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Sessualità




1. Citogenetica

In un'opera che ambiva il carattere di sintesi e bilancio dell'Ottocento scientifico, e il merito d'un vero e proprio compendio della concezione monistica del reale, Ernst Haeckel scriveva: ‟I processi più minuti della fecondazione e della riproduzione sessuale in genere sono della più alta importanza; essi ci sono noti nei loro particolari solo dal 1875, da quando Oscar Hertwig, allora mio allievo e compagno di viaggio, cominciò ad Aiaccio in Corsica le sue ricerche sulla fecondazione delle uova dei ricci di mare, con le quali aprì una nuova via. La bella capitale dell'isola del rosmarino, dove il grande Napoleone nacque nel 1769, fu anche il luogo dove per la prima volta furono osservati con precisione nei loro particolari più importanti i misteri del concepimento animale. Hertwig trovò che l'unico fatto essenziale della fecondazione è la fusione delle due cellule sessuali e dei loro nuclei". Abbiamo citato nella fedele traduzione dell'embriologo italiano Herlitzka questo passo degli haeckeliani Welträtsel, usciti nel 1899 e in italiano nel 1904 con un'Introduzione sulla filosofia monistica in Italia dello psichiatra Enrico Morselli. L'educazione epistemologica segnala subito al lettore d'oggi l'insicurezza dell'edificio concettuale creato dal ‛profeta di Jena': le sue ambigue premesse, i suoi sterili verbalismi, le avventurose inferenze. Lo storico non può non soffermarsi sul titolo stesso dell'opera, volutamente usurpato, con ogni verisimiglianza, a uno scritto del fisiologo Emil Du Bois-Reymond, Die sieben Welträtsel, che vent'anni prima aveva denunciato gli ‛enigmi' - vita, sensazione, libero arbitrio - irrisolti e irresolubili dalla concezione meccanicistica della natura. Ma non a caso l'edizione italiana dell'opera s'intitolava Problemi dell'universo. Un'ardita sintesi di Spencer e Darwin, espressa nel concetto dell'Universo come ‟evoluzione eterna della sostanza", faceva credere allo Haeckel chiariti i dubbi sostanziali, superate le aporie interpretative, raggiunti i concetti primitivi della concezione scientifica del mondo. L'intelligibilità della natura era, invece, problema aperto agl'inizi del nuovo secolo, e il prezzo del progresso sarebbe consistito in autentiche rivoluzioni concettuali. Anche la comprensione della vita e dei suoi momenti costitutivi - il sesso tra questi - avrebbe richiesto una larga apertura alla novità e al significato (come intelligibilità più profonda) delle esperienze.
Restava allo Haeckel il merito di aver impostato un bilancio. I Welträtsel, largamente tradotti e recensiti, indicavano al nuovo secolo le nozioni che ereditava, in particolare le biologiche e, tra esse, le conoscenze sulla morfo-fisiologia dei processi fecondativi. Dalla memoria di Karl Ernst von Baer De ovi mammalium et hominis genesi, del 1827, con le prime osservazioni sull'uovo nei follicoli ovarici di un mammifero - il cane -, ai citati esperimenti dello Hertwig, le ricerche sulla sessualità si erano date un riferimento a fattori costanti e osservabili, e si erano collegate con la più generale e feconda delle teorie biologiche, quella cellulare. Ne derivano sviluppi decisivi, con il precisarsi del livello citologico d'osservazione, fin dai primi anni del nuovo secolo. Esce, nel 1900, la seconda edizione di The cell in development and heredity, di E. B. Wilson. Nella prima edizione, del 1896, l'autore aveva supposto che i processi ereditari avvenissero attraverso la ‟trasmissione fisica di un particolare composto chimico": la ‟nucleina", che F. Miescher aveva isolata (1871) dai nuclei delle cellule del pus, e R. Altmann aveva analizzata (1889) in acido nucleinico e albumina. Mentre i botanici H. De Vries, C. E. Correns ed E. Tschermak riscoprono (1900) le leggi della variazione discontinua dei caratteri nella discendenza, già formulate (1866) da G. Mendel, e W. Bateson e L. Cuénot le estendono (1902) al regno animale, W. S. Sutton in due memorie formalmente rigorose (1902, 1903) definisce lo schema dinamico del comportamento dei cromosomi, di origine paterna e materna, nelle cellule della linea germinale. Nasce una disciplina nuova, la genetica (Bateson, 1906), su base citologica. In questo quadro anche la sessualità si determina ulteriormente, cade una secolare abitudine alla congettura - il Wilson citava (1896) da J. F. Blumenbach le 262 ‟ipotesi infondate" sul sesso registrate nel Settecento dal Drelincourt - e si sostituisce a ciò il rinvio a entità osservabili. Già nel 1901 C. E. McClung individua nel corpuscolo nucleare di Henking (1891) un determinante cromosomico, in senso maschile, del sesso del portatore. Il cromosoma X - così denotato per la sua incerta natura e funzione - viene a occupare un posto nello schema genetico della sessualità. I rapporti fra sessualità e cromosomi si chiariscono meglio nel 1905 con le ricerche di L. G. Stevens sul coleottero Tenebrio, e del Wilson su alcune specie di Insetti: i cromosomi sessuali sono due, X e Y, più piccolo. C'è un'omo- e un'eterozigosi, XX e XY: la prima situazione cromosomica caratterizza in alcuni gruppi sistematici le femmine, in altri i maschi. L'ipotesi, formulata da alcuni ricercatori, che gli ‛eterocromosomi' X e Y siano un carattere sessuale secondario e non il fattore determinante il sesso, perde terreno con le ricerche di T. H. Morgan, unitosi al Wilson nel Dipartimento di biologia della Columbia University, sulla specie melanogaster di Drosophila, il moscerino dell'aceto. Riluttante, prima del 1910, ad accettare lo schema mendeliano dei processi ereditari e la sua interpretazione citologica secondo Sutton e Wilson, Morgan si propone invece di saggiare su materiale zoologico l'efficacia evolutiva della ‛mutazione', studiata dal botanico De Vries su Oenothera lamarckiana, la evening primerose della flora americana, fino alla genesi di una nuova specie nel corso di una generazione. Rispetto alla determinazione del sesso, Morgan è inizialmente incline all'ipotesi del suo determinarsi attraverso interazioni tra organismo embrionale e fattori esterni - temperatura, nutrizione, concentrazioni ioniche -, non per via ereditaria. Ma lo studio del mutante a occhi bianchi di Drosophila lo pone davanti alla trasmissione discontinua prevista dallo schema mendeliano (1910): da questo momento i lavori del Morgan imboccano la via citogenetica, e offrono un'elegante prova della determinazione genetica del sesso attraverso i casi di sex-linkage. Linkage è chiamato il collegamento tra caratteri distinti nel corso della trasmissione da progenitori a discendenti: esso si verifica anche tra sesso e altri caratteri - è, ad esempio, sex-linked il carattere occhi bianchi di Drosophila, nei citati esperimenti del Morgan -, e ciò contribuisce a rafforzare l'ipotesi che la sessualità si trasmetta secondo lo schema mendeliano, interpretato citologicamente.
Già nel primo decennio del secolo la ‟storia naturale del sesso" - quest'efficace espressione è desunta dal titolo di un volume di E. Padoa - ha ampliato le proprie conoscenze molto oltre i protocolli dello Hertwig sulla fecondazione, percorrendo quella grande strada del determinismo causale ma non riduttivo dei fenomeni vitali, che aveva accomunato biologi non meccanicisti, come Cuvier e Bernard, al materialista Virchow e all'innovatore della teoria della discendenza, Darwin. Dati dei quali si riferisce ampiamente nei precedenti articoli del Segal e del Loewit sono stati con brevità ricordati e inseriti nel quadro in cui si muovono le nostre considerazioni: la costruzione del concetto di sessualità nella scienza del Novecento. Determinismo causale, abbiamo detto, e apertura a nuovi aspetti che alimentano sviluppi conoscitivi: procederà così la storia naturale - a rigore dovremmo dire ‛storiografia' - della sessualità. Tale storia, o storiografia, diviene anche un momento del pensiero scientifico nel quale cogliere la manifestazione d'una complessa e irrisolta idea della natura, che si ritrova in tutti i programmi di ricerca. Molteplicità di parti e unità strutturale, forma e funzione, dipendenza e innovazione, storicità e legalità sono i concetti complementari che la ragione scientifica userà per comprendere i fenomeni, e tra questi la sessualità dei viventi. Ma la deduzione (nel senso di Kant: ricavo di un'idea da altra, universale e necessaria, che la precede) di natura e mondo resterà un'esigenza inappagata nel pensiero scientifico del secolo.

2. Psicologia del profondo
In Histoire de la sexualité Michel Foucault individua una duplice ‟rottura", l'una nel Seicento, caratterizzata da ‟nascita delle grandi proibizioni, valorizzazione della sola sessualità adulta e matrimoniale, imperativi di decenza, elusione del corpo, silenzi e pudori espressivi", l'altra avvenuta nel nostro secolo, quando ‟i meccanismi della repressione avrebbero cominciato a disserrarsi". Si ritrova in quest'affermazione l'apparenza più che la sostanza dei fatti, o almeno gli effetti e non la causa. Il vero, sostanziale mutamento d'interpretazione che la sessualità subisce nella cultura e nella vita del Novecento, è di origine scientifica: il sesso è inserito nella legalità che presiede alla natura vivente, è colto in relazione ai vissuti profondi della psiche umana, è analizzato nella statica e nella dinamica sociali. A questo si aggiunga un momento medico, ortogenetico, basato sul programma di ricerca neuroendocrinologica. Dal sesso come comportamento, si passa a una sessualità intesa come momento della vita, di tutta la vita, che la psiche recupera nella pienezza del suo significato, in una dinamica di rapporti interpersonali e di sottili simbolizzazioni. Moralismo ed erotismo - quest'ultimo dilagato nelle società industriali del secondo dopoguerra -, ma anche l'etica che imposta un serio discorso in termini di natura, persona umana e società, si trovano a dipendere dall'impostazione scientifica del problema, cioè da nozioni, prospettive, correlazioni prima sconosciute o indimostrate. Che la svolta sia scientifica lo dimostrano anche, al loro sorgere, ‛questione' e ‛teoria' sessuali, per i legami di certi autori Forel, naturalista e medico, Freud, neurologo e psicologo, Bloch, medico e antropologo - con la ricerca positiva, i suoi temi e metodi. Escono tra il 1905 e il 1907 la Question sexuelle exposée aux adultes cultivés di Auguste Forel, le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie di Sigmund Freud e Das Sexualleben unserer Zeit di Iwan Bloch.
