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Self-disclosure




Si definiscono self-disclosure l'insieme delle comunicazioni e atteggiamenti del terapeuta che rivelano aspetti personali del terapeuta stesso. Si ritiene utile distinguere tra le self-disclosure propriamente dette, intese come rivelazioni personali del terapeuta riguardo ad avvenimenti, fatti e situazioni non appartenenti all'esperienza immediata con il paziente e, dall'altra, rivelazioni del terapeuta riguardanti la propria esperienza immediata con il paziente.
Partendo dal presupposto che ogni clinico trasmette sempre e comunque, più o meno consapevolmente, informazioni su di sé al paziente, le self-disclosure posso essere distinte rispetto alla volontarietà, cioè se il clinico sceglie consapevolmente o meno di compiere una rivelazione personale in un certo momento della terapia secondo una precisa valutazione tecnica.
Alcuni autori consigliano: 1) di farne poche 2) solo relativamente al background teorico del terapeuta 3) evitare i temi sessuali e le credenze 4) utilizzarle solo per validare una esperienza del paziente o per offrire un modo alternativo di pensare 5) evitare di spostare il focus del paziente 6) le più efficaci sono quelle in risposta a una disclosure del paziente 7) non tutti i pazienti le apprezzano.

Si tratta in sostanza di una pratica terapeutica che a volte risulta inevitabile e necessaria, che non può essere "manualizzata" perché perderebbe di spontaneità e che comporta il rischio che il terapeuta attraverso di essa metta in atto i propri desideri esibizionistici e narcisistici.



Bibliografia


Lingiardi V., Gazzillo F., La personalità e i suoi disturbi, Raffaello Cortina, Milano, 2014

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