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Platone: grotta




3.3. L'ALLEGORIA DELLA GROTTA: ALLONTANARSI DALLE FALSE OPINIONI
L'itinerario di questa paradossale conversione è descritto nell'allegoria della Grotta (la Repubblica, vii).

La prima scena, o prima tappa, presenta uomini incatenati in una grotta, voltando le spalle a un fuoco che getta, sull'unica parete che possono vedere, l'ombra degli oggetti che i portatori sfilano (Platone specifica la natura della scena: "statue e altre figure di legno e ogni sorta di oggetti fatti dalla mano dell'uomo").

L'abitudine, unita al fatto che non hanno - o non ricordano di avere - mai visto nient'altro, fa sì che prendano queste ombre per la verità stessa.

Il secondo passo, che si propone di rompere questa prima illusione, sarà dunque doloroso: descrive la sofferenza che questi schiavi proverebbero se qualcuno scendesse per liberarli dalle catene e li costringesse a volgere lo sguardo verso il fuoco, a vedere l'esistenza di oggetti più reali e a riconoscere di averne visto solo l'ombra.

Ma l'abbaglio impedisce questo riconoscimento, e in un terzo passo, questa volta, dovranno essere portati fuori dalla grotta, in modo da cominciare ad accettare l'evidenza di realtà di un grado superiore di verità (le statue e altre figure), di cui gli oggetti che passavano davanti al fuoco (le ombre) erano solo un'immagine.

Infine, una volta abituati a queste realtà, il quarto stadio li porterà alla contemplazione diretta del Sole, che permette loro, attraverso il suo calore, di esistere e, attraverso la sua luce, di essere conosciuti. Poi tornano giù nella grotta per emancipare chi non li ha seguiti, ma, abbagliati questa volta dall'oscurità, la loro goffaggine li renderà oggetto di ogni ridicolo, e anche - se diventano fastidiosi - di abusi che possono arrivare fino alla morte.

3.4. DAL SENSATO ALL'INTELLIGIBILE
Le quattro fasi di questa allegoria descrivono i quattro gradi dell'essere e i quattro modi di conoscenza che vi corrispondono.

I primi due appartengono al mondo visibile: prima di tutto ci sono le immagini o le copie, a cui corrisponde la simulazione; poi ci sono le cose visibili stesse, che sono il correlato di una sorta di fede percettiva. Gli ultimi due costituiscono il mondo intelligibile che inizia con la matematica, cioè il ragionamento discorsivo condotto sulla base di ipotesi, mentre la vera intelligenza non suppone nulla, ma lega tutto al principio supremo (arkhê) che è l'idea del Bene.

Da un lato, quindi, il luogo di ciò che appare (fenomeno), immagini (eikones) o idoli (eidola); dall'altro, il luogo di ciò che è, delle Idee, la cui proprietà è quella di essere invisibile, cioè pensabile (noumena).

Il mito della Grotta descrive l'itinerario che conduce dall'uno all'altro, "da ciò che diventa, verso ciò che esiste" - un itinerario attraverso il quale "il meglio dell'anima" conduce alla contemplazione del "meglio della realtà".





Bibliografia


www.larousse.fr/encyclopedie

tradotto con l'ausilio di www.deepl.com

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