Nato nel 1848 (morirà nel 1931) Forel intuisce la propria vocazione leggendo The origin of species. Studia medicina a Losanna e a Zurigo, approfondisce l'anatomia del sistema nervoso a Vienna con Meynert, s'interessa a problemi di frontiera: il rapporto mente-cervello, l'ipnotismo, la terapia del lavoro nell'alienazione mentale, il nesso tra condotta criminale e costituzione fisica, i comportamenti istintivi. Contemporaneo dei primi, grandi etologi avant la lettre, Brehm, Fabre, dedica lavori approfonditi alla tassonomia delle formiche e al loro psichismo: Die psychischen Fähigkeiten der Ameisen und einiger anderer Insekten s'intitola una sua memoria del 1891. Come in Eugen Bleuler, il sistematore delle schizofrenie, che gli succederà sulla cattedra di psichiatria a Zurigo e nella direzione del nosocomio di Burghölzli, troviamo in Forel un latente presupposto psicobiologico, di remota origine lamarckiana e bichattiana: vita e psiche sono una stessa realtà, e la vita, per dirla con il Bichat delle Recherches physiologiques sur la vie et la mort (1802), è ‟faculté de sentir". L'espressione ‟cerveau-âme" è quella che Forel più volentieri usa per entificare il sostrato impalpabile della mente e il messaggio enigmatico della malattia. E anche attivo sul fronte delle riforme sociali. La lotta del Comitato da lui presieduto contro la prostituzione regolamentata nel Cantone di Zurigo mette in crisi per la prima volta un sistema realizzato nella Francia di Luigi Filippo ed esportato in molti paesi europei: se ne possono trovare i principi nell'opera del medico Parent-Duchâtelet, del 1836, De la prostitution dans la ville de Paris, considérée sous le rapport de l'hygiène publique, de la morale et de l'administration. Nello psichiatra svizzero ‟l'axiome fondamental de la question sexuelle" è naturalistico prima che etico, oggettivo prima che soggettivo: ‟Nell'uomo, come in tutti gli esseri dotati di vita, il fine immanente di ogni funzione sessuale, e perciò anche dell'amore sessuale, è la riproduzione della specie". Fare tavola rasa degli opposti pregiudizi sul sesso alimentati da moralisti e libertini; impostare l'educazione alla sessualità e al controllo delle nascite; far scendere l'età matrimoniale media degli uomini ai ventiquattro anni dai trenta o trentacinque consacrati dal costume della belle époque: Forel individua punti che acquisteranno rilievo nella seconda metà del secolo, in sociologi, demografi, educatori. Funzione naturale della sessualità e comportamenti individuali e sociali devono corrispondersi: nelle conclusioni del Forel ritroviamo il postulato psicobiologico, dove la psiche rispecchia e subisce più che orientare e interpretare, e la vita non è colta nelle potenziali disarmonie del suo funzionamento. L'opera del Forel conosce una grande fortuna: ne uscirà nel 1941 la diciassettesima edizione tedesca, e su di essa avverrà nel 1945 la seconda versione italiana.
Nel 1905, anno delle Abhandlungen nonché dei lavori sul caso clinico di Dora e sul motto di spirito, Freud sta per uscire dall'isolamento viennese attraverso l'incontro con Jung e la scuola di Bleuler. Vicino ai cinquant'anni, è nato nel 1856, mostra la pienezza della maturità creativa. E divenuto medico per soddisfare la vocazione filosofica a svelare gli ‛enigmi' della realtà: Rätsel, parola che segna uno spartiacque nella scienza tedesca con la sua ambivalenza semantica di enigma e problema. Ancora giovane, nel 1885, quando si reca a Parigi da Charcot, si accorge che vi sono paralisi determinate da traumi psichici, che il soma può essere punto d'arrivo e non di partenza della rappresentazione: la paralisi isterica, a differenza dell'organica, ‟si comporta come se l'anatomia non esistesse per nulla o come se essa non ne avesse conoscenza alcuna". Pubblicherà solo dopo otto anni, nel 1893, le Quelques considérations pour une étude comparative des paralysies motrices organiques et hystériques: memoria che fa data nel lento costituirsi di un paradigma psicologico autonomo da quello organicistico e meccanicistico. La patologia del ricordo legato ai vissuti affettivi, inserito nel ‟destino delle pulsioni" - e un'espressione sua, di quel grande stilista del tedesco scientifico ch'egli verrà affermandosi - gli fa scorgere la causa delle psiconevrosi: isteria, ossessioni, fobie. Una causa insita nella sessualità repressa, non accettata dalla coscienza del soggetto: il meccanismo generatore consisterebbe nel blocco di un'energia specifica, la libido (il termine appare nella corrispondenza con W. Fliess nell'agosto 1894, e l'anno successivo nella prima memoria sulla nevrosi d'angoscia), che normalmente si trasforma in appetizione e volontà. Freud individua il sintomo, anzi segnale, collegato con le vicende abnormi della libido: l'angoscia, un vissuto denso di implicazioni, la cui analisi si protrarrà per tutta l'opera freudiana, e rimarrà a indicare la rottura del rapporto fra Io, corpo e mondo. Intanto la sessualità diventa un'erma bifronte con il passaggio dalle Studien über Hysterie del 1895, alla Traumdeutung del 1900. Libido e Wunsch: energia e ‛desiderio', termine connotato da un ampio sfondo antropologico, dove la sessualità potrebb'essere un momento e non il tutto, un caso e non la causa. Quando, in Jenseits des Lustprinzips, del 1920, riprenderà il discorso sul sesso in termini di ‟pulsioni di vita", su uno sfondo degno davvero di un presocratico, Freud annoterà qualcosa di singolare: ‟La nostra concezione è stata dualistica fin dall'inizio, e oggi - dacché i termini opposti non sono più chiamati pulsioni dell'Io e pulsioni sessuali, ma pulsioni di vita e pulsioni di morte - lo è più decisamente che mai. Al contrario, la teoria della libido di Jung è monistica". Ma il desiderio, rispetto alla sessualità, non era stato un'antitesi, bensì un chiarimento, un'amplificazione ermeneutica; e così successivamente, la realtà, l'Eros, la vita. A uno dei due poli del presunto dualismo erano avvenute trasformazioni radicali, e non si poteva dimenticarle solo perché all'estremo opposto del campo psichico era venuta delineandosi una pulsione antagonista.
Le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie rappresentano, dunque, lo sbocco di una ricerca incompiuta, che assiomatizza se stessa per possedere la propria ricchezza e novità. L'esame critico della letteratura vi ha parte notevole, come nella Traumdeutung. A un Freud che nell'agosto 1919 scriverà a Lou-Andreas Salomé d'essere costretto a leggere Schopenhauer e altri autori ‟non volentieri", corrisponde qui l'attento recensore della vasta e ricca fenomenologia contenuta negli Studies in the psychology ofsex di Havelock Ellis, e in Krafft-Ebing, in Moll. Due gli assiomi: la pulsione, Trieb, definita come ‛rappresentanza psichica', psychische Repräsentanz, di una stimolazione endosomatica in continuo flusso, e la ‛saldatura', Verlötung, che esisterebbe tra la pulsione sessuale e il suo oggetto. Sono concetti che figurano già nella prima edizione dell'opera, mentre i paragrafi sulle organizzazioni pregenitali della libido, e sulla teoria della libido, saranno aggiunti nella terza, del 1915. E sono concetti che hanno il duplice pregio di essere chiaramente espressi e di rivelare una novità latente nel pensiero scientifico di quegli anni: l'istinto diventa pulsione. Anche Fabre registrava il parziale discernement dei suoi imenotteri, e a posteriori presentiamo l'avvento dei paradigmi etologico e sociobiologico. Il terso orizzonte psicobiologico di Forel si offusca, restando, come vedremo, analoghe le premesse. Gli assiomi citati permettono a Freud di avviare l'analisi delle inversioni e perversioni, e della sessualità pregenitale. Le inversioni sono viste come scelte aberranti, e devianti - Abirrungen, Abweichungen, vi sono entrambi i termini -, in rapporto all'oggetto sessuale, mentre le perversioni sono tali in rapporto al fine. L'invertito omosessuale è attratto da un individuo dello stesso sesso, il pervertito sadico o masochista, secondo la teoria del Krafft-Ebing, persegue il dolore, attivo o passivo, invece del piacere. Fin qui Freud ha il merito d'introdurre una classica chiarezza definitoria in problemi dibattuti ma rimasti allo stadio descrittivo, con ipoteche mediche e nosografiche. Ma l'analisi della sessualità pregenitale offre nuovi elementi, esplicativi, causali. La sessualità è una struttura unitiva e riproduttiva, preceduta da un vissuto psichico, il ‛piacere': struttura e vissuto tenderanno a fondersi nella scelta oggettuale, eterosessuale, della pubertà. Questo avviene attraverso la storia dello sviluppo di ogni soggetto umano, sullo sfondo di una presenza misteriosa, di una forza cosmica, come dirà nelle pagine più belle e rivelatrici dello Jenseits. Nell'uomo, maschio e femmina, l'esperienza del piacere attraversa una fase orale e una successiva fase anale, ‛autoerotiche' - Freud mutua il termine dallo Havelock Ellis -, cioè ancora esenti dal rapporto ad altri individui. Componenti pulsionali parziali di ordine visivo, ostensivo e aggressivo affiancano lo sviluppo dell'esperienza di piacere, dall'autoerotismo, attraverso la fase genitale, fino alla pubertà e alla relazione oggettuale a un secondo individuo. La teoria della libido entrerà dopo, come abbiamo detto, nelle Abhandlungen per collegare la pulsione alla ‟chimica delle sostanze sessuali", che Freud aveva postulata (1905) nella memoria Meine Ansiehten über die Rolle der Sexualität in der Ätiologie der Neurosen, e che gli endrocrinologi determineranno sul terreno sperimentale.
L'endrocrinologia confermerà anche un'altra ipotesi, alla quale Freud accenna nelle Abhandlungen: la presenza di fattori costitutivi del sesso opposto in ogni individuo umano. Si pubblica in questi anni uno Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen, con ampie bibliografie nelle quali i temi della bisessualità, dell'ermafroditismo e del pseudoermafroditismo affiorano con notevole frequenza. Ma come tutta la ‛teoria sessuale' freudiana, il tema della bisessualità è destinato a oscillare tra organicismo e psicologia. In termini di bisessualità psichica, e di rimozione della tendenza eterosessuale, l'omosessualità viene affrontata da un allievo, poi dissidente, di Freud, W. Stekel, nel volume Onanie und Homosexualität (1917). In anni recenti il motivo della bisessualità nella teoria analitica sarà studiato da W. Granoff - Filiations. L'avenir du complexe d'Oedipe, 1975; La pensée et le féminin, 1976 -, uno dei più acuti e ardui interpreti del pensiero freudiano. Presente in ogni soggetto, e non analizzabile attraverso la traslazione, la bisessualità sarebbe all'origine del ‛segreto' che resta nella teoria analitica. L'analista è detto per questo un ‟théoricien qui s'ignore". Invece l'analista ungherese S. Ferenczi, autorevole membro della ‛guardia del corpo' freudiana, si propone di ricondurre il sesso da psiche a bios, da rappresentazione a situazione attraverso la ‛bioanalisi'. Versuch einer Genitaltheorie, del 1924, che nella traduzione inglese del 1938 assumerà l'iridescente titolo di Thalassa, a theory of genitality, interpreta la situazione edipica e l'atto sessuale come ripristino del grembo materno, e quest'ultimo come tardiva sopravvivenza del rapporto arcaico fra vita e mare. ‟Alquanto fantasiosa e tuttavia del più grande interesse" Freud definisce l'opera di Ferenczi in una nota all'edizione del 1924 delle Drei Abhandlungen. Dello stesso anno è il Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido di K. Abraham, il più fedele al maestro fra gli allievi di Freud. Anche qui, qualche avventuroso collegamento tra teoria sessuale ed embriologia, ma uno spunto nuovo: l'impianto di una caratteriologia su base sessuologica. Oralità, analità e ambivalenza, genitalità oggettuale, narcisismo, nel lavoro citato e nelle successive Psychoanalytische Studien zur Charakterbildung, del 1925, sono visti come archetipi di situazioni o forze strutturanti il comportamento soggettivo tanto nello sviluppo verso la sessualità genitale che nella ‛regressione' a fasi precedenti. In Abraham resta aperto il problema se le corrispondenze tra stadi sessuali e strutture caratteriali abbiano nei primi la causa e nelle seconde l'effetto, o se invece lo sviluppo della sessualità dipenda a sua volta da vissuti profondi, affettivi ed esistenziali.
