l'oggetto di tutti i suoi voti, divenne lo strumento del suo supplizio.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928