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Olivo




L’olivo, originario probabilmente dell’Asia Minore, è,
secondo il mito, introdotto in Grecia da Atena, che, per
giudizio del re Cecrope, supera Poseidone in una gara in cui
le due divinità si sfidano per portare il dono più utile
all’Attica. Anche in ambito romano il legame tra Minerva e
l’olivo è noto: Virgilio, ad esempio, riprende l’idea secondo
cui la dea ne è la scopritrice (Georgiche 1,18). Esistono,
comunque, altre leggende secondo cui sarebbe stato Hermes
a insegnarne la coltivazione all’uomo; o Eracle a portare in
Grecia l’olivo silvestre. Proprio l’eroe, peraltro, istituisce i
Giochi Olimpici, svolti ogni quattro anni in onore di suo
padre Zeus. La corona di oleastro diventa poi il premio per i
vincitori. L’olio, assai apprezzato, è invece premio nei Giochi
Panatenaici in onore di Atena. Ma anche altre divinità, come
Zeus e Apollo, sono onorate con questa pianta. Il valore
simbolico dell’olivo è decisamente complesso. Emblema di
castità, per la relazione con la vergine Atena, la pianta, come
ricaviamo anche da monete e altre fonti archeologiche, va a
rappresentare, tra l’altro, la clemenza, l’equità, la pietà, la
misericordia e la luce (ancora nell’Alcyone di D’Annunzio, la
poesia L’ulivo celebra il legame con Atena e la luce). Molto
noto, presso vari popoli del Mediterraneo, è soprattutto il
simbolismo della vita, della rigenerazione, della prosperità e
della pace, attestato anche nell’Antico Testamento (Genesi
8,11: in relazione con la colomba). I re e i sacerdoti nella
Bibbia sono unti con olio (1 Samuele 16,12-13).
Nella lunga favola riportata da Callimaco (fr. 194 Pf.), di
origine orientale, come attesta lo stesso poeta,
attribuendone la paternità ai Lidi, si ritrovano numerosi
elementi di larga diffusione nella cultura greca: l’uso
dell’olivo in ambito funebre (a Sparta Licurgo impone di
seppellire i defunti con foglie di olivo: cfr. Plutarco, Licurgo
27; è usato anche dai Pitagorici insieme a foglie di pioppo
nero e rami di mirto: cfr. Plinio, Naturalis historia 35,160); il
noto impiego come premio alle gare di Olimpia; il legame
con Atena; i frutti e l’unguento prodotti dalla pianta; il fatto
che, in linea con il simbolismo illustrato sopra, i supplici
protendano rami di olivo (v. anche ALLORO). D’altra parte,
l’elemento che alla fine decreta il successo dell’olivo è il
fatto che i Delii proteggono il tronco che diede sollievo a
Leto (cfr. anche Callimaco, Inno a Delo 262; 321 ss.; Giambo
XIII, fr. 203 Pf., v. 62): il riferimento qui è al parto di Apollo.
Se l’utilità della pianta è una delle virtù lodate nella contesa
con l’alloro, su questa stessa qualità è impostata anche una
favola di Fedro (3,17), nella quale Minerva chiede a Giove
perché gli dei tendano a porre sotto la propria protezione
piante infeconde, mentre la dea sostiene che l’olivo è «più
caro proprio per il frutto». La contrapposizione è tra la
gloria e l’utilità, che la morale esorta a ricercare. D’altra
parte, all’olivo non sono riferiti solo significati positivi:
diventa simbolo di orgoglio punito nella favola di Esopo 143
Ch. che lo vede contrapposto alla canna: non piegandosi, si
spezza per la forza del vento (la superbia è punita anche
nella favola 31 di Sintipa, dove l’olivo si vanta con un fico). A
proposito di questa narrazione, va rilevato un dato
interessante: in alcune versioni della favola si trova la
quercia anziché l’olivo, quasi a testimoniare la nobiltà
equivalente di due alberi tenuti in grande considerazione
dagli antichi (cfr. CANNA; QUERCIA). Un’altra favola
presenta elementi di notevole interesse: quella degli alberi
che cercano un sovrano. Come molte altre relative agli
alberi, si segnala per la sua origine orientale. La narrazione
di impronta antimonarchica trova origine nella Bibbia
(Giudici 9,8-15) e viene recepita con poche varianti nelle
collezioni esopiche (v. anche FICO). Qui l’olivo appare come
pianta nobile, degna di regnare sugli alberi, ma non
disponibile a farlo per non lasciare l’olio così apprezzato da
uomini e dei: la relazione con la dignità regale sembra,
peraltro, chiara a partire dalla pratica dell’unzione dei
sovrani e dei sacerdoti (v. sopra).






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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