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Saturnali




Nome di feste che i Romani celebravano in nome di Saturno. Erano feste agrarie, e si facevano un tempo in cui lutti i lavori della campagna erano terminati, e siccome in quella stagione ogni agricoltore era naturalmente disposto a far festa e a offrire le sue preghiere agli Dei; così i Saturnali erano feste istruite con lo stesso fine. Credesi generalmente che durante l'aurea età del regno di Saturno non vi fossero schiavi, e perciò i Saturnali riconducevano per breve tempo quel felice stato di cose, concedendo ai servi e agli schiavi una completa libertà. In questa occasione concedevasi loro di comparire in abito di libero cittadino, erano serviti a tavola dai loro padroni, esenti da ogni genere di servizio, e godevano della più ampia facoltà di parlare. Talvolta anche i colpevoli riacquistavano la loro libertà e perciò dedicavano le loro catene a Saturno. Quella stagione portava gioia universale a tutto il popolo, e la città risuonava delle grida di Io, bona saturnalia! Io, bona saturnalia! Ognuno mangiava e beveva a ufo, e invitavansi gli amici e i parenti. Usavano pure di farsi dei doni, e i clienti regalavano ai loro padroni candele di cera. Ai fanciulli davansi comunemente delle figurine, che chiamavansi oscilla o sigilla, da cui l'ultimo giorno dei Saturnali trasse il nome di sigillarla. Durante tali feste sospendevasi ogni affare così pubblico che privato; non incominciavasi guerra, nè infliggevasi castigo ai colpevoli. Le persone le quali offrivano sacrifizi a Saturno avevano il capo scoperto.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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