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Orgoglio




Cicerone, in una delle sue lettere, scrive in tono familiare a un amico: «Mandami a dire a chi vuoi ch'io faccia assegnare le Gallie.» In un'altra, si lamenta d'essere stufo delle tante lettere di non so quali principi che lo ringraziano di
aver fatto innalzare le loro province alla dignità dei regni; e aggiunge che non sa nemmeno in che paese si trovino questi regni.
Può darsi che Cicerone, il quale d'altronde aveva visto spesso il popolo romano, il popolo-re, acclamarlo e obbedirgli, e che veniva ringraziato da re che non conosceva, abbia provato qualche moto d'orgoglio e di vanità.
Sebbene questi sentimenti non convengano affatto a un così meschino animale qual è l'uomo, tuttavia potremmo perdonarli a un Cicerone, a un Cesare, a uno Scipione; ma che nel fondo di una delle nostre province semibarbare, un uomo che abbia comprato una modesta carica e fatto stampare versi mediocri, reputi di sentirsene
orgoglioso, è cosa da far ridere parecchio.







Bibliografia


Voltaire, F.-M. Dizionario filosofico

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