Notte
Figlia
del Caos, o, secondo altri, del Cielo e della Terra, e moglie di Erebo.
Gli antichi la rappresentavano con grandi ali alle spalle, talvolta di
pipistrello, e spiegate in atto di volare, con una veste nera sparsa di
stelle. Alcuni le diedero un carro tirato da due cavalli neri, altri un
carro tirato da due galli, o da due passeri neri. I poeti finsero il
carro della Notte a quattro ruote, le quali, secondo Boccaccio,
simboleggiavano le quattro parti della notte, in cui la dividevano i
soldati e i naviganti. Ovidio dà alla Notte una corona di papaveri, e
l'accompagna da sogni funesti. Come nutrice del Sonno e della Morte, la
Notte veniva personificata in una donna che porta due fanciulli
addormentati: uno, sul braccio sinistro, era bianco (sonno); l'altro,
sul braccio destro, era nero (morte), e aveva i piedi storti.
Animali: Gallo, che le si sacrificava. Gufo, uccello amante della
tenebre. Pavone con la coda spiegata, emblema del cielo stellato.
Pecora nera, che presso i Greci e i Romani s'immolava alla Notte. —
Vegetali: Bella di notte, pianta che non apre i fiori che di notte. —
Diversi: Luna, come emblema, perchè brilla soltanto di notte. Nero,
colore del suo vestito.
Bibliografia
Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928