1. Citogenetica
In
un'opera che ambiva il carattere di sintesi e bilancio dell'Ottocento
scientifico, e il merito d'un vero e proprio compendio della concezione
monistica del reale, Ernst Haeckel scriveva: ‟I processi più minuti
della fecondazione e della riproduzione sessuale in genere sono della
più alta importanza; essi ci sono noti nei loro particolari solo dal
1875, da quando Oscar Hertwig, allora mio allievo e compagno di
viaggio, cominciò ad Aiaccio in Corsica le
sue ricerche sulla fecondazione delle uova dei ricci di mare, con le
quali aprì una nuova via. La bella capitale dell'isola del rosmarino,
dove il grande Napoleone nacque nel 1769, fu anche il luogo dove per la
prima volta furono osservati con precisione nei loro particolari più
importanti i misteri del concepimento animale. Hertwig trovò che
l'unico fatto essenziale della fecondazione è la fusione delle due
cellule sessuali e dei loro nuclei". Abbiamo citato nella fedele
traduzione dell'embriologo italiano Herlitzka questo passo degli
haeckeliani Welträtsel, usciti nel 1899 e in italiano nel 1904 con un'Introduzione sulla filosofia monistica in Italia dello psichiatra Enrico Morselli. L'educazione epistemologica segnala subito al lettore d'oggi l'insicurezza dell'edificio concettuale creato dal ‛profeta di Jena':
le sue ambigue premesse, i suoi sterili verbalismi, le avventurose
inferenze. Lo storico non può non soffermarsi sul titolo stesso
dell'opera, volutamente usurpato, con ogni verisimiglianza, a uno
scritto del fisiologo Emil Du Bois-Reymond, Die sieben Welträtsel,
che vent'anni prima aveva denunciato gli ‛enigmi' - vita, sensazione,
libero arbitrio - irrisolti e irresolubili dalla concezione
meccanicistica della natura. Ma non a caso l'edizione italiana
dell'opera s'intitolava Problemi dell'universo.
Un'ardita sintesi di Spencer e Darwin, espressa nel concetto
dell'Universo come ‟evoluzione eterna della sostanza", faceva credere
allo Haeckel chiariti i dubbi sostanziali, superate le aporie
interpretative, raggiunti i concetti primitivi della concezione
scientifica del mondo. L'intelligibilità della natura era, invece,
problema aperto agl'inizi del nuovo secolo, e il prezzo del progresso
sarebbe consistito in autentiche rivoluzioni concettuali. Anche la
comprensione della vita e dei suoi momenti costitutivi - il sesso tra
questi - avrebbe richiesto una larga apertura alla novità e al
significato (come intelligibilità più profonda) delle esperienze.
Restava allo Haeckel il merito di aver impostato un bilancio. I Welträtsel,
largamente tradotti e recensiti, indicavano al nuovo secolo le nozioni
che ereditava, in particolare le biologiche e, tra esse, le conoscenze
sulla morfo-fisiologia dei processi fecondativi. Dalla memoria di Karl
Ernst von Baer De ovi mammalium et hominis genesi,
del 1827, con le prime osservazioni sull'uovo nei follicoli ovarici di
un mammifero - il cane -, ai citati esperimenti dello Hertwig, le
ricerche sulla sessualità si erano date un riferimento a fattori
costanti e osservabili, e si erano collegate con la più generale e
feconda delle teorie biologiche, quella cellulare. Ne derivano sviluppi
decisivi, con il precisarsi del livello citologico d'osservazione, fin
dai primi anni del nuovo secolo. Esce, nel 1900, la seconda edizione di The cell in development and heredity,
di E. B. Wilson. Nella prima edizione, del 1896, l'autore aveva
supposto che i processi ereditari avvenissero attraverso la
‟trasmissione fisica di un particolare composto chimico": la
‟nucleina", che F. Miescher aveva isolata (1871) dai nuclei delle
cellule del pus, e R. Altmann aveva analizzata (1889) in acido
nucleinico e albumina. Mentre i botanici H. De Vries,
C. E. Correns ed E. Tschermak riscoprono (1900) le leggi della
variazione discontinua dei caratteri nella discendenza, già formulate
(1866) da G. Mendel,
e W. Bateson e L. Cuénot le estendono (1902) al regno animale, W. S.
