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Ombra




Il termine indica la zona oscura, o di minor luminosità, di una superficie, prodotta dal fatto che tale zona non è esposta alla luce, oppure dall'interposizione, tra la superficie e la sorgente di luce, di un corpo opaco. Designa inoltre la figura proiettata su una superficie da un corpo facente ombra e che ne riproduce più o meno alterata la forma. In particolare, ombra è la figura proiettata dal corpo dell'uomo. L'idea dell'indissociabilità del corpo e della sua ombra è alla base delle molte credenze a essa connesse, come quella che ne siano prive le realtà in qualche modo legate al mondo degli inferi, o che l'ombra sia l'unica parte della persona a sopravvivere dopo la morte.
 
sommario: 1. Il concetto di ombra nella psicologia. 2. L'ombra come componente dello sviluppo della personalità. 3. L'ombra e il problema del male. □ Bibliografia.

1. il concetto di ombra nella psicologia
Nella psicologia analitica di C.G. Jung il termine ombra assume un significato peculiare, indicando principalmente il lato oscuro della personalità, contrapposto all'Io cosciente. La complessità del pensiero junghiano non permette, tuttavia, di fornire una definizione univoca di ombra. Per comprendere meglio il valore euristico che il vocabolo assume nell'ambito della psicologia analitica, è innanzitutto opportuno rivolgere l'attenzione alla sua potenza evocatrice. Esso ci introduce immediatamente in una dimensione relazionale più vicina al rapporto con le immagini che non a un confronto con concetti razionali o con strutture psichiche ben definite e circoscritte; evoca il contrasto (ma anche il rapporto complementare) tra luce e ombra, tra chiaro e scuro, il quale ci permette, di fronte a un'immagine, di percepire la corporeità e la profondità di ciò che viene rappresentato.
Proprio la complementarità che contraddistingue il rapporto tra luce e ombra costituisce un elemento essenziale del significato assunto dal termine nei differenti contesti in cui viene utilizzato. Le dinamiche psichiche che si attivano quando emerge un problema legato all'ombra sono infatti rappresentate da elementi contrastanti, ma al tempo stesso complementari. Si tratta cioè di tematiche psichiche che sono tipizzate non soltanto dai loro contenuti specifici, o dalla possibilità di riconoscere loro una precisa collocazione all'interno dell'economia generale della psiche, ma soprattutto dal fatto che descrivono "un particolare rapporto funzionale (e perciò costantemente variabile) tra i contenuti della psiche" (Trevi 1975, p. 14). Tale rapporto funzionale, in analogia con l'intima relazione che esiste tra luce e ombra, si connota nel senso del conflitto, del contrasto, ma anche della complementarità.
Stabilita la cornice generale entro cui è necessario considerare la nozione di ombra, si possono esaminare i diversi contesti in cui essa si manifesta, cioè gli aspetti della vita psichica maggiormente caratterizzati dal contrasto e, al tempo stesso, dalla complementarità. È tuttavia necessario precisare che una simile condizione potrebbe essere riconosciuta, a rigore, in quasi ogni evento psichico dotato di sufficiente intensità. Il dinamismo psichico si sviluppa all'interno delle tensioni suscitate dai conflitti, e proprio nella tensione dinamica tra opposte polarità psichiche Jung riconobbe la principale fonte dell'energia psichica. Esistono ciò nonostante alcune esperienze psichiche ed esistenziali profondamente contraddistinte da un contrasto analogo a quello luce/ombra, ed è a queste condizioni che ci si riferisce, in psicologia analitica, con il termine ombra.