In Jenseits des Lustprinzips, come abbiamo accennato, le vedute freudiane sulla sessualità si comporranno in uno schema teorico che non rinnegherà le affermazioni delle Abhandlungen, cercherà di assumere entro di sé i risultati dell'analisi del narcisismo - Zur Einführung des Narzissmus, 1914 -, e raffigurerà nel soggetto umano, su uno sfondo più ampio, l'antitesi tra pulsioni di vita, o Eros, e pulsioni di morte. Il termine Thanatos per queste ultime sarà introdotto in seguito dall'analista P. Federn, dopo che sul Todestrieb ha lavorato una misteriosa figura di donna, Sabina Spielrein, analista russa destinata a scomparire nelle purghe staliniane degli anni 1936-1937. Che nella teoria psicanalitica si sia fatto spazio il concetto di una ‟sessualità allargata coincidente con l'Eros del divino Platone", è anche detto da Freud nel presentare la quarta edizione delle Abhandlungen, uscita nel 1920. È lo stesso anno dello Jenseits: geniale lavoro, che sosta a lungo sul tavolo dell'autore, come apprendiamo dall'epistolario, proprio perché è in atto una svolta decisiva, non soltanto da topica a topica della mente, ma da intuizione a intuizione della realtà. Ormai per Freud la sessualità è un vissuto profondo, e ‟quello che la scienza ci sa dire sulla sua origine è talmente poco che il problema può essere paragonato a un sito tenebroso dove non è penetrato neppure il raggio di un'ipotesi". Il presupposto psicobiologico nell'uso conoscitivo fattone da un Forel appare ingenuo, e a colmare le lacune non avrebbero provveduto poi gli sviluppi ‟fantasiosi" alla Ferenczi e alla Reich. Un postulato di convertibilità dello psichico in altro c'è anche in Freud, anzi sottende tutta la sua opera, come ha mostrato Paul Ricoeur nel suo contributo all'articolo psicanalisi di questa enciclopedia: ma l'altro dalla psiche è bios nel primo Freud, ancora larvatamente organicista, per diventare poi dialettica fra realtà e piacere, vita e morte. Alla fine l'analisi aprirà uno spiraglio sulle ‟potenze del destino", sui vissuti radicali dell'esistenza, seguendo le vicende dell'angoscia, in Hemmung, Symptom und Angst del 1926. La psicologia è rivelativa quanto e più della biologia: e cosi l'ipotesi del contrasto fra pulsioni di vita, che abbracciano sessualità oggettuale e narcisismo, e pulsioni distruttive, potrà trovare domani ciò che le corrisponde in un campo, come quello biologico, dalle ‟possibilità illimitate". L'autore che Freud cita e commenta nello Jenseits è il neodarwiniano A. Weismann, geniale precorritore della citogenetica con la distinzione di soma e germe e assertore dell'immortalità potenziale di quei viventi unicellulari dove soma e germe sono indistinguibili. Ma entro la sfera psichica qualcosa che equivale alla morte è complementare a qualcosa che equivale alla vita: ed ecco un esempio d'imperfetta corrispondenza tra quel che la psicologia e la biologia affermano. In sintesi: nella sessualità come vissuto pulsionale e tendenziale - con quest'ultimo termine ci riferiamo alla ‛sublimazione', anch'essa da Freud ricondotta all'Eros - c'è più dell'anatomia, più della ‟chimica delle sostanze sessuali". C'è la Vita, una tendenza a unirsi di uomini, cose, elementi, che Freud coglie tra miti upanisadici e platonici, tra ‟affinità chimica della materia inanimata" e pulsioni. Lo stesso polimorfismo della sessualità, analizzato nelle Drei Abhandlungen, si recupera e si comprende alla luce di questo rapporto tra il vissuto sessuale e alcunché d'altro dal soma, che Freud provvisonamente designa come Vita ed Eros, in un dualismo metapsicologico e metafisico che oppone a questo termine bifronte l'antitesi della morte.
L'analisi della sessualità non toccherà altri approdi nell'opera freudiana. L'abitudine a una classica misura e a un costante rigore, una metodologia fatta di paziente disaggregazione delle parti di ogni totalità, il pregiudiziale impoverimento della prospettiva antropologica e ontologica, impediscono che si vada oltre. Intanto G. C. Jung, il maggiore tra i dissidenti dall'ortodossia freudiana, con Wandlungen und Symbole der Libido ha cominciato ad aprirsi, dal 1912, una sua strada verso la comprensione dei vissuti profondi, la sessualità tra questi, attraverso l'analisi del diario di una schizofrenica, miss Frank Miller. Anna O. e miss Miller, la paziente di J. Breuer e un caso clinico di Th. Flournoy offrono il primo nucleo di cristallizzazione a due modi divergenti d'intendere il rapporto tra psiche e soma: la psicanalisi e la psicologia analitica. Ma a tal fine deve esercitarsi sui documenti clinici la riflessione approfondita, ‛metateorica', di Freud e Jung. Tutto il sapere scientifico, del resto, va diventando un'unità inscindibile di sperimentazione e riflessione metasperimentale. Questa scaltrita consapevolezza del ricercatore impedisce che la psicologia del profondo torni sulle posizioni organicistiche, rinunziando alla sua funzione in un rinnovato sapere antropologico.

3. Antropologia

L'amplificazione ermeneutica del vissuto sessuale nell'uomo va ormai oltre i confini tradizionali delle discipline mediche, della psichiatria, della psicologia stessa, per attingere a una nuova fonte di osservabilità. E la trova nell'antropologia e nella sociologia. L'antropologia è ripresa alla maniera, o, meglio, dalla prospettiva di W. Humboldt e di I. Kant, soprattutto da E. B. Tylor e J. O. Frazer, tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del nuovo secolo. Anche la sociologia con Spencer e Durkheim preme sulla struttura tradizionale del sapere in nome delle scienze umane. La ‛bibbia del primitivo', The golden bough di Frazer, è sul tavolo di Freud, di Jung, di Wittgenstein. La nuova ‛griglia', come diranno gli strutturalisti, serve a raccogliere evidenze di assetti matriarcali, iniziazioni, regole dello scambio matrimoniale nelle società primitive: fatti che avvengono al confine tra natura e cultura e che muovono dal sesso per proseguirne la traiettoria in senso costruttivo, istituzionale, simbolico. Chi prende coscienza del problema in questo nuovo, vasto orizonte è Iwan Bloch, fondatore della Sexualwissenschaft. Nato nel 1872, morirà nel 1922: una vita breve, un'attività tra medicina (dermatologia) e antropologia quasi da tutti dimenticata, riproposta nella sua originalità e valore dall'ampia opera di A. e W. Leibbrand Formen des Eros (1972), e su queste pagine già ricordata da K. Loewit nell'articolo sulla sessualità umana. Da Sexualleben unserer Zeit (1907) a Handbuch der gesamten Sexualwissenschaft (1912-1925), ai lavori sulla storia della prostituzione e sulla vita del marchese di Sade, Bloch porta una sensibilità etnologica e antropologica assimilata da A. Bastian attraverso i ponderosi volumi di Der Mensch in der Geschichte (1860). Alla base delle culture e dei loro singoli momenti vi sono, secondo il Bastian, Elementargedanken, nuclei generativi o archetipi di significato: concezione di remote ascendenze goethiane e schellinghiane, che il Bloch riprende e trasferisce sul terreno sessuologico. Mascolinità e femminilità sono visti come principi elementari di individuazione e diversificazione: la diversità profonda di uomo e donna è premessa al loro incontro, a un amore che accanto a un Gattungszweck, a un fine per il genere umano, abbia anche una selbständige Redeutung, un autonomo valore per chi si ama. Bloch dipende anche da Hegel, in particolare dall'estetica, per queste ultime considerazioni. Il suo programma è vasto e ambizioso: la sessualità appartiene alla ‟scienza dell'uomo", Wissenschaft vom Mensehen, dove devono convergere biologia generale, antropologia ed etnologia, filosofia e psicologia, medicina, storia della letteratura e scienze della cultura. Come Forel, Bloch ha l'anima del riformatore sociale. Analizza la prostituzione considerandola una piaga sociale di estrema gravità, favorita dal matrimonio indissolubile: sostiene, perciò, la causa della ‟freie Liebe", dell'amore libero e praticamente deistituzionalizzato. Sfugge al Bloch il problema dello statuto epistemologico della Sexualwissenschaft intesa al suo modo: aggregato multidisciplinare in lenta marcia verso un'unità interdisciplinare, dove siano fissate almeno alcune simmetrie fra strutture somatiche, psichiche, antropologiche, e il grado dell'innovazione di ogni momento rispetto a quelli che lo precedono. Senza le aperture concrete di un programma di ricerca ad altri, di certi concetti a concetti complementari, una formulazione come quella di Bloch sarebbe destinata a rimanere una mera postulazione di intenti. E quel che avviene, come abbiamo visto, in Freud e in Jung, nell'uno con gli sviluppi della teoria delle pulsioni, nell'altro con l'apertura ermeneutica dei vissuti sessuali alla realtà dell'individuazione. Ma anche nella citogenetica avverrà un processo analogo. Nel 1956 J. H. Tjio e A. Levan precisano che il numero dei cromosomi nell'uomo è 46, non 48 come si era creduto. La conta dei cromosomi entra fra gli esami di laboratorio. Nel 1959 esce un lavoro di H. Lejeune sulla trisomia 21 come causa del mongolismo. Subito dopo si individuano le anomalie di distribuzione dei cromosomi sessuali nell'uomo, che in seguito saranno collegate alle sindromi di Turner e Klinefelter. Nasce la citogenetica clinica, che con una sua branca, la citogenetica del comportamento, affronta i rapporti fra sindromi cromosomiche anomale e dimorfismo psicosessuale. Qui come altrove i ‟territori di frontiera" della ricerca - la pregnante espressione è del padre della cibernetica, N. Wiener - permettono di osservare e definire il passaggio da una classe di fenomeni a un'altra, in termini filosofici si direbbe la trasformazione dell'identico nel diverso, e di avvicinarsi al problema se non a un nuovo concetto della natura.

4. La ‛scienza della sessualità'
Esplicitamente con Bloch, di fatto con la citogenetica e la psicanalisi, nasce il programma di una ‛scienza della sessualità', prima che tramonti la ‛grande Vienna' asburgica, e prima di Weimar. Non è decadentismo: c'è un impianto conoscitivo autentico, biologico e psicologico, e ci sono spunti problematici che precorrono la sintesi di conoscenze settoriali diverse in una disciplina omogenea. All'inizio, l'ideologia è fuori dal territorio scientifico. Tra Geschlecht und Charakter di Otto Weininger, del 1903, e le Drei Abhandlungen freudiane, posteriori di due soli anni, c'è un netto confine. Fantasiosa elucubrazione, tra platonica e kantiana, sugli archetipi costitutivi della mascolinità e della femminilità, sull'arrenoplasma e sul teliplasma, sull'affinità tra essenza della donna ed essenza dell'ebreo, l'opera del Weininger ha una grande fortuna: non ne sarà partecipe l'autore, suicida giovanissimo - era nato a Vienna nel 1880 - nell'anno stesso in cui esce il libro. All'origine, come pure idee, uomo e donna sono per Weininger principî distinti d'individuazione, simili a forma e materia, e si estrinsecano non nell'attività riproduttiva, ma in un eros fine a se stesso, vera celebrazione metafisica del reale. Qualche citazione può dare il senso degli avventurosi passaggi concettuali di Geschlecht und Charakter: ‟L'uomo è forma, la donna è materia", ‟Il senso della donna è quello di essere non-senso", ‟La donna manca non solo delle norme logiche, ma anche delle funzioni che ne sono regolate, dell'attività concettuale e giudicativa", ‟L'ebreo genuino, come la donna genuina, vive solamente come specie, non come individualità". Ne deriva la ‟legge dell'attrazione sessuale", tanto spesso citata prima che l'osservazione sistematica dei comportamenti promuovesse, dagli anni cinquanta in poi, conoscenze più precise. Eccone la formulazione originale: ‟All'unione sessuale tendono sempre un uomo completo e una donna completa, quand'anche, nei casi singoli, essi siano divisi in proporzione differente nei due individui". Uomo e donna cercano di acquisire la parte di mascolinità e, rispettivamente, di femminilità che non hanno per ricostituire l'intero di se stessi. Ma in Weininger non c'è solo questo: luci e ombre del discorso ideologico si ritrovano nell'iniziatore dell'ideologia della sessualità. Tra i territori di frontiera uno, quello tra conoscenza razionale e conoscenza empirica, o se si preferisce tra teoresi e scienza, è specificamente ideologico. Come pochi altri autori degli stessi anni, Weininger ha la percezione che la psicologia ha aperto una nuova prospettiva, noi diremmo un nuovo paradigma, di conoscenza: la psicofisica ne era stata un'anticipazione ma anche un'interpretazione riduttiva. Weininger ha anche presenti gli sviluppi dell'antropologia, divenuta, soprattutto con Tylor, un vasto programma multidisciplinare di ricerca: ma egli insiste sull'elemento archetipico, come punto di riferimento delle osservazioni, con un vigore che manca nei primi antropologi sociali e culturali. In tal modo Weininger precorre, di fatto, il passaggio di Freud dall'analisi della libido al desiderio e all'Eros, e indica, come poi Bloch, l'orizzonte di una soggettività ricca e articolata - orizzonte che potremmo chiamare, con riferimento a Scheler, personalistico -, dove i vissuti sessuali devono essere studiati e possono essere compresi.
