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Psicosi




Nella psichiatria clinica, il concetto di psicosi è inteso per lo più con una estensione estremamente ampia in modo da ricorprire tutta una gamma di malattie mentali sia manifestamente organocentriche (paralisi generale, per esempio), sia con una eziologia ultima problematica (schizofrenia, per esempio).

La psicoanalisi non si è posta direttamente il compito di costruire una classificazione comprendente la totalità delle malattie mentali che lo psichiatra deve conoscere; l'interesse si è rivolto dapprima alle affezioni più direttamente accessibili all'investigazione analitica e, all'interno di questo campo più ristretto, le distinzioni fondamentali sono quelle tra perversioni, nevrosi e psicosi.
In quest'ultimo gruppo, la psicoanalisi ha cercato di definire diverse strutture: paranoia (in cui essa include generalmente le affezioni deliranti) e schizofrenia da un lato, malinconia e mania dall'altro. La teoria psicoanalitica individua fondamentalmente in una perturbazione primaria della relazione libidica con la realtà il denominatore comune delle psicosi e considera la maggior parte dei sintomi manifesti (costruzione delirante in particolare) come tentativi secondari di ripristino del legame oggettuale.

La comparsa del termine psicosi nel XIX secolo viene ad accentuare una evoluzione che ha portato a costituire un campo autonomo delle malattie mentali, distinte non solo dalle malattie del cervello o dei nervi in quanto malattie del corpo, ma anche da ciò che una tradizione filosofica millenaria considerava come "malattia dell'anima": l'errore e il peccato.
Nel corso del XIX secolo il termine psicosi si diffonde soprattutto nella letteratura psichiatrica di lingua tedesca per denominare le malattie mentali in generale, la follia, l'alienazione, senza per altro implicare una teoria psicogenetica della follia. Ma solo alla fine del XIX secolo emerge la coppia di termini opposti, che si escludono reciprocamente almeno sul piano concettuale: nevrosi-psicosi.
Esiste attualmente un grande accordo in psichiatria, indipendentemente dalla varietà delle scuole, sui campi rispettivi della psicosi e della nevrosi. Considerato nella sua comprensione logica, il concetto di psicosi rimane definito in psichiatria in modo più intuitivo che sistematico, con tratti assai diversi. Nelle definizioni correnti, si vedono spesso figurare gli uni accanti agli altri criteri come l'incapacità di adattamento sociale, la gravità più o meno grande dei sintomi, la perturbazione della capacità di comunicazione, la mancanza di coscienza dello stato morboso, la perdita del contatto con la realtà, il carattere non "comprensibile" dei disturbi, il determinismo organico o psico-genetico, le alterazioni più o meno profonde e irreversibili dell'Io.
La preoccupazione di Freud riguardo alla psicosi dà vita a diversi tentativi:

1) Nei primi scritti, Freud cerca di mostrare in azione in determinate psicosi il conflitto difensivo contro la sessualità ed elenca alcuni meccanismi di difesa che interverrebbero in questo processo: reiezione, espunzione, proiezione.

2) Nella sua prima teoria dell'apparato psichico e delle pulsioni, Freud riprende il problema sotto la visuale della relazione tra gli investimenti libidici e gli investimenti delle pulsioni dell'Io nell'oggetto. Questa direzione forniva una base teorica alla constatazione clinica che non tutte le psicosi erano accompagnate da una massiccia e indiscriminata perdita di contatto con la realtà.

3) Nella psicosi si verifica dapprima una rottura tra l'Io e la realtà che lascia l'Io sotto il dominio dell'Es; in un secondo tempo, cioè quello del delirio, l'Io ricostruirebbe una nuova realtà, conforme ai desideri dell'Es. Come si vede, essendo qui tutte le pulsioni raggruppate in uno stesso polo del conflitto difensivo (Es), Freud è indotto a far svolgere alla realtà stessa il ruolo di una effettiva forza autonoma, come se essa fosse un'istanza dell'apparato psichico.



Bibliografia

Laplance J., Pontalis J.-B., Vocabulaire de la psychanalyse, Presses Universitaires de France, Parigi, 1967 tr. it. Enciclopedia della psicoanalisi, Laterza, 1993

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