Sutton in due memorie formalmente rigorose (1902, 1903) definisce lo
schema dinamico del comportamento dei cromosomi, di origine paterna e
materna, nelle cellule della linea germinale. Nasce una disciplina
nuova, la genetica (Bateson, 1906), su base citologica. In questo
quadro anche la sessualità si determina ulteriormente, cade una
secolare abitudine alla congettura - il Wilson citava (1896) da J. F.
Blumenbach le 262 ‟ipotesi infondate" sul sesso registrate nel
Settecento dal Drelincourt - e si sostituisce a ciò il rinvio a entità
osservabili. Già nel 1901 C. E. McClung individua nel corpuscolo
nucleare di Henking (1891) un determinante cromosomico, in senso
maschile, del sesso del portatore. Il cromosoma X - così denotato per
la sua incerta natura e funzione - viene a occupare un posto nello
schema genetico della sessualità. I rapporti fra sessualità e cromosomi
si chiariscono meglio nel 1905 con le ricerche di L. G. Stevens sul
coleottero Tenebrio,
e del Wilson su alcune specie di Insetti: i cromosomi sessuali sono
due, X e Y, più piccolo. C'è un'omo- e un'eterozigosi, XX e XY: la
prima situazione cromosomica caratterizza in alcuni gruppi sistematici
le femmine, in altri i maschi. L'ipotesi, formulata da alcuni
ricercatori, che gli ‛eterocromosomi' X e Y siano un carattere sessuale
secondario e non il fattore determinante il sesso, perde terreno con le
ricerche di T. H. Morgan, unitosi al Wilson nel Dipartimento di
biologia della Columbia University, sulla specie melanogaster di Drosophila,
il moscerino dell'aceto. Riluttante, prima del 1910, ad accettare lo
schema mendeliano dei processi ereditari e la sua interpretazione
citologica secondo Sutton e Wilson, Morgan si propone invece di
saggiare su materiale zoologico l'efficacia evolutiva della
‛mutazione', studiata dal botanico De Vries su Oenothera lamarckiana, la evening primerose della
flora americana, fino alla genesi di una nuova specie nel corso di una
generazione. Rispetto alla determinazione del sesso, Morgan è
inizialmente incline all'ipotesi del suo determinarsi attraverso
interazioni tra organismo embrionale e fattori esterni - temperatura,
nutrizione, concentrazioni ioniche -, non per via ereditaria. Ma lo
studio del mutante a occhi bianchi di Drosophila lo
pone davanti alla trasmissione discontinua prevista dallo schema
mendeliano (1910): da questo momento i lavori del Morgan imboccano la
via citogenetica, e offrono un'elegante prova della determinazione
genetica del sesso attraverso i casi di sex-linkage. Linkage è
chiamato il collegamento tra caratteri distinti nel corso della
trasmissione da progenitori a discendenti: esso si verifica anche tra
sesso e altri caratteri - è, ad esempio, sex-linked il carattere occhi bianchi di Drosophila,
nei citati esperimenti del Morgan -, e ciò contribuisce a rafforzare
l'ipotesi che la sessualità si trasmetta secondo lo schema mendeliano,
interpretato citologicamente.
Già
nel primo decennio del secolo la ‟storia naturale del sesso" -
quest'efficace espressione è desunta dal titolo di un volume di E. Padoa -
ha ampliato le proprie conoscenze molto oltre i protocolli dello
Hertwig sulla fecondazione, percorrendo quella grande strada del
determinismo causale ma non riduttivo dei fenomeni vitali, che aveva
accomunato biologi non meccanicisti, come Cuvier e Bernard, al
materialista Virchow e all'innovatore della teoria della discendenza,
Darwin. Dati dei quali si riferisce ampiamente nei precedenti articoli
del Segal e del Loewit sono stati con brevità ricordati e inseriti nel
quadro in cui si muovono le nostre considerazioni: la costruzione del
concetto di sessualità nella scienza del Novecento. Determinismo
causale, abbiamo detto, e apertura a nuovi aspetti che alimentano
sviluppi conoscitivi: procederà così la storia naturale - a rigore
dovremmo dire ‛storiografia' - della sessualità. Tale storia, o
storiografia, diviene anche un momento del pensiero scientifico nel
quale cogliere la manifestazione d'una complessa e irrisolta idea della
natura, che si ritrova in tutti i programmi di ricerca. Molteplicità di
parti e unità strutturale, forma e funzione, dipendenza e innovazione,
storicità e legalità sono i concetti complementari che la ragione
scientifica userà per comprendere i fenomeni, e tra questi la
sessualità dei viventi. Ma la deduzione (nel senso di Kant: ricavo di
un'idea da altra, universale e necessaria, che la precede) di natura e
mondo resterà un'esigenza inappagata nel pensiero scientifico del
secolo.