A Wilhelm Reich, paradossale figura di psichiatra e attivista sociale della seconda generazione psicanalitica, manca invece l'esperienza protratta e approfondita di un'area interdisciplinare. Nato nel 1897 in Galizia - più giovane di oltre quarant'anni rispetto a Freud, e di quasi venti rispetto ad Abraham -, morirà nel 1957 in un penitenziario della Pennsylvania: imprigionato per violazione di un precedente divieto di vendere ‛accumulatori orgonici', e sottoposto, pare, a esperimenti di nuovi farmaci in vista d'una riduzione della pena. Laureato in medicina a Vienna nel 1922, lettore di Bloch, Forel e Freud, collabora alla ‟Zeitschrift für Sexualwissenschaft" di M. Hirschfeld, e vi pubblica nel 1923 un articolo Zur Triebenergetik che pone in primo piano il concetto attorno al quale ruoterà tutta l'opera reichiana: l'energia. Concetto accolto acriticamente, con la sovrapposizione dei due diversi significati che ‛energia' e ‛forza' avevano ricevuto da W. Rankine e H. Helmholtz. Energia in Rankine è concetto descrittivo, connotato dalla ‟capacità di produrre effetti" posseduta da qualsivoglia sistema fisico; invece forza è in Helmholtz un momento strutturale e un concetto costitutivo, rappresentati dalla componente meccanica di ogni processo fisico. Con W. Ostwald un'‛energetica' si era poi contrapposta a un'‛atomistica'. Nell'accezione helmholtziana, l'energia presuppone le differenze qualitative tra le varie classi di processi fisici: differenze che lo Helmholtz della memoria Ueber die Erhaltung der Kraft, del 1847, identifica con fattori causali, con vere e proprie forze motrici. L'energia secondo Rankine non deriva dall'asserzione di qualità reali, ma si limita a denotarne gli effetti nel sistema fisico dato. In Reich l'ideologia della sessualità nasce nella forma della presa a prestito di una nozione, con inferenze illegittime e applicazioni avventurose. La nozione è l'energia, riferita all'orgasmo genitale, ma connotata qualitativamente come proprietà di espansione e contrazione, che si manifesterebbe nella genitalità, ma sottenderebbe tutte le manifestazioni della vita e avrebbe anzi una presenza ubiquitaria nell'universo in forma di ‛orgone'. Le applicazioni sono terapeutiche, caratteriologiche e sociologiche. Reich rivaluta le nevrosi attuali - chiamate così da Freud perchè prive dell'elaborazione psichica del sintomo - rispetto alle psiconevrosi, considerate mero epifenomeno della causa vera, genitale, della sindrome. Alla base delle nevrosi c'è sempre un disturbo della genitalità, un'‟impotenza orgastica": Reich lo afferma in Die Funktion des Orgasmus, che esce nel 1925 dedicato a Freud, ma segna di fatto la rottura con il movimento psicanalitico. Ufficialmente l'espulsione avverrà al congresso di Lucerna, nell'agosto 1934, dopo che Reich ha aderito al Partito Comunista, ha lasciato Vienna per Berlino, ha visitato l'Unione Sovietica e soprattutto ha trasferito il problema sessuale sul terreno sociopolitico. In Dialektischer Materialismus und Psychoanalyse, che esce nel 1929 in tedesco e in russo, Reich afferma esplicitamente che la psicanalisi resterà inefficace se non sarà accompagnata dalla rivoluzione sociale. Scritti di aperto impegno rivoluzionario, in particolare Geschlechtsreife, Enthaltsamkeit, Ehemoral, del 1930 - nucleo di Die Sexualität im Kulturkampf del 1936, a sua volta testo di base della più famosa opera sociopolitica di Reich, The sexual revolution, del 1945 - affiancano il costituirsi del movimento per la politica della sessualità, Sex-Pol, con l'editrice Sex-Pol Verlag e il periodico ‟Zeitschrift für politische Psychologie und Sexual-Oekonomie". La critica al matrimonio e alla famiglia è aperta: si tratta di istituti che preparano la repressione sociale con le norme repressive sul sesso.
Il periodo marxista di Reich, dall'adesione al Partito nel 1927, all'espulsione congiuntamente deliberata dai Partiti Comunisti tedesco e danese nel 1933, è anche segnato da un'opera scientifica, Charakteranalyse, che eserciterà notevole influenza. Struttura mediatrice fra Io e pulsione, il carattere viene analizzato da Reich in rapporto alle condizioni economiche e culturali della società. L'‟armatura dell'Io", con la quale l'Io si difende dalle richieste dell'Es, nasce anche da un sistema codificato di norme, e qui Reich si collega con Malinowski e con una delle ricerche sul campo più significative della nuova antropologia, The sexual life of savages in North-Western Melanesia, del 1929. Gli archetipi del carattere sono due, il genitale e il nevrotico: il primo permette la sublimazione, ma il protendersi del soggetto sul mondo dei valori non ha in Reich durevole importanza. Quel che deve tornare è il conto dell'energia. La psicologia reichiana lascia l'analisi del profondo, per diventare una biofisica della psiche: la terza edizione dell'opera sul carattere - uscita nel 1933, sarà ripubblicata con sostanziosi ampliamenti e il titolo Character analysis nel 1945 e nel 1949 - lo riconosce esplicitamente. Prima con Abraham, poi con Reich, la caratteriologia diventa un vasto programma di ricerca, e l'analisi dei vissuti sessuali, dagli stadi pregenitali a quello adulto, permette di comprendere e curare comportamenti prima affrontati su base intuitiva. Ma nei termini di Reich, e anche di Abraham, sfugge la parte alta del campo di ricerca: il Super-lo dell'ultimo Freud, il Sé di Jung, i valori di Scheler.
Un acuto studioso delle ideologie contemporanee, A. Del Noce, ha affermato che l'influenza di Reich sulla società e sul costume è stata pari o, forse, superiore a quella di Marx. Fatto singolare, anzi inintellegibile, se paradossi e stravaganze che sfiorano la follia non avessero un rovescio nel coraggio di scelte radicali e nell'intuizione di nuove aree di ricerca. Mentre la biofisica dell'orgone sostituisce all'agnosticismo delle scienze umane presupposti dichiaratamente naturalistici e materialistici, lo stesso anno di Charakteranalyse Reich pubblica Massenpsychologie des Faschismus, e apre un nuovo campo di ricerca alla psicologia di massa: la reazione dell'ideologia sotto forma di ‟struttura psicologica" sul processo economico, da cui Reich, ancora marxista, ritiene pur sempre che essa derivi. Solo così, afferma Reich, si può comprendere il ‟fattore soggettivo della storia", che sfuggirebbe invece ai ‟marxisti volgari". Ecco avvicinati Marx e Freud in una ‟sociologia sessuo-economica fondata sulla base sociologica di Marx e sulla base psicologica di Freud", e costituita da ‟una psicologia di massa e una psicologia sessuale nello stesso tempo". L'inibizione sessuale crea la possibilità della struttura autoritaria, quest'ultima diffonde nelle masse la ‟paura della libertà". Per poter imporsi, un capo politico - e qui la polemica diventa scoperta verso Hitler, Goebbels e il nazismo - ha bisogno di una struttura caratteriale massificata. E così, secondo Reich, il razzismo: l'adesione al programma della purezza razziale presupporrebbe la condanna del sesso, la ‟desessualizzazione". Ma le critiche di Reich all'autoritarismo coinvolgeranno anche i partiti proletari, e sarà il distacco dal comunismo ufficiale.
Forse, il discorso su Reich può essere chiuso qui: l'orgonomia degli anni americani - desumibile dai due volumi di The discovery of the orgone, 1942 e 1948 - finisce, un giorno del gennaio 1941, sotto lo sguardo lucido e freddo di Einstein, al quale Reich sottopone una men che fragile prova dell'esistenza dell'energia orgonica. Ma il freudo-marxismo continua, e la teoria della sessualità vi esplica una parte di primaria importanza. L'opera più significativa di questa corrente, Eros and civilisation di Herbert Marcuse, esce nel secondo dopoguerra ed echeggia non solo Freud e Marx, ma anche, più vicino all'autore, Reich e, più lontano, Hegel. Nato nel 1898, studi universitari di filosofia a Berlino e Friburgo, Marcuse vive la sua prima militanza intellettuale all'Institut für Sozialforschung dell'Università Goethe di Francoforte, sorto nel 1923, accanto a M. Horkheimer, E. Pollock, L. Löwenthal, E. Fromm, F. Neumann e Th. Adorno. Partecipa al maggior progetto collettivo dell'Istituto, le Studien über Autorität und Familie, con un lavoro sulla famiglia nella storia della cultura e della società europee. Ma l'autore prediletto è Hegel, e la linea di sviluppo del pensiero marcusiano è segnata da una filosofia politica sostanziata di sociologia. Esce nel 1932 Hegels Ontologie und die Grundlegung einer Theorie der Geschichtlichkeit, nel 1941 uscirà Reason and revolution. Hegel and the rise of social theory. Lo Hegel marcusiano è un pensatore rivoluzionario perché la ragione, in Hegel, è il fermento attuale o potenziale del mondo: secondo Marcuse, l'identità hegeliana di reale e razionale è un giudizio prospettico, non una constatazione. Lo hegeliano Stato di diritto era a sua volta l'antagonista dello Stato di potere, e lo Stato in genere diventava in Hegel l'antitesi alla feudalità reazionaria. L'alienazione: in Marx continuerebbe ad avere lo stesso significato che in Hegel, quello d'un distacco dall'uomo del mondo delle cose che l'uomo ha prodotte. Hegel precursore di Marx, e non del totalitarismo, in particolare dei totalitarismi fascisti, che Marcuse interpreta come la seconda ideologia di copertura del capitalismo avanzato, dopo il liberalismo. Quest'ultimo affidava la razionalità del sistema economico a leggi di natura, a prescindere dall'uomo e dalle sue scelte, mentre i fascismi proporranno un'altra tesi utile agl'interessi della produzione, l'idealità del sacrificio spinto fino all'eroismo. Ma nella costruzione marxiana l'elemento centrale è rappresentato, per Marcuse, dal binomio di alienazione e coscienza: rispettivamente esodo e ritorno dell'uomo all'essenza razionale della storia e di se stesso. I due termini permettono all'autore di Reason and revolution di indicare in Marx non tanto l'assertore di un diverso ordine economico, quanto il precorritore di un ‟diverso sistema di vita". L'alienazione si è espressa nell'istinto della proprietà, la liberazione - lo Essay on liberation marcusiano uscirà nel 1969, ma il concetto si costituisce prima - deve implicare ‟l'abolizione del lavoro come tale". Ecco il Marx di Marcuse, il Marx profondo e radicale degl'inediti giovanili su cui si dirige l'attenzione della critica marxiana negli anni trenta. Freud è vicino, ed è vicino l'Eros, come molla e obiettivo della ragione: ed è interessante notare qui i remoti, impensati annodamenti che la teoria della sessualità subisce nello spazio ideologico. Annodamenti, e interpretazioni, riduttive o congetturali, non sempre vigilate in senso epistemologico.
