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Radamanto




Figlio di Giove e di Europa e fratello di Minosse. Avendo ucciso suo fratello, si rifugiò a Calea nella Beozia, dove sposò Alcmena vedova di Anfitrione, e si meritò la riputazione del principe più virtuoso e più modesto dei suoi tempi. La sua equità e amore per la giustizia lo fecero porre nel numero dei giudici dell'Inferno. Quando gli antichi volevano esprimere un giudizio giusto, quantunque severo, chiamavasi un giudizio di Radamanto, tanta e così grande era l'opinione della sua equità. Presiedeva al Tartaro, ove esercitava un potere formidabile: esso inquisiva sui delitti e li puniva, obbligava i colpevoli a rivelare gli errori della loro vita; e confessare i delitti che non procurarono a essi che vani piaceri, e dei quali abbiano differita l'espiazione fino all'ora della morte. Dal nome di Radamanto si chiamarono giudizi radamantini i giuramenti che si facevano invocando a testimoni animali o cose inanimate. Così Socrate aveva l'abitudine di giurare per il cane e per il papero Zenone per la capra. Radamanto è rappresentato con in mano lo scettro, seduto sopra un trono, vicino a Saturno alla porta dei Campi Elisi.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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