2. Psicologia del profondo
In Histoire de la sexualité Michel Foucault individua
una duplice ‟rottura", l'una nel Seicento, caratterizzata da ‟nascita
delle grandi proibizioni, valorizzazione della sola sessualità adulta e
matrimoniale, imperativi di decenza, elusione del corpo, silenzi e
pudori espressivi", l'altra avvenuta nel nostro secolo, quando ‟i
meccanismi della repressione avrebbero cominciato a disserrarsi". Si
ritrova in quest'affermazione l'apparenza più che la sostanza dei
fatti, o almeno gli effetti e non la causa. Il vero, sostanziale
mutamento d'interpretazione che la sessualità subisce nella cultura e
nella vita del Novecento, è di origine scientifica: il sesso è inserito
nella legalità che presiede alla natura vivente, è colto in relazione
ai vissuti profondi della psiche umana, è analizzato nella statica e
nella dinamica sociali. A questo si aggiunga un momento medico,
ortogenetico, basato sul programma di ricerca neuroendocrinologica. Dal
sesso come comportamento, si passa a una sessualità intesa come momento
della vita, di tutta la vita, che la psiche recupera nella pienezza del
suo significato, in una dinamica di rapporti interpersonali e di
sottili simbolizzazioni. Moralismo ed erotismo - quest'ultimo dilagato
nelle società industriali del secondo dopoguerra -, ma anche l'etica
che imposta un serio discorso in termini di natura, persona umana e
società, si trovano a dipendere dall'impostazione scientifica del
problema, cioè da nozioni, prospettive, correlazioni prima sconosciute
o indimostrate. Che la svolta sia scientifica lo dimostrano anche, al
loro sorgere, ‛questione' e ‛teoria' sessuali, per i legami di certi
autori Forel, naturalista e medico, Freud, neurologo e psicologo,
Bloch, medico e antropologo - con la ricerca positiva, i suoi temi e
metodi. Escono tra il 1905 e il 1907 la Question sexuelle exposée aux adultes cultivés di Auguste Forel, le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie di Sigmund Freud e Das Sexualleben unserer Zeit di Iwan Bloch.
Nato nel 1848 (morirà nel 1931) Forel intuisce la propria vocazione leggendo The origin of species. Studia medicina a Losanna e a Zurigo, approfondisce l'anatomia del sistema nervoso a Vienna con
Meynert, s'interessa a problemi di frontiera: il rapporto
mente-cervello, l'ipnotismo, la terapia del lavoro nell'alienazione
mentale, il nesso tra condotta criminale e costituzione fisica, i
comportamenti istintivi. Contemporaneo dei primi, grandi etologi avant la lettre, Brehm, Fabre, dedica lavori approfonditi alla tassonomia delle formiche e al loro psichismo: Die psychischen Fähigkeiten der Ameisen und einiger anderer Insekten s'intitola una sua memoria del 1891. Come in Eugen Bleuler,
il sistematore delle schizofrenie, che gli succederà sulla cattedra di
psichiatria a Zurigo e nella direzione del nosocomio di Burghölzli,
troviamo in Forel un latente presupposto psicobiologico, di remota
origine lamarckiana e bichattiana: vita e psiche sono una stessa
realtà, e la vita, per dirla con il Bichat delle Recherches physiologiques sur la vie et la mort (1802), è ‟faculté de sentir". L'espressione ‟cerveau-âme"
è quella che Forel più volentieri usa per entificare il sostrato
impalpabile della mente e il messaggio enigmatico della malattia. E
anche attivo sul fronte delle riforme sociali. La lotta del Comitato da
lui presieduto contro la prostituzione regolamentata nel Cantone di
Zurigo mette in crisi per la prima volta un sistema realizzato nella Francia di
Luigi Filippo ed esportato in molti paesi europei: se ne possono
trovare i principi nell'opera del medico Parent-Duchâtelet, del 1836, De la prostitution dans la ville de Paris, considérée sous le rapport de l'hygiène publique, de la morale et de l'administration. Nello psichiatra svizzero ‟l'axiome fondamental de la question sexuelle"
