Il
termine fa esplicito riferimento al mito greco di Narciso e indica la
tendenza e l'atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della
propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il
centro esclusivo e preminente di interesse e l'oggetto di una
compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli
altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere. Il narcisismo
può assumere dimensioni e significato patologici che interferiscono
seriamente sulla vita di relazione, come accade in certe psicosi, dette
appunto narcisistiche, contrassegnate da un'apparente impossibilità di
amore oggettuale.
sommario:
l. Il mito di Narciso. 2. Interpretazioni psicoanalitiche. 3.
Forme patologiche. 4. Narcisismo, corpo,
movimento. □ Bibliografia.
l. Il mito di Narciso
Il mito racconta che Narciso, giovane bellissimo, figlio del fiume Cefiso e
della ninfa Liriope, respinse l'amore appassionato della ninfa Eco che,
disperata per il rifiuto, perse la propria corporeità divenendo
unicamente voce riflessa (personificazione dell'omonimo fenomeno
acustico). Per la sua insensibilità all'amore di fanciulle e di ninfe,
Narciso fu punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare perdutamente
della propria immagine riflessa nell'acqua; consumato da questa vana
passione, morì trasformandosi nel fiore che porta il suo nome. Il mito,
qualunque sia la versione tramandataci a partire dal racconto di Ovidio
nelle Metamorfosi, si incentra su immagini di trasformazione corporea
(come Eco perde il proprio corpo, anche Narciso, imprigionato dal
fascino della sua stessa immagine riflessa dall'acqua, si annulla per
sempre) e conferisce un rilievo pregnante al corpo come oggetto capace
di attivare relazioni (Eco viene attratta dalla bellezza di Narciso) e,
al tempo stesso, di impedirle (il rifiuto di Narciso a vivere
concretamente l'amore includendovi il corpo). Questi aspetti stimolano
la riflessione sulle problematiche che nella società attuale
coinvolgono la corporeità, e in particolare sull'eccessivo investimento
sul corpo quale unico oggetto d'amore e di relazione con il mondo,
il quale può essere all'origine di patologie mentali e sociali in cui
trovano espressione esasperati problemi di identità sul piano sia
individuale sia collettivo. Nell'impossibilità di accogliere l'altro da
sé e nella fissazione sulla propria immagine risiede il nucleo
originario del narcisismo.
2. Interpretazioni psicoanalitiche
Il termine narcisismo fu introdotto, nel 1898, nella cultura psicologica da H. Ellis per indicare l'atteggiamento autoerotico del soggetto. Il concetto fu poi sviluppato da S. Freud ed
elaborato da altri autori, giungendo così a costituire un nucleo
fondamentale nell'evoluzione del pensiero psicoanalitico. Nel 1910
Freud, allo scopo di spiegare il comportamento omosessuale, riprende le
concezioni di K. Abraham, espresse in Le differenze psicosessuali fra isteria e dementia praecox (1908),
relative all'autoerotismo, inteso come ripiegamento della libido sullo
stesso soggetto, e che caratterizzerebbe la psicopatologia basica della
dementia praecox (corrispondente orientativamente oggi alla
schizofrenia); successivamente, nel saggio Totem e tabù (1912-13) Freud
ipotizza l'esistenza di una fase narcisistica intermedia, nel corso
dello sviluppo psicosessuale, tra la condizione di autoerotismo e il
raggiungimento dell'amore oggettuale. Nel 1914, uno scritto che
affronta direttamente il tema e che porta appunto il titolo
Introduzione al narcisismo individua quest'ultimo come quel processo
energetico in cui la libido investe l'Io, avendo disinvestito gli
oggetti esterni. Il narcisismo diviene così il tratto che differenzia
le psicosi dalle nevrosi. Dopo il 1920 Freud procede a una revisione
critica della propria teoria introducendo la nozione di Es e riformula
la visione del narcisismo distinguendolo in due stadi: primario e
secondario.
