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Psicoanalisi selvaggia




In senso lato, interventi di "analisti" dilettanti e inesperti che si basano su nozioni psicoanalitiche spesso mal comprese per interpretare sintomi, sogni, discorsi, azioni ecc. In senso più tecnico, si qualificherà come selvaggia un'interpretazione che misconosca una determinata situazione analitica, nella sua dinamica attuale e nella sua individualità, in particolare rivelando direttamente il contenuto rimosso senza tener conto delle resistenze e del transfert.

Nell'articolo da lui dedicato all'analisi selvaggia Freud la definisce anzitutto in termini di ignoranza; il medico di cui egli critica l'intervento ha commesso errori scientifici e tecnici.
Ma la critica di Freud va oltre. Essa si estende ai casi in cui la diagnosi è corretta, l'interpretazione del contenuto inconscio esatta. L'analisi selvaggiq non riguarda solo gli psicoterapeuti non qualificati o come appartenente a tempi superati della psicoanalisi. Sarebbe molto comodo di ritenersi esenti da tale pericolo. Ciò che Freud denuncia infatti nell'analisi selvaggia non è tanto l'ignoranza, quanto piuttosto un certo atteggiamento dell'analista che vede nella sua "scienza" la giustificazione del suo potere. Un'analisi delle difese e del transfert può essere condotta altrettanto selvaggiamente quanto quella del contenuto.
Per Ferenczi l'analisi selvaggia è una specie di "coazione all'analisi", cioè un'analisi mancante di flessibilità. Glover nota che l'analista che "si attacca" a un lapsus, isola un sogno o uno dei suoi frammenti, coglie l'occasione per sentire una "sottile onnipotenza".
In buona sostanza un'analisi selvaggia svela una resistenza dell'analista, che lo spingerebbe inconsciamente a misconoscere il discorso del paziente e a sovrapporvi le proprie interpretazioni.



Bibliografia

Laplance J., Pontalis J.-B., Vocabulaire de la psychanalyse, Presses Universitaires de France, Parigi, 1967 tr. it. Enciclopedia della psicoanalisi, Laterza, 1993

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