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Pelia




Figlio di Nettuno e di Tiro. Fu nutrito da una bestia da soma e divenne il più crudele di tutti gli uomini. Non contento di usurpare gli stati a Esone, lo fece anche imprigionare, e non lo nutriva che di sangue di toro. Fece uccidere la moglie e i figli di Esone, meno il piccolo Giasone il quale a stento potè essere salvato dalle persecuzioni di Pelia, e affidato al centauro durone perchè segretamente lo educasse. Giunto ai venti anni, Giasone mosse per chiedere gli stati a cui aveva diritto. Per caso, avendo perduto per istrada un sandalo, egli si presentò a Pelia con un sandalo solo; ma Pelia era stato poco prima avvertito da un oracolo che si guardasse da un forestiero monosandolo. Perciò preso sospetto di lui, e d'altra parte non osando ricorrere ad aperta violenza, accondiscese alle richieste di Giasone, a condizione però ch'egli si recasse a prendere in Colchide e portasse a lui il vello d'oro, sperando che dovesse in tale impresa perire; ma Giasone ritornò vittorioso con Medea, la quale punì Pelia di tutte le sue iniquità, consigliando le sue figlie a ucciderlo, promettendo loro di volerlo ringiovanire. Le crudeli figliuole l'uccisero, e lo fecero invano bollire in una caldaia secondo il consiglio di Medea.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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