Reich aveva ridotto la sessualità a energia, senza farne almeno una specifica forza motrice delle manifestazioni energetiche nel soggetto umano: l'orgone è presente in tutto il cosmo. La lunga fortuna dell'energetismo nell'area scientifica tedesca si riproporrà all'interno della scuola di K. Lorenz, con Hans Hass autore di una ‛teoria dell'energone' - Energon. Das verborgene Gemeinsame, 1970; Die Schöpfung geht weiter, 1970 -, secondo la quale i sistemi pulsionali costituiscono macchine energetiche, regolate, nella loro totalità, dal ‟parlamento degl'istinti", secondo l'efficace espressione del Lorenz. Senza pulsioni specifiche, senza amore e odio, aggressività e fuga, fame e ‛ritualizzazioni' istintuali, e dietro a tutto questo senza la creazione di novità postulata dall'etologia evoluzionistica, il meccanismo energetico non funziona e anzi non c'è. Marcuse muove da altre premesse. Ma anch'egli finisce con il portarsi sulla linea di Reich, con un ragionare più elaborato e minor sfoggio di stravaganze. Se per Reich la sessualità del soggetto umano, con la ricchezza dei suoi significati esistenziali e delle sue espressioni simboliche, si riduce a genitalità, e quest'ultima a energia non altrimenti definita se non come alternanza di tensione e distensione, Marcuse è ancor più radicale: egli riduce la ragione hegeliana alla pulsione psicanalitica, o perlomeno le conferisce realtà in funzione di quest'ultima. Ragione, pulsione, rivoluzione, liberazione sono le fasi di un processo storico inteso quasi escatologicamente da Marcuse, che assurge a classico della contestazione nel sessantotto europeo e americano, fino al 1973-1974, quando il mito tramonta. Approda a Freud da Marx perché deluso dalle vicende del comunismo internazionale, ma anche per il bisogno di saldare ontologia e antropologia, secondo un programma di ricerca teoretica che parte dalla hegeliana Phänomenologie des Geistes, e coinvolge nel Novecento Husserl e Scheler, Mounier e Teilhard de Chardin. Il Freud di Marcuse è lo scopritore della sessualità nella dinamica della psiche, il metapsicologo che rinuncia alla base anatomica ma non a quella energetica della ‟rappresentanza psichica" della pulsione, il teorico delle pulsioni di vita: Marcuse si rifiuta di seguire i revisionisti neofreudiani - E. Fromm, K. Horney, H. S. Sullivan, C. Thomson - nella sostituzione di ‟facili saggezze quotidiane" alle analisi fredde, impietose, di Freud sugl'istinti e sul loro destino all'interno dell'uomo. La società ha imposto all'individuo, per fini produttivi, una ‟repressione addizionale" del piacere: non solo una sessualità a meta inibita, con i tabù e le costrizioni di una società monogamico-patriarcale, ma anche il tramonto della gioia creativa e ludica di fronte al ‟principio di prestazione" produttivistica in cui si traduce il freudiano principio di realtà. La via d'uscita è una sublimazione non repressiva, una soddisfazione dell'istinto in termini non genitali ma pur sempre libidici ed erotici. È necessario riattivare in noi una sessualità polimorfa e narcisistica, fare del corpo un soggetto-oggetto di piacere, reimpostare il lavoro in termini di gioia creativa, dare spazio al giuoco. È necessario trasformare, sublimare non repressivamente la sessualità in Eros, per dar vita a una ‟razionalità della soddisfazione" in cui possano convergere ragione e felicità. ‟Transformer les travaux en plaisir": il socialismo scientifico di Marx, passando attraverso la psicanalisi, e all'individuo cui essa non può rinunciare, torna al socialismo utopistico, e in particolare a Fourier, con il marxiano Marcuse.
E tuttavia non sarà Marcuse a dir l'ultima parola sulla possibilità di avvicinare e integrare le prospettive freudiana e marxista. La ‛psichiatria materialistica' di G. Deleuze e F. Guattan, presentandosi con la formula polemica dell'‟anti-Edipo", sposta l'analisi della malattia mentale, soprattutto della schizofrenia, dalla famiglia alla società (schizoanalisi). L'anti-Oedipe esce nel 1972, con un insistente richiamo a Reich ‟che, in nome del desiderio, ha fatto passare un soffio di vita nella psicanalisi". L'idea primitiva di Deleuze e Guattari è il Wunsch della Traumdeutung, l'attività desiderante della psiche a fatica ricondotta da Freud nei limiti della libido, e riapparsa poi come Eros e vita negli sviluppi metapsicologici della teoria. I soggetti umani sono ‟macchine desideranti", la ‟categoria della produzione desiderante" è l'unica che spieghi il sociale, Edipo è il fantoccio che nel pensiero di Freud interverrebbe a mettere ordine nel conturbante scenario del desiderio, vasto come la società, anzi come la natura. Per Deleuze e Guattari, il desiderio tende a essere quel ch'era stata l'energia orgonica per Reich, un momento o fattore cosmico, che trascende l'uomo in cui ne cogliamo la manifestazione. Staccata dal desiderio, osservano i due psichiatri francesi, la sessualità diventerebbe un ‛oggetto parziale' nel senso di M. Klein. Siamo in una prospettiva metafisica - il bambino, scrivono Deleuze e Guattari, è un essere metafisico, e il suo desiderio è strutturato a prescindere dalla famiglia -, ma un'entità ubiquitaria nel vissuto psichico deve giustificare se stessa e conciliarsi con le singole pulsioni. Che cos'è il desiderio, di cui la sessualità a n sessi di Deleuze e Guattari sarebbe solo una particolare espressione? Non c'è risposta: energetismi e psicologismi, da Reich agli schizoanalisti, non riescono neppure ad abbozzare una deduzione, concettuale o simbolica, dell'Eros, o del desiderio che dovrebbe sublimare e umanizzare la pulsione. Il Simposio platonico resta un mortificante paragone per un'antropologia che ha sostituito a immaginari dialoghi sulle essenze la gratuita proposta del pamphlet.

5. L'ideologia del sesso
L'ideologia della sessualità desume i motivi della propria forza e debolezza dal particolare territorio di frontiera nel quale opera. Da una parte, ci sono le scienze umane: un paradigma conoscitivo nuovo rispetto a quello, classico, della meccanica, perché fondato su un rapporto diverso tra osservatore e realtà osservata. Sulla connotazione spazio-temporale, estrinseca, dell'oggetto, prevalgono caratteri espressivi, ermeneutici, poietici, conosciuti per partecipazione. Psicologia, sociologia, antropologia - quel vasto programma di ricerca multidisciplinare che Tylor delinea nell'articolo Anthropology per la nona edizione della Britannica, fin dal 1878 - promettono di aprire uno spiraglio sul profondo della realtà umana, e, analogicamente, dell'intera natura. Ne nasce un sapere con una vocazione totalizzante, rafforzata da ciò che sta dall'altra parte della frontiera: ontologie e metafisiche talvolta negate ma ripristinate in forma ingenua. Anche dinnanzi allo sguardo classicamente lucido e misurato di Freud, si delinea in Jenseits des Lustprinzips il quadro di una realtà originaria con due diverse tendenze, all'aggregazione e all'isolamento. Vita, morte: colte nelle pulsioni del soggetto umano, ma seguite fino a radici primitive, con l'ausilio del mito. Weininger, Reich, Marcuse si collegano tutti e tre con un principio remoto: la dualità di forma e materia, l'energia, l'Eros che è al tempo stesso piacere e coscienza di esistere. Ma la trasposizione che l'ideologia effettua della tematica sessuale è duplice: ontologico-naturalistica e antropologico-politica. Più orientato verso l'ontologia è Weininger, il kantiano Weininger per il quale il sesso è materia di una forma, il carattere, che contiene a sua volta un'ulteriore dualità di materia e forma nell'attività dell'uomo e nella passività della donna. Con la filosofia politica la sessualità si correla invece alla società: e l'Eros marcusiano diventa una sessualità polimorfa i cui rapporti con la sessualità genitale Marcuse non ha saputo o voluto approfondire, limitandosi a ripetere Freud e coprendo con parole carenze gravi dell'analisi. Reich è ontologo e politico, e può essere entrambe le cose per la sua sagace e fantasiosa stravaganza. Insomma, nell'ideologia della sessualità c'è un rapporto privilegiato con le scienze umane, e un'assenza di riferimenti, che colpisce, alla ricerca naturalistica. Ma ignorare quest'ultima, già negli anni venti del secolo, non è più possibile. La citogenetica ha fatto del sesso un elemento fondamentale della teoria biologica, identificandolo con la più diffusa modalità di riproduzione degli organismi viventi, e riproduzione e vita resteranno legate, dal cellularista Schwann al biologo molecolare Monod, da un nesso sostanziale e, su altro piano, definitorio. Biologia, psicologia, antropologia della sessualità devono rappresentare momenti di transizione concettuale in una teoria del sesso che ne ricomprenda l'intero sviluppo. L'uso di parole che nascondono i problemi, ed Eros è una di queste, anzi la più diffusa, non serve. L'Eros, anzi, è un problema: farne un epifenomeno della sessualità genitale, sulla linea di Reich, è decisione da giustificare, e lo stesso vale per l'altra interpretazione che, sulla linea della freudiana Traumdeutung, avvicina l'Eros al ‛desiderio'. Un procedimento più razionale troviamo in Jung, che collega la libido e i suoi simboli con il principio d'individuazione e con la dinamica del Sé. E lo stesso vale per la critica letteraria - basti citare due opere: L'amour et l'Occident, di Denis de Rougemont, del 1939, e The allegory of love, di C. S. Lewis, del 1936 - dove l'Eros è la sostanza stessa di un'esistenza che riconosce, esprime e guarda al di là della propria finitudine, amando persone e cose. Invece l'ambiguità dell'Eros sessualizzato immediatamente, acriticamente, si trasferisce sulla ‛liberazione', affermata negli anni settanta dai movimenti femministi e omosessuali: e ciò avviene a scapito della comprensione di problemi teoretici e sociali, fra cui l'aumento e il polimorfismo dei comportamenti sessuali devianti nelle permissive società neocapitalistiche dell'Occidente.
La seconda linea di sviluppo del tema dell'Eros, quella, ripetiamo, che ne fa un momento dell'esperienza distinto e più ampio rispetto alla sessualità, pur collegandolo con quest'ultima, passa attraverso l'antropologia: vasto campo di osservabilità, e programma di ricerca, dove una sintesi del punto di partenza multidisciplinare è e resterà difficile. La difficoltà, come abbiamo accennato, si riproporrà tal quale all'interno della ‛scienza del sesso' poi ‛sessuologia'. Una linea ‛speculativa' (P. Wust) nasce da Scheler e passa attraverso M. Merleau-Ponty, J.-P. Sartre, E. Mounier, P. Ricoeur: l'esperienza del territorio di frontiera si avverte in forma particolare, come rapporto tra scienze umane ripensate in senso metodologico, e costitutivo, e grandi temi della tradizione teoretica. C'è, sullo sfondo, Platone, con il mito del Simposio e un Eros fatto discendere da Poros e Penia, raffigurazioni rispettivamente della divina ricchezza e dell'umana indigenza. Eros è un Dio per Aristofane, mentre per Socrate è in cerca della divinità. Nella favola allegorica che Aristofane racconta - e che è ripresa da Freud in Jenseits des Lustprinzips - uomo e donna si amano per ripristinare l'unità originaria dell'androgino. Il mito continua a parlare alla coscienza contemporanea, tanto più quanto l'opposto procedimento - riduttivo, riduzionistico si dirà in anni recenti - che tende a ricondurre il vario all'omogeneo, il più al meno complesso, rivelerà aporie e contraddizioni nella lettura dell'esperienza. Anche l'evoluzionismo, nell'attribuire alla natura una creazione di novità, da Haeckel a Lorenz, sembra incline a distinguersi dal puro riduzionismo.