a)
Il narcisismo primario. Nel narcisismo primario, secondo la concezione
di Freud, la libido è interamente ripiegata sul soggetto, non esiste
differenziazione tra l'Io e l'Es e i rapporti oggettuali sono del tutto
assenti; si tratta cioè di quello stato precoce in cui il bambino
investe su sé stesso tutta la libido, credendo all'onnipotenza dei
propri pensieri. Freud, in un primo tempo, localizza questa fase tra
quella dell'autoerotismo primitivo e quella dell'amore oggettuale;
successivamente, con gli ulteriori sviluppi della teoria
psicoanalitica, egli collocherà gli antecedenti del narcisismo già
nella vita intrauterina e ne leggerà la comparsa in un primissimo
stadio della vita, come prolungamento, appunto, dello stato fetale. La
caratteristica di un tale stato è dunque quella di essere
indifferenziato e inoggettuale, privo cioè di scissioni tra soggetto e
mondo esterno. Questa visione, tendente ad annullare le differenze tra
autoerotismo e narcisismo, inizialmente acquisita dalla cultura
psicoanalitica, è stata successivamente sottoposta a critica in
particolare da M. Klein (1948,
1952). L'autrice ritiene infatti di individuare stati narcisistici in
riferimento alle relazioni oggettuali precoci, piuttosto che a uno
stadio caratterizzato da un'assenza assoluta di relazione. Oltre a
Klein, molti psicoanalisti si sono occupati del narcisismo, proponendo
ipotesi diverse rispetto al pensiero originario di Freud. D.W.
Winnicott (1958), per es., rileva quali caratteristiche proprie della
personalità narcisistica il vivere sé stessi come una marionetta
('personalità robot', espressione di un 'falso Sé') e lo sperimentare
stabilmente un senso di vuoto e di inutilità; l'origine di questo
disturbo sarebbe dovuta all'assenza della madre e all'inadeguatezza del
padre. J. Lacan (1966),
per converso, basandosi anche su una sua analisi del saggio di Freud
sul lutto, cambia prospettiva vedendo il rispecchiarsi di Narciso nella
propria immagine ('fase dello specchio') come un'esperienza relazionale
primaria che fonderà per l'individuo le future relazioni con l'altro.
Riguardo ai rapporti tra narcisismo e identità, merita di essere
ricordata la rilettura del mito a opera di N. Schwartz-Salant (1989):
specchiandosi nella fonte, Narciso è teso a entrare in contatto con il
proprio Sé profondo e si addentra nei misteri dell'identità. L'immagine
riflessa che egli vede è il Sé che costituisce la matrice dell'identità
personale. Questo rispecchiamento non supplisce tuttavia al deficit
verificatosi nelle primissime fasi della vita: la mancanza di un
rispecchiamento materno non può essere recuperata attraverso quello
nella fonte; ci si fissa così nella dimensione narcisistica che può
comportare una serie di effetti patologici (v. oltre). In generale, la
maggior parte degli autori descrive il narcisismo primario come una
carenza strutturale di base che si riflette sulle modalità di
relazione. L'impossibilità dell'investimento relazionale oggettuale
sposta sul proprio corpo la libido; tuttavia tale processo è sovente
fallimentare perché non raggiunge lo scopo di ripristinare la
condizione originaria, carente o assente, rappresentata da un
rispecchiamento della madre; ottiene, invece, il risultato di
costituire il proprio corpo come oggetto svuotato da qualsiasi
emozione. In altre parole, il narcisismo determina una frattura
dell'asse Io-Sé. La problematica narcisistica coinvolge in maniera
molto profonda il senso della propria identità, in quanto l'autostima è
alla base del processo attraverso il quale l'individuo può procedere
nel mondo. Quale sia la precisa funzione della percezione nella
relazione con gli oggetti esterni e nella costituzione di quelli
interni è argomento di studio (Montella 1995):
condividendo con la neurofisiologia il principio di una percezione che
si realizza attraverso l'interagire della mente con il mondo esterno,
la psicoanalisi attribuisce a questo processo un ruolo fondamentale
nell'organizzazione degli oggetti interni e quindi dell'immagine
corporea (rappresentazione mentale del Sé corporeo; v. Sé).
b)
Il narcisismo secondario. Il narcisismo secondario coincide
sostanzialmente con quello trattato da Freud nell'Introduzione al
narcisismo, anche se viene estratto dallo specifico contesto
dell'interpretazione del meccanismo psicotico. Secondo Freud, consiste
nel ripiegamento sull'Io della libido sottratta ai suoi investimenti
oggettuali. A questa 'quota' di narcisismo la psicoanalisi attribuisce
una valenza positiva, fisiologica, da collocare fra gli aspetti che
contribuiscono a delineare una personalità in grado di vivere in prima
persona un sentimento autonomo di autostima, che può, per es.,
contrapporsi utilmente agli attacchi diretti e distruttivi del Super-Io
oppure alla delusione di non corrispondere adeguatamente alle rigide
esigenze di un Io-ideale.
