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Nemesi




Dea che veniva considerata come la personificazione della giusta ira degli Dei. Essa viene ritenuta come inflessibilmente severa verso i superbi e gli insolenti. Secondo Esiodo, era figlia della Notte, e, secondo Pausania, madre d'Elena per mezzo di Giove, e Leda, la creduta madre d'Elena, non era stata che la nutrice. Rappresentasi con le ali, un timone accanto e una ruota sotto i piedi, dandole talvolta un freno in una mano e nell'altra un legno col quale misura, chiamato volgarmente braccio, per significare che gli uomini devono frenare la lingua e far tutto con misura. Dicesi che in memoria della battaglia di Maratona, Fidia scolpisse Nemesi, con in capo una corona di cervi ornata di piccole vittorie: nella mano destra aveva un vaso con alcuni Etiopi scolpiti dentro, e nella sinistra un ramo di melo, o, secondo alcuni, di frassino. Pausania dice che le statue di Nemesi non avevano in principio le ali, come l'ebbero poi presso gli Smirnei, i quali furono i primi che la facessero alata a somiglianza di Cupido, perchè credevano che essa avesse a che fare assai cogli innamorati, col punire quelli che andavano troppo alteri e superbi della loro bellezza.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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