L'influenza haeckeliana giungerà fino a Max Scheler, che conosce Haeckel a Jena, e in Zur Idee des Menschen, del 1915, ne respinge la pretesa di estendere alla sfera umana le categorie naturalistiche e positivistiche. Allievo di R. Eucken e vicino a E. Husserl nei circoli fenomenologici di Monaco e di Gottinga; presente fra i promotori dello ‟Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung", nel 1913; interessato, sullo sfondo di un realismo metafisico, alla dialettica fra filosofia della vita e filosofia dei valori (E. Troeltsch lo chiamerà per questo il ‟Nietzsche cattolico"), Scheler affronta il compito antropologico sui punti nodali del rapporto tra Io e corpo, e tra razionalità e intenzionalità. Il corporeo nell'Io è Körper e Leib, corpo che io ho, e corpo che io sono, il corpo vivente, l'unità del sentire. Ma c'è nell'Io un'unità più alta del Leib: un'unità non organica, dipendente dal Geist, lo spirito concepito come totalità degli atti intenzionali. Tra Leib e Geist si dispiega l'analisi scheleriana della vita emozionale nei piani del sentire affettivo, Fühlen, dell'anteporre e posporre, Vorziehen e Nachsetzen, dell'amare e dell'odiare, Lieben e Hassen. Un gruppo di lavori dello Scheler - Der Formalismus in der Ethik, Wesen und Formen der Sympathie, Liebe und Erkenntnis, Ordo amoris - affronta l'analisi del momento più alto della coscienza, precedente la stessa attività conoscitiva: l'amare e l'odiare. L'amore amplia la prospettiva sul mondo dei valori, e fa ‟risplendere e balenare" contenuti e aspetti dell'esperienza. Oggetto d'amore, nella sfera dei rapporti umani, dev'essere la persona - l'antropologia scheleriana si profila come un personalismo rigoroso -, il Tu dotato di struttura e intenzione. Con Scheler siamo nella parte elevata della costruzione concettuale relativa alla sessualità, e vien fatto di pensare che i problemi siano diversi.
Non è così: la ‛sessuologia', che dagli anni trenta subentra alla Sexualwissenschaft, si aprirà all'esigenza del fattore personalistico. Anche in una delle opere più significative della recente sessuologia medica, The pleasure bond di W. H. Masters e V. Johnson, vediamo che i ‟valori individuali" vengono riaffermati come premessa a una ‟soddisfazione che ci faccia sentire persone complete". Persona, il termine del metafisico Scheler. Con Maurice Merleau-Ponty - la sua Phénoménologie de la perception esce nel 1945, e un capitolo è dedicato a Le corps comme étre sexué - il programma di ricerca antropologico-fenomenologico aveva peraltro avvicinato l'obiettivo al sesso, nei suoi aspetti psicologici e medici. La sessualità, per Merleau-Ponty, non è un ‟ciclo autonomo", basato su comportamenti riflessi, ma è ‟legata intrinsecamente alla totalità dell'essere che conosce e agisce". La psicanalisi non avrebbe ridotto l'uomo a ‟infrastruttura sessuale", ma ritrovato nella sessualità ‟relazioni e atteggiamenti di coscienza". La sessualità è metafisica, giunge ad affermare Merleau-Ponty, dove metafisica vuol dire forma, struttura dell'esistenza. Sessualità ed esistenza, sessualità e corporeità: il marxista Merleau-Ponty rifiuta ogni apertura allo spiritualismo, ma il suo concetto di ‟esistenza totale" e quello scheleriano di persona sono vicini, se non prossimi. Per l'autore della Phénoménologie de la perception, il postulato pansessualistico è una tautologia - se tutto è sessualità, la sessualità è se stessa e ogni altra funzione o comportamento, ma definirla diventa impossibile -, e Reich è assente dalla ricca bibliografia che correda l'opera. L'ideologia del sesso, sul terreno antropologico-fenomenologico, diventa efficace come critica a posizioni unilaterali, a concezioni anguste. Importanti gli sviluppi che la riflessione sul tema della sessualità e dell'amore, lungo la traiettoria ideale della fenomenologia, subisce in Jean-Paul Sartre di L'être et le néant, del 1943. Sartre analizza il rapporto di alterità, dedica pagine sottili allo ‟sguardo altrui" come un ‟sottrarsi del mondo all'imposizione d'un centro che io vorrei compiere" e una premessa alla struttura conflittuale della coesistenza. Il progetto amoroso è visto come insanabile contraddizione del soggetto, che vorrebbe possedere la soggettività altrui come tale, e invece deve oggettivarla.
Ma c'è una metafisica diversa da quella fenomenologica. Julius Evola, in una ridondante e poco chiara, ma fortunata, Metafisica del sesso, indica nella sessualità la più grande forza magica della natura, una pulsione che deriva dall'Unità originaria. In Evola, e in tutto il filone dell'erotismo saggistico e letterario, affiora la tarda India religiosa dei Tantra, testi e metodi iniziatici per ricongiungere l'Io e l'Assoluto, attraverso un misticismo erotico disciplinato dal rito: ma le conoscenze al riguardo degli Evola, dei Bataille e di altri sono episodiche e confuse. Siamo, comunque, sul terreno di un elevato naturalismo, in scoperta polemica con la tradizione cristiana. Anche Pierre Teilhard de Chardin, lo scienziato gesuita che tenta di conciliare evoluzionismo e teologia cristiana, parla di un ‟Amore-energia" che non è solo sentimento e manifestazione umana, ma ‟proprietà generale di ogni Vita", forza cosmica che produce il mondo dalle sue parti. Le phénomene humain del Teilhard inserisce l'antropologia in una cosmologia, ricca di ambiguità concettuali ma anche di passione ermeneutica, dove quel che importa è ‟l'interno delle cose", e in esso la forza propulsiva e unificante che il soggetto umano sperimenta come amore.

6. L'endocrinologia
Alla vocazione totalizzante dell'ideologia si affianca e spesso si contrappone quella analitica e costruttiva della ricerca scientifica. La prospettiva biofisiologica sulla sessualità si amplia nel corso del secolo: programmi d'indagine diversi acquisiscono nuove conoscenze, che diventano momenti di una ricostruzione concettuale dei fenomeni. Si continua la via aperta dallo Hertwig con le ricerche sulla fecondazione nel riccio di mare: fatti già noti si chiariscono, ma le novità che affiorano sono molte. La sessualità segue leggi profondamente inserite nella struttura costitutiva della vita e della psiche: in questo convergono la citogenetica e la psicanalisi. La scoperta degli eterocromosomi e quella dei rapporti tra sessualità e angoscia sono pietre angolari di un edificio inesistente al tempo di Haeckel e Hertwig. Un Rätsel, nel duplice senso di problema ed enigma che il termine assume da Du Bois-Reymond a Haeckel e Freud. Le leggi della sessualità si chiariscono, e siamo perciò nell'ambito del problematico, di quel che non si sapeva e si è scoperto, o non si sa ancora e si potrà scoprire. Ma l'universalità e la coerenza della struttura normativa del sesso; i momenti diversi che essa contiene, ciascuno irriducibile ma legato agli altri; la scoperta o riscoperta di quel che noi chiameremmo anomalie del paradigma (la bisessualità del soggetto umano secondo Freud, la sessualità parziale secondo M. Hartmann); il sentore di fattori determinanti ulteriori e più sottili; una dialettica tra scienza e metafisica della sessualità che si riaccende quando sembrava finita, impediscono o ritardano la scomparsa del Rätsel-enigma dall'orizzonte sessuologico. La citogenetica, così feconda di nuove conoscenze, vede nascere accanto a sé la psicologia del profondo e l'endocrinologia, con un sovrapporsi di date significative che rende ancor più mirabile la reciproca integrazione dei programmi di ricerca. Mentre Wilson, Sutton e Bateson definiscono le regole del giuoco cromosomico nella trasmissione ereditaria dei caratteri e del sesso tra questi, e Freud comincia ad analizzare la funzione della sessualità nella dinamica della psiche, si delinea la teoria di un secondo sistema di coordinamento dell'organismo attraverso ‛messaggeri chimici'. Le ricerche decisive per la nascita dell'endocrinologia sono quelle di W. M. Bayliss ed E. H. Starling sul rapporto tra le secrezioni duodenale e pancreatica: ricerche classiche per il rigore sperimentale e il nesso di teoria ed esperimento, delle quali dà notizia nel 1902 l'articolo The mechanism of pancreatic secretion nel ‟Journal of physiology". Il concetto nuovo è quello di ‛ormone' (Starling, 1905), sostanza normalmente prodotta in una parte del corpo e trasportata dal sangue in una parte distante, dove agisce per il corretto funzionamento dell'organismo. Le Croonian lectures tenute alla Royal Society nel 1904 e 1905 permettono allo Starling di acquistare consapevolezza della prospettiva che si è aperta: i processi di correlazione chimica sono visti come momento specifico del sistema di correlazione delle attività di organi diversi. Al nuovo programma di ricerca sarà dato il nome di ‟endocrinologia" da N. Pende (1912): lo stato attuale delle conoscenze endo- e neuroendocrinologiche è esposto, in quest'opera, dai due articoli di J. Roche e F. Stutinsky. Il concetto di ‛secrezione interna nutritiva' (1855) di Cl. Bernard, desunto dalla scoperta della funzione glicogenetica del fegato, è sostanzialmente ampliato sul nuovo terreno d'indagine. Alla ‟correlazione delle attività di organi diversi" secondo Starling non può sottrarsi la struttura morfofunzionale della sessualità. In alcuni passi delle Abhandlungen, che escono mentre hanno inizio citogenetica ed endocrinologia, Freud ipotizza l'esistenza di sostanze sessuali, come premessa organica alla pulsione: in un primo tempo, egli pensa a sostanze elaborate dalla tiroide o a sostanze presenti in tutto l'organismo e decomposte quando sono stimolate le aree erotogene, poi nella quarta edizione, del 1920, introduce più precisi riferimenti al ‛tessuto interstiziale' delle gonadi. Nelle edizioni precedenti, si leggeva nell'opera un passo che non è sfuggito all'attenta collazione di A. Strachey, dove Freud dichiarava che le ghiandole sessuali non esauriscono la sessualità, come dimostra la permanenza dei caratteri sessuali dopo la castrazione. In Freud il tentativo di somatizzare la dinamica della psiche si esaurisce, del resto, con l'inedito Entwurf einer Psychologie, del 1895: poi ci sono ritorni e resipiscenze, ma il movimento avviene in senso opposto, verso la struttura e le leggi dell'accadere psichico.