2. l'ombra come componente dello sviluppo della personalità
La nozione di ombra indica in primo luogo quel lato 'oscuro' della personalità individuale, che contrasta con le parti 'luminose' e coscienti dell'Io. Lo sviluppo della coscienza dell'Io comporta infatti inevitabilmente la rimozione degli aspetti della personalità (per lo più di carattere emotivo e istintuale) che risultano estranei e non si armonizzano con l'immagine di sé che si va formando. Per es., un soggetto la cui personalità cosciente si configuri principalmente secondo i valori della forza e dell'affermazione di sé, tenderà a relegare nell'ombra, rendendole inconsce, tutte le componenti di debolezza, fragilità e bisogno di dipendenza che appaiono in netto contrasto con la sua immagine cosciente. Tutto questo avviene attraverso un processo di rimozione inconscia. Ogni essere umano ha la propria ombra, i cui contenuti dipendono per la massima parte dall'inconscio personale, cioè da quell'insieme di sentimenti, emozioni, ricordi, percezioni, di cui si è fatta esperienza, ma che non sono immediatamente accessibili alla coscienza poiché hanno subito un processo di rimozione. L'ombra si manifesta spesso nei sogni sotto forma di figure dello stesso sesso del sognatore, ma con alcuni tratti fortemente contrastanti rispetto ai suoi, per es., il colore diverso della pelle, particolari esotici nell'abbigliamento ecc. Può configurarsi come barbone, alcolista, tossicodipendente; può apparire in forma non umana ma animale, o totalmente inanimata, come materiale di scarto, di rifiuto. L'ombra rappresenta in qualche modo l'opposto complementare della coscienza, ciò che rifiutiamo di riconoscere come parte di noi stessi.
Dal momento che sono largamente correlati con l'inconscio personale, i contenuti dell'ombra sono in genere facilmente accessibili alla coscienza. Il che però può verificarsi solo quando si riconosca di essere noi stessi portatori di caratteristiche psicologiche, istinti, emozioni, desideri fino a quel momento rifiutati o comunque percepiti come estranei. Il confronto con l'ombra, allora, sarà non soltanto un problema di carattere psicologico, ma assumerà valore morale: "L'ombra è un problema morale che mette alla prova l'intera personalità dell'Io; nessuno infatti può prendere coscienza dell'ombra senza una notevole applicazione di risolutezza morale. Ciò significa riconoscere come realmente presenti gli aspetti oscuri della personalità: atto che costituisce la base indispensabile di qualsiasi forma di conoscenza di sé, e incontra perciò di solito una notevole resistenza" (Jung 1951, trad. it., p. 8).
Secondo M. Trevi (1975), l'atteggiamento che viene assunto dall'Io cosciente nei confronti dell'ombra può dar luogo a dinamiche psichiche diverse: 1) la 'proiezione', in cui i contenuti rimossi non vengono riconosciuti dal soggetto come propri, ma sono proiettati su altri; 2) la 'ricognizione', nella quale il soggetto affronta coscientemente un'analisi dei contenuti della propria ombra; 3) la 'scissione', che comporta una sorta di divisione della personalità del soggetto in due personalità parziali, delle quali una si identifica nei valori positivi dell'Io, e l'altra in quelli negativi dell'ombra, come è ben illustrato nel notissimo racconto di R.L. Stevenson Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr. Hyde; 4) l''identificazione', in cui il soggetto scambiando l'Io con l'ombra, finisce per assumere quell'atteggiamento lievemente caricaturale che è tipico delle persone sempre scontrose, impacciate, costantemente a disagio, generato non da timidezza, ma piuttosto dall'apparente volontà di manifestare a ogni costo gli aspetti più inadeguati e inadatti al rapporto con gli altri; 5) l''integrazione', che comporta, da parte del soggetto, una profonda trasformazione della personalità, l'accettazione non solo razionale ma autenticamente spirituale della parte 'oscura', e che rappresenta una condizione necessaria a ogni ulteriore crescita psicologica.

3. l'ombra e il problema del male
Se a livello individuale l'ombra sta a rappresentare il lato oscuro della personalità, ovvero la parte rifiutata e rimossa di sé, sul piano sovrapersonale essa fornisce, in chiave psicologica, l'immagine del male, inteso come principio opposto a quello del bene. Jung sviluppò ampiamente questa tematica nelle opere della maturità, cercando di affrontare in chiave psicologica i conflitti propri della sfera etica dell'esistenza. Egli affermava che come psicoterapeuta non poteva affrontare il problema del bene e del male da un punto di vista teologico oppure filosofico, perché doveva trattarlo soltanto in modo empirico. "Il fatto che il mio atteggiamento sia empirico, però, non significa che io consideri relativi il bene e il male in quanto tali. Vedo con certezza che una data cosa è male, ma il paradosso consiste nel fatto che per una data persona, in una data situazione concreta, su un preciso gradino del suo cammino verso la maturazione, quella cosa può precisamente essere buona. Vale anche l'opposto: il bene fatto al momento sbagliato diventa del tutto insensato" (Jung 1959, trad. it., p. 472).
Nell'affrontare il problema del male dal punto di vista psicologico, Jung, senza fare ricorso alle usuali categorie filosofiche, morali o teologiche, fece spesso riferimento ai testi degli gnostici e degli alchimisti. Egli considerava infatti le loro teorie teologiche e cosmologiche proiezioni dell'esperienza psicologica interiore, nelle quali particolare rilievo era dato al contrasto e alla dinamica tra opposti. Nelle ultime opere di Jung il male appare come ombra di Dio, lato negativo di quell'immagine della totalità che, in termini psicologici, egli chiama il Sé.




Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

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