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Polifemo




Il più celebre, il più forte e il pm orrendo dei Ciclopi. Era creduto figlio di Nettuno e di Toosa figlia di Forchi, signore e capo di tutti i mostri marini Era di una grandezza smisurata e non nutrivasi che di carne umana. Quando Ulisse fu gettato sulla costa di Sicilia, dimora dei ciclopi, Polifemo lo rinchiuse insieme coi suoi' compagni e le gregge dei montoni nella sua caverna per divorarlo; ma Uhsse gli fece tanto bere, distraendolo col racconto dell assedio di Troia, che si ubriacò. Poi aiutato dai suoi compagni, gli cavò l'unico occhio con un legno aguzzo e indurito al fuoco. Colto il Ciclope dal dolore, manda grida orribili; accorsero i vicini, e domandatogli il nome di chi lo aveva ferito, rispose: Nessuno, poiché Ulisse gli aveva detto essere quello il suo nome, allora se ne ritornarono, credendo che avesse perduto il cervello. Frattanto Ulisse ordinò ai suoi compagni di attaccarsi al ventre dei montoni, che erano assai grossi e di lana assai spessa, pe; non essere sorpresi dal gigante quando conducesse a pascolare il suo gregge, e avvenne quello che aveva preveduto; poiché Polifemo avendo tolto una pietra che cento uomini non avrebbero potuto smuovere, e che chiudeva l'entrata della caverna, si collocò b modo che i montoni non potessero passare che a uno a uno tra le sue gambe; e quando udì Ulisse e ì compagni gridare al di fuori, li inseguì e avventò contro di loro una rupe di enorme grandezza; ma essi la evitarono facilmente, e s'imbarcarono dopo di aver perduto quattro di loro che il Gigante aveva divorati. Riguardo agli amori di Polifemo con Galatea, vedi Galateo.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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