L'individuazione degli ormoni sessuali avviene un certo tempo dopo che Bayliss e Starling hanno dimostrato l'esistenza della secretina. I lavori del chimico A. F. J. Butenandt assumono un'importanza decisiva. Nel 1923 E. Allen ed E. A. Doisy, nel 1927 S. Ascheim e B. Zondek danno la prova biologica di una sostanza che provoca l'estro nella ratta castrata. Butenandt e Doisy isolano una sostanza cristallina dotata di effetti estrogeni dalle orme di donna gravida, la follicolina o estrone, e Butenandt ne precisa la formula bruta e di struttura nel 1929. Nel 1930 G. F. Marrian isola l'estriolo: Butenandt conferma la scoperta e stabilisce la differenza chimica rispetto all'estrone. Ancora il Butenandt, nel 1934, e K. Westphal riescono a ottenere in forma pura l'ormone del corpo luteo o progesterone, che il Butenandt otterrà poi per sintesi dal colesterolo. Le conoscenze sugli ormoni maschili seguono di pochi anni. L'androsterone è individuato nell'orina maschile e isolato dal Butenandt, e L. Ruzicka riesce a sintetizzarlo. Nel 1936 E. Laqueur isola da un estratto testicolare un ormone più attivo, il testosterone, che Butenandt e Ružička ottengono poi per via chimica dall'androsterone. Allievo di A. Windaus, attivo a Gottinga e, negli anni di più feconda attività, a Danzica e a Berlino, Adolf Butenandt imprime il suggello di una straordinaria operosità e competenza su un capitolo del programma di ricerca endocrinologica, iniziato trent'anni prima dalla scuola fisiologica inglese. Ci siamo soffermati con relativa dovizia di particolari su un momento di storia dell'endocrinologia più consolidato che altri non siano. Ma qualche cenno a successivi sviluppi non può mancare. Si aprono due nuovi capitoli, il surrene e l'ipofisi. L'endocrinologia della porzione corticale delle capsule surrenali è uno dei campi di più elevata complessità della fisiologia umana, costruito fra clinica e laboratorio, fra l'osservazione di sindromi morbose e una raffinata sperimentazione. All'opera del Butenandt corrisponde quella di Edward Calvin Kendall, attivo alla Mayo Foundation di Rochester e all'Università di Princeton; accanto a lui, T. Reichstein e Ph. S. Hench, associati nel merito di aver isolato il cortisone e l'aldosterone negli anni quaranta. Nel vasto spettro della secrezione interna corticosurrenalica verrà delimitandosi un'area di androgeni ed estrogeni, di crescente importanza fisiopatologica. Le sindromi virilizzanti surrenaliche, in particolare il virilismo surrenalico nel sesso femminile, costituiranno con altre sindromi endocrinologiche, e con la patologia degli eterocromosomi, la base degli ‛stati intersessuali', che G. Marailon fa oggetto nel 1930 di un primo, organico studio. All'ermafroditismo vero, caratterizzato dalla presenza di entrambi i tessuti gonadici sullo stesso soggetto ovariotestir secondo C. Neugebauer, Hermaphroditismus beim Menschen, 1908 - si aggiungono gli ‛pseudoermafroditismi' di origine surrenalica e ipofisaria. L'influenza dell'ipofisi sugli organi sessuali è affermata fin dal secondo decennio del secolo da H. Cushing, fondatore della scuola neurochirurgica americana, e da V. Ascoli. Sono poi individuate (S. Ascheim, B. Zondek, 1923-1930) due gonadostimoline: follicolostimolante (FSH) e luteinizzante (LH), e la prolattina che promuove e mantiene la lattazione. Le gonadostimoline sono ottenute allo stato puro da R. C. Bahn, C. H. Li, M. E. Simpson, H. McEvans, A. Segaloff e, rispettivamente, da H. L. Fevold e H. B. Van Dyke. Gli anni quaranta vedono chiarirsi un ulteriore momento, fisiologico, della sessualità, consistente nei rapporti tra gonadi e ipofisi.
Ma nuove prospettive, su altri momenti o stadi, si aprono. Si analizzano le strutture ipotalamiche influenti sull'attività ipofisaria: l'endocrinologia diventa parte di un più ampio programma di ricerca, la neuroendocrinologia, illustrata in quest'opera dall'articolo di F. Stutinsky. La bibliografia dell'articolo mostra l'inizio, negli anni trenta, e gli sviluppi delle ricerche sui rapporti tra sistema nervoso e ipofisi. I due sistemi di correlazione, il nervoso e l'endocrino, si collegano tra loro, e il collegamento spiega la risposta metabolica e comportamentale dell'organismo alle modificazioni dell'ambiente interno ed esterno. Si costruiscono i modelli biochimici dell'azione ormonale sui recettori degli organi bersaglio. La patologia cromosomica si collega all'endocrina. Nel 1956 J. H. Tjio e A. Levan dimostrano che il cariotipo umano consta di 46 cromosomi, e introducono la conta dei cromosomi fra gli esami di laboratorio. Sono individuate due deviazioni dal normale dimorfismo - femmina XX, maschio XY - degli eterocromosomi: il tipo 45, X, e il tipo 47, XXY, con le rispettive varianti, che vengono collegati con le sindromi di Turner e Klinefelter. Nel 1971, la Conferenza di Parigi sulla determinazione degli standard nella citogenetica umana è costretta a soffermarsi sui cariotipi nelle anomalie cr0mosomiche sessuali, e a fissarne la nomenclatura descrittiva. Alle sindromi qui brevemente ricordate - e ampiamente illustrate nel precedente articolo di J. Segal - corrispondono anomalie psicomorfologiche dello sviluppo sessuale. Queste simmetrie non destano più stupore con il passaggio dei cromosomi X e Y da entità morfologiche a fattori biochimici e trasmettitori di messaggi. Sul cromosoma Y vengono individuati geni a forte azione mascolinizzante, mentre il cromosoma X è collegato con lo sviluppo di tutti i sistemi dell'organismo. Per capire la sessualità, per darne una rappresentazione scientifica, si richiedono ormai nuovi concetti, che alle scienze della vita e in genere alle scienze della natura sono offerti, nella seconda metà del secolo, dalla cibernetica e dalla teoria dell'informazione. La sessualità è un duplice programma, femminilizzante e mascolinizzante, di alta complessità, con stadi evolutivi distinti, ciascuno dei quali avvia il successivo, con retroazioni e anteroazioni positive e negative, con molteplici possibili anomalie o devianze. In una delle opere di sintesi meglio riuscite e più fortunate - Man and woman, boy and girl, 1972 - i sessuologi americani J. Money e A. A. Ehrhardt delineano il programma del dimorfismo sessuale dalla fase cromosomica all'ormonale, alla nervosa, all'acquisto educativo e sociale dell'identità di genere. In campo biomedico e psicoterapeutico queste vedute nuove sulla morfofisiologia del sesso diventano anche solidarietà e comprensione verso l'anomalia, la sofferenza, la devianza.

7. Recenti sviluppi
Scrive l'etnopsicologo ungherese Georges Devereux in un'opera tradotta nelle maggiori lingue - From anxiety to method in the behavioral sciences, 1967 - che tutte le civiltà, non soltanto l'europea, si sono finora mostrate altamente irrazionali verso il sesso. Continuatore del programma antropoanalitico di G. Roheim, assertore dell'importanza del controtransfert, cioè dei vissuti e preconcetti dell'osservatore, nel metodo delle scienze umane, Devereux è convinto che molta pseudooggettività si celi dietro i risultati di indagini sul campo e inchieste, da Malinowski ad A. C. Kinsey. L'entomologo Kinsey - lo era stato, per la verità, anche Forel - che abbandona lo studio delle vespe e affronta i comportamenti sessuali dell'uomo, per riferirne in rapporti - Sexual behavior in the human male, 1948; Sexual behavior in the human female, 1953 - che faranno a lungo notizia in America e in Europa, è l'esempio della deformazione conoscitiva che il Devereux combatte. All'opposto, V. Elwin, l'antropologo che sposa una donna indigena e vive con lei un'esperienza di reciproco amore, può capire e riferire veracemente il valore della sessualità per le popolazioni - The Baiga, 1939; The Muria and their Ghotul, 1947 - da lui studiate. Nelle penetranti osservazioni, numerate, alla Wittgenstein, in cui articola il suo volume, Devereux usa spesso un'alternanza prospettica fra profondità ed evidenza di problemi e fatti. La sessualità (osservazione 253) è il solo istinto che esiga per la piena soddisfazione la risposta di un'altra persona. Siamo agli antipodi di J. Lacan, per il quale la sessualità non è mai relazione effettiva tra soggetti, ma solo un atto solipsistico, un rapporto dell'Io con il proprio inconscio. A una pseudooggettività ossessiva, secondo il Devereux (premessa all'osservazione 97), è necessario sostituire la conoscenza per ‛empatia', attraverso ‟l'esperienza dell'Amore" nel caso di vissuti, istituzioni e valori che riguardano il sesso. Nel vasto sfondo etnopsicologico si coglie più che in altre dimensioni e programmi del revisionismo psicanalitico l'impossibilità di un ritorno all'ortodossia freudiana, incapace, del resto, di affrontare, se non in termini di ermeneutica riduttiva, le grandi sfingi del pensiero di Freud: ‛desiderio', ‛realtà', ‛vita', ‛destino'.
L'irrazionalità della cultura e dei comportamenti verso il sesso sembra, tra le osservazioni del Devereux, la meno penetrante: forse è la più acuta, e certamente ha un particolare significato per il nostro secolo. Un secolo sedotto da erotismi decadenti, mercificazioni morbose e illusorie liberazioni dalla natura, è peraltro il primo che sia riuscito a promuovere una rappresentazione razionale, cioè ‛scientifica', della sessualità tra biologia, psicologia e antropologia. Che la sessualità con i suoi fattori determinanti fosse una parte, un momento della struttura elementare della vita, era ignoto prima dei nostri anni. La scoperta dei gameti, da A. van Leeuwenhoek a K. E. von Baer, e l'importanza classificatoria degli organi sessuali delle piante nel linneano Systema naturae sono stati il preludio a quel che la citogenetica ha fatto, inserendo i determinanti sessuali nel codice cromosomico della vita, dunque in ogni cellula, al di là di un certo punto della scala filogenetica. Ma la sessualità è momento della vita più ampio e vario della stessa struttura cromosomica: la botanica, come altre volte nella storia del pensiero biologico, ha affiancato la zoologia e ha permesso una smossi comparativa. Da Carl Correns - Die Bestimmung und Vererbung des Geschlechts, nach neuen Versuchen mit höheren Pflanzen, 1907 - a Max Hartmann Die Sexualität, Jena 1943 -, la scuola biologica tedesca ha dimostrato l'esistenza di una determinazione fenotipica del sesso - legata a fattori estrinseci, ambientali ed evolutivi - accanto alla determinazione genotipica, cromosomica. Nell'opera citata, dove lo storico della scienza trova la traccia di una tradizione gloriosa - quella dei Baer, Schleiden, Schwann, Virchow, Gegenbaur -, lo Hartmann può distinguere quattro ‟tipi principali della determinazione del sesso": aplogenotipico, aplofenotipico, diplofenotipico, diplogenotipico, rimasti tali nella trattatistica successiva. La microbiologia ha ampliato, però, ulteriormente l'evidenza della sessualità nella natura. J. Lederberg ed E. L. Tatum scoprono e illustrano nel 1946 - in un articolo d'importanza storica, che ricorda gli analoghi di McClung, Sutton e Stevens agl'inizi della citogenetica - la ‛ricombinazione' di geni provenienti da ceppi batterici diversi, posti sullo stesso terreno di cultura. Sex in bacteria è il titolo, significativo, di un lavoro che il primo degli autori citati pubblica qualche anno dopo, nel 1954. La sessualità come trasmissione di caratteri da progenitori a una stessa discendenza si estende alla vita unicellulare. Vita e sesso vedono stringersi il legame che li unisce, in re e post rem, in natura e nella teoria scientifica. Saranno poi individuate diverse forme di ricombinazione: la ‛trasformazione', la ‛trasduzione', la ‛coniugazione'.