3. Forme patologiche
Il
narcisismo diviene una condizione patologica quando l'individuo rimane
'fissato' all'interno del mito, senza possibilità di un'evoluzione
armonica che preveda il contatto produttivo e creativo con gli altri.
Il processo che investe Narciso è inverso a quello naturale evolutivo
che richiede, per la sua realizzazione, continui aggiustamenti e
separazioni. L'Io del narcisista, in quanto autogenerato, è impregnato
di un'idealità grandiosa, percepisce solo sé stesso, è privo di
filiazioni e parentele e mira regressivamente al mantenimento delle
relazioni fusionali. Per comprendere e inquadrare il disturbo si deve
considerare il rapporto madre-bambino nella sua naturale evoluzione,
dall'iniziale fase fusionale-simbiotica alla relazione adulta, come un
processo di progressiva separazione dal corpo materno. Nello sviluppo
normale, il bambino deve potersi rispecchiare dapprima nella madre; ciò
gli permetterà più tardi di separarsi da lei per poter crescere
autonomamente. Quando la madre è assente, o non si presta
adeguatamente, il bimbo si può attivare al fine di trovare una
compensazione che può consistere nell'immagine riflessa del proprio
corpo. Questa sostituzione impropria impedisce il processo di
maturazione che dovrebbe concludersi nell'acquisizione dell'identità
adulta, capace di una percezione adeguata di sé in relazione al mondo
esterno invece che a sé stesso.
4. Narcisismo, corpo, movimento
Considerando
il narcisismo una condizione psichica che coinvolge contemporaneamente
mente e corpo, se ne possono osservare gli effetti sulla corporeità che
si esprime dinamicamente attraverso il movimento. È stato notato,
soprattutto dagli autori che si interessano alla danzaterapia, che la
personalità narcisistica presenta in genere una disarmonia dei
movimenti, specificamente per quanto riguarda il flusso tra i movimenti
di espansione e quelli di ripiegamento del corpo. La simmetrica
alternanza di questi due opposti movimenti, direttamente correlata con
il ritmo respiratorio, è profondamente alterata dalle variazioni
affettive in relazione agli stimoli provenienti dall'ambiente e dagli
oggetti interni (The body mind…
1992). Nel 1952, J. Kerstenberg (cit. in Garcia-Postacchini 1995) aveva
iniziato un'osservazione dei bambini, continuata poi per venti anni; ne
è nato un sistema complesso per l'analisi del movimento, noto come
Kerstenberg movement profile (KMP). Questo profilo può essere definito
come lo strumento più raffinato per la descrizione, la valutazione e
l'interpretazione del comportamento non verbale. Evitando gli scogli
delle manipolazioni verbali che la personalità narcisistica può
esercitare, esso è in grado di fornire indicazioni sugli effetti che la
psiche narcisistica ha sul corpo. Gli studi di Kerstenberg hanno
confermato come la capacità materna di contenere e sostenere
psicologicamente il bambino e di sintonizzarsi ritmicamente con lui sia
determinante per lo sviluppo e il mantenimento di un armonico movimento
alternato tra l'espandersi e il ripiegarsi del corpo, un flusso che è
consono al ritmo dei flussi vitali. L'alternanza dei due movimenti
testimonierebbe la mutua armonia tra madre e bambino, che garantisce
l'evoluzione normale della psiche del futuro adulto. Alla base
concettuale di questo profilo, vi è un preciso riferimento a Winnicott,
che aveva evidenziato come i fallimenti nella cura materna siano
visibili a distanza dal modo con cui l'individuo contiene sé stesso e
con cui ricerca e mantiene uno stato di benessere. Di conseguenza,
dagli schemi ritmici di alternanza tra espirazione e inspirazione,
espansione e contrazione, allungamento e accorciamento, sarebbe
possibile dedurre, oltre alla presenza di sentimenti di benessere o
malessere, il grado delle gratificazioni narcisistiche di cui necessita
una persona. Per definire una diagnosi capace di differenziare la
personalità narcisistica da altre patologie che presentino bisogni di
questo tipo, il KMP utilizza vari parametri che prendono in
considerazione non soltanto gli atteggiamenti statici del corpo, ma
anche i suoi movimenti espressivi: gli efforts che mostrano la maniera
in cui l'essere umano si rapporta alla gravità, al tempo e allo spazio
definiscono l'organizzazione di quest'ultimo in linee, piani e volumi.
Questi parametri indicano gradi di organizzazione egoica di sviluppo e
la qualità delle relazioni oggettuali.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it