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Paride




Uno dei più celebri personaggi dei tempi leggendari della storia greca, figlio di Priamo e d'Ecuba. Avendo sua madre, mentre era gravida di lui, sognato che il fanciullo che avrebbe dato alla luce sarebbe stato la rovina della sua patria, Priamo, appena che il bambino fu nato, lo fece esporre da uno schiavo sul monte Ida. Quell'ordine fu eseguito, ma dopo cinque giorni essendo lo schiavo tornato al luogo dove aveva gettato il bambino, trovò che era stato allattato da un'orsa, per cui, per non mostrarsi meno umano di una fiera, lo raccolse e se lo portò a casa, dove l'allevò qual figlio in mezzo ai pastori dell'Ida. Fattosi adulto, distinguevasi per bellezza e forza; e mostrandosi assai valente nel respingere gli assalti delle fiere e dei ladroni, fu soprannominato Alessandro. Fu poi riconosciuto dai suoi genitori e ricevuto a corte dal padre; ma si volle prima ch'egli lasciasse la pastorizia, fosse da Giove stato eletto quale giudice della gara fra Giunone, Minerva e Venere, alla quale diede il pomo d'oro gettato dalla Discordia sulla mensa degli Dei alle nozze di Teti e di Peleo. Paride sposò la Ninfa Enone, figlia del fiume Cebreno, la quale gli predisse i mali che gli dovevano avvenire. Infatti, Paride, dopo aver rapita Elena, la condusse a Troia; Giunone e Minerva, sdegnate per il suo giudizio in favore di Venere, instigarono i greci a vendicarsi di tale affronto, i quali, dopo dieci anni d'assedio, arsero Troia. Paride fu ucciso da Pirro, o, secondo altri da Filottete, con una freccia d'Ercole, e vide, prima di morire, rovinata la sua patria per sua cagione. Appena ferito si fece portare sul monte Ida presso la moglie Enone, espertissma nella medicina, affinchè lo guarisse; ma Enone, offesa dall'abbandono, non volle però guarirlo, perciò Paride dovette morire.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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