Vita e sesso, natura: lo sfondo sul quale la scienza proietta la sua rappresentazione della sessualità è naturalistico. Il sesso vi appare come un momento della legalità, della ‛teleonomia' direbbe il biologo molecolare Monod, che presiede ai processi vitali. Riproducendosi per scissione di cellule progenitrici in cellule figlie, o in maniere analoghe nei Metazoi, la vita non potrebbe accrescere la propria varietà morfofunzionale come invece fa attraverso la riproduzione sessuata. Ma la varietà è premessa a un duplice momento evolutivo della vita: la genesi delle popolazioni e la risposta all'ambiente. Sono gli sviluppi più recenti della biologia, legati all'avvento di nuovi programmi di ricerca, in particolare alla sociobiologia e all'ecologia. All'interno di uno dei paradigmi dominanti il pensiero biologico, la teoria dell'evoluzione, assumono importanza decisiva concetti come popolazione e tasso di riproduzione, prima marginali. Nasce dalla genetica una ‛genetica delle popolazioni', che porta secondo E. Mayr - Animal species and evolution, 1963 - ‟ad ampliare il campo dell'indagine dal gene al pool genico della popolazione". Anche l'antropologia coglie un nesso analogo fra sessualità e società primitive, con un'opera che diventa classica, sebbene recente: Les structures élémentaires de la parenté, 1949, di Claude Lévi-Strauss. La cultura, nell'ampia accezione che l'antropologia dà a questo termine dopo Tylor, Frazer e Boas, si distingue dalla natura perché i comportamenti culturali, a differenza dei naturali, obbediscono a regole. Alla struttura delle società primitive presiedono regole dei comportamenti sessuali, negative e positive: è proibito l'incesto, sono fissate modalità di matrimonio preferenziali o prescrittive. L'inconscio collettivo traspone l'elemento della sessualità nelle relazioni su cui si fonda l'aggregato metafamiliare.
Ci limitiamo ad accenni, su punti che contribuiscono a definire la sessualità come un momento della vita e della sua evoluzione, strutturale e diacronica, nella natura. Per essere tale, il sesso deve inserirsi nell'assetto morfofisiologico dell'individuo, e aver parte sostanziale nel destino delle pulsioni: come ciò avvenga, è mostrato dall'endocrinologia e dalla psicologia del profondo, mentre con Konrad Lorenz l'etologia descrive comportamenti e ntualizzazioni affascinanti della sessualità, una delle grandi forze assise nel ‟parlamento degl'istinti". Certo, l'analisi della sessualità nell'individuo ha un territorio privilegiato d'indagine nella biofisiologia umana: ma lo studio comparato dei comportamenti animali ha ampliato la prospettiva delle conoscenze, avvicinandola per estensione e significato alla prospettiva citogenetica. La rappresentazione scientifica o razionale del sesso tende a darsi come iniziale principio di sintesi il concetto di natura. Dalla natura il cammino dovrebbe proseguire attraverso la soggettività umana, fino al conferimento di senso ai vissuti sessuali dalla coscienza. Qui la rappresentazione scientifica della sessualità appare quale di fatto è, un programma di ricerca tuttora aperto, un paziente lavoro sul fertile suolo dei territori di frontiera, ma anche un insieme ordinato di conoscenze, che retroagisce sulla ragione e la costringe a spiegare e interpretare. Basti un esempio, tratto da una grande tradizione, quella cattolica. La Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes), approvata nel dicembre 1965 dal Concilio Vaticano II, dopo una premessa sulla novità della storia contemporanea e su una ‟più radicale modificazione" dovuta alla crescente importanza della scienza e della tecnica, riconosce l'‟indoles sexualis hominis" e dichiara ‟magna observantia reverendi" gli atti della sessualità coniugale. Il matrimonio non è stato istituito ‟tantum ad procreationem". Il sofferto equilibrio tra opposte vedute dei Padri conciliari sui problemi della contraccezione e dell'esplosione demografica non ha impedito all'ultima assise ecumenica del cattolicesimo di guardare a una sessualità umanamente vissuta con la serenità ch'era stata del Cristo verso tutta la vita. Scienza e sessualità s'incontrano nel testo conciliare citato: si riconosce la dignità religiosa della vocazione conoscitiva - e vi tornerà Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis - e si afferma la dignità ontologica della natura e della vita. ‟Il progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali - si legge nella Costituzione - non soltanto permette all'uomo una migliore conoscenza di sé, ma lo mette anche nella condizione d'influire direttamente sulla vita della società, con i metodi della tecnica. Nello stesso tempo l'umanità si preoccupa sempre più di prevedere e ordinare il proprio incremento demografico". Il sesso è per la vita e Dio è ‟Dominus vitae". Pare che la riforma del Codice di diritto canonico lascerà cadere la formula del matrimonio come ‟remedium concupiscentiae" - formula indegna della religione che ha rivendicato l'omnia munda mundis -, a favore di una definizione positiva, esistenziale e solidaristica.
Mentre la rappresentazione scientifica del sesso viene ascoltata e, in parte, accolta da una grande religione; mentre si delinea, in campo laico, una prospettiva ‛bioetica' - si veda l'Encyclopaedia of bioethics, opera di sintesi ma anche d'avanguardia - sui grandi problemi di confine tra corpo e coscienza, e in particolare sulla sessualità; mentre l'antropologia speculativa di uno Scheler e quella fenomenologica di un Merleau-Ponty affondano nei vissuti emozionali la lama di un'introspezione teoreticamente affinata; mentre i neuroendocrinologi lavorano sulle strutture costitutive dell'unità somatopsichica, fra circuiti ormonici e reti informazionali del cervello, intorno ai programmi di ricerca si determina una situazione complessa. La Sexualwissenschaft di Bloch è diventata ‛sessuologia' - lo psicanalista francese A. L. M. Hesnard pubblica nel 1951 un Manuel de sexologie normale et pathologique - con proiezioni nelle università o istituzioni scientifiche a Praga, Amburgo, Lovani o, e successivamente altrove; negli Stati Uniti si affermano il gruppo di ricerca del Money e l'unità terapeutica di Masters e Johnson, già ricordati. Ma motivi di debolezza non tardano a manifestarsi nella nuova formula: la sessuologia resta un programma multidisciplinare, che permette alle parti del tutto notevoli gradi di libertà e favorisce la contesa per l'egemonia di psicologi, endocrinologi e specialisti di terapia familiare e counseling. Presieduta dall'italiano R. Forleo, nascerà nel 1978 una World Association for Sexology. Dieci anni prima, la contestazione del sessantotto non ancora chiarita nei suoi motivi di fondo ha innalzato fra le proprie bandiere Eros and civilisation e One-dimensional man: il Marcuse teorico della repressione addizionale del piacere imposta dalla società tecnologica avanzata in nome di un ‟principio di prestazione" produttiva. L'ideologia, non filosofica, ma di massa, trova nell'Eros la parola chiave, carica di suggestione naturalistica e idealistica al tempo stesso: la ‟percezione distratta", per usare un'efficace espressione di W. Benjamin, fa il resto. Nascono i movimenti di liberazione, delle donne, degli omosessuali, tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta. Con la diffusione del lavoro femminile, l'abbassamento della maggiore età a diciotto anni, l'introduzione del divorzio nei paesi europei che ne erano privi, l'accentuarsi del decremento di natalità dovuto al largo uso di pratiche contraccettive nelle società industriali avanzate, la realtà familiare subisce trasformazioni profonde. E così il costume, del quale è difficile fare una descrizione o un bilancio, se non attraverso pochi e semplici asserti. Per una parte della coscienza contemporanea - fedele in questo alla vocazione scientifica, la più profonda del secolo - la sessualità appartiene ormai alla vita, e come della vita e di tutta la natura, il soggetto umano vuole averne esperienza, coscienza e responsabilità in un progetto creativo e secondo valori. Al polo opposto, in concezioni ideologizzanti di vario genere, la sessualità copre qualcosa che rifiuta di chiarirsi, o serve a ridurre l'esistenza a pulsione. Ma solo la scienza, una scienza consapevole dei profondi problemi impliciti nella comprensione organica del reale, sembra capace di proseguire il cammino verso nuovi concetti: e il sapere scientifico, nella sua più alta forma, che è quella di una religione della verità sulla struttura del mondo, non ha nulla da rifiutare pregiudizialmente. I movimenti di liberazione: il gay, il femminista, sono anch'essi ricchi di esperienze da analizzare e ricomporre sul terreno scientifico. Un esempio, la Supplica alla madre dello scrittore Pier Paolo Pasolini - ucciso nel novembre 1975 alla periferia di Roma, durante un incontro omosessuale, in circostanze mai bene chiarite: ‟È difficile dire con parole di figlio / ciò a cui nel cuore, ben poco, assomiglio. // Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. // Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: / è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. // Sei insostituibile. Per questo è dannata / alla solitudine la vita che mi hai data. // E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame / d'amore, dell'amore di corpi senza anima. // Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu / sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: // ho passato l'infanzia schiavo di questo senso / alto, irrimediabile, di un impegno immenso. // Era l'unico modo per sentire la vita, / l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. // Sopravviviamo: ed è la confusione / di una vita rinata fuori dalla ragione. // Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. / Son qui, solo, con te, in un futuro aprile... //".
Dire che questo messaggio di umanità e di dolore può essere capito e decodificato dalla psicologia del profondo ancor più che dalla critica letteraria, è irriverente, forse, ma vero. Freud ha dedicato alla ‟struttura interna dell'affezione", innere Struktur der Affektion, una delle Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse, la ventiseiesima. L'omosessualità è posta in rapporto al narcisismo, la sindrome dove l'Io diventa oggetto d'amore a se stesso. Nel narcisista si altera la relazione tra Io e mondo, costitutiva dell'esperienza. La scelta eterosessuale dipende invece dall'aprirsi del soggetto all'incontro con la natura e con la vita che attraverso la sessualità si estende e continua. L'analista O. Fenichel ha poi chiarito l'esistenza, nella pedofilia, di un'identificazione inconscia con la madre, associata alla ricerca di un sostituto che rassicuri contro l'angoscia edipica. Sono i primi passi nell'analisi di vissuti tanto più ardui a comprendersi, in quanto resistono alla traslazione. Ma la ricerca è, comunque, impegnata a percorrere un cammino che renderà intelligibile la persona umana come unità somatopsichica, come Io inserito in una trama di relazioni, affetti e interessi.
Vita, individuo: sono questi i poli tra cui deve muoversi la costruzione concettuale della sessualità. Teleonomia della natura vivente, teleonomia del soggetto: innegabili entrambe, necessario punto di riferimento del lavoro scientifico sul sesso. Ma la seconda, la teleonomia soggettiva, più fragile e quasi si direbbe più accidentale dell'altra. Classe di innumerevoli enti - dai tipi agl'individui -, la vita salva le proprie strutture, funzioni ed equilibri anche quando l'esistenza singola è lesa in attributi essenziali. La citogenetica esplora e definisce ‛la sessualità nella vita', e registra anomalie che restano irrilevanti rispetto alla norma e al suo telos: garantire la varietà dei viventi. Il problema dell'individuo sessuato comincia a porsi nell'anatomia e fisiologia comparate, fino ad acquistare tutto il suo peso nelle scienze umane.
Che cos'è, rispetto alla vita, l'individuo vivente? L'ortogenesi, e un finalismo fondato su virtualità che si attueranno nel tempo, possono ancora spiegare una vita che mostra di possedere una storia e forme innumerevoli? Non si deve, invece, concepire ogni classe di enti, e ogni individuo, come produzione di un'unità da una molteplicità, di un ordine strutturale e funzionale da premesse eterogenee? La filogenesi è sviluppo o sintesi, Entwicklungsgeschichte o Schöpfungsgeschichte? La comprensione della sessualità nell'individuo passa anche per la risposta a queste domande, remote dal punto d'applicazione. Rispetto alla sintesi, l'analisi ha un senso diverso che non rispetto allo sviluppo, o al fine, perché chiarisce momenti e alternative, non semplici virtualità. Ma l'analisi, biomedica, psicologica, antropologica, ha mostrato, appunto, che la sessualità del soggetto umano è sintesi di relazioni e situazioni molteplici e varie. Nella sintesi riuscita è il fondamento della ricchezza espressiva, nell'angustia dell'orizzonte o nella ‛defusione' delle parti è la causa della devianza, del dolore, della povertà morale.
Anche rispetto al sesso, la teoria scientifica è la più elevata e corretta risposta all'esigenza conoscitiva e finanche al bisogno ermeneutico. La comprensione della sessualità dei viventi le appartiene, al pari di tutti gli altri aspetti del mondo che circonda l'uomo e si continua in lui.




Bibliografia


da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it

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