è naturalistico prima che etico, oggettivo prima che soggettivo:
‟Nell'uomo, come in tutti gli esseri dotati di vita, il fine immanente
di ogni funzione sessuale, e perciò anche dell'amore sessuale, è la
riproduzione della specie". Fare tavola rasa degli opposti pregiudizi
sul sesso alimentati da moralisti e libertini; impostare l'educazione
alla sessualità e al controllo delle nascite; far scendere l'età
matrimoniale media degli uomini ai ventiquattro anni dai trenta o
trentacinque consacrati dal costume della belle époque:
Forel individua punti che acquisteranno rilievo nella seconda metà del
secolo, in sociologi, demografi, educatori. Funzione naturale della
sessualità e comportamenti individuali e sociali devono corrispondersi:
nelle conclusioni del Forel ritroviamo il postulato psicobiologico,
dove la psiche rispecchia e subisce più che orientare e interpretare, e
la vita non è colta nelle potenziali disarmonie del suo funzionamento.
L'opera del Forel conosce una grande fortuna: ne uscirà nel 1941 la
diciassettesima edizione tedesca, e su di essa avverrà nel 1945 la
seconda versione italiana.
Nel 1905, anno delle Abhandlungen nonché
dei lavori sul caso clinico di Dora e sul motto di spirito, Freud sta
per uscire dall'isolamento viennese attraverso l'incontro con Jung e la scuola di
Bleuler. Vicino ai cinquant'anni, è nato nel 1856, mostra la pienezza
della maturità creativa. E divenuto medico per soddisfare la vocazione
filosofica a svelare gli ‛enigmi' della realtà: Rätsel,
parola che segna uno spartiacque nella scienza tedesca con la sua
ambivalenza semantica di enigma e problema. Ancora giovane, nel 1885,
quando si reca a Parigi da
Charcot, si accorge che vi sono paralisi determinate da traumi
psichici, che il soma può essere punto d'arrivo e non di partenza della
rappresentazione: la paralisi isterica, a differenza dell'organica, ‟si
comporta come se l'anatomia non esistesse per nulla o come se essa non
ne avesse conoscenza alcuna". Pubblicherà solo dopo otto anni, nel
1893, le Quelques considérations pour une étude comparative des paralysies motrices organiques et hystériques:
memoria che fa data nel lento costituirsi di un paradigma psicologico
autonomo da quello organicistico e meccanicistico. La patologia del
ricordo legato ai vissuti affettivi, inserito nel ‟destino delle
pulsioni" - e un'espressione sua, di quel grande stilista del tedesco
scientifico ch'egli verrà affermandosi - gli fa scorgere la causa delle
psiconevrosi: isteria, ossessioni, fobie. Una causa insita nella
sessualità repressa, non accettata dalla coscienza del soggetto: il
meccanismo generatore consisterebbe nel blocco di un'energia specifica,
la libido (il termine appare nella corrispondenza con W. Fliess
nell'agosto 1894, e l'anno successivo nella prima memoria sulla nevrosi
d'angoscia), che normalmente si trasforma in appetizione e volontà.
Freud individua il sintomo, anzi segnale, collegato con le vicende
abnormi della libido: l'angoscia, un vissuto denso di implicazioni, la
cui analisi si protrarrà per tutta l'opera freudiana, e rimarrà a
indicare la rottura del rapporto fra Io, corpo e mondo. Intanto la
sessualità diventa un'erma bifronte con il passaggio dalle Studien über Hysterie del 1895, alla Traumdeutung del 1900. Libido e Wunsch:
energia e ‛desiderio', termine connotato da un ampio sfondo
antropologico, dove la sessualità potrebb'essere un momento e non il
tutto, un caso e non la causa. Quando, in Jenseits des Lustprinzips,
del 1920, riprenderà il discorso sul sesso in termini di ‟pulsioni di
vita", su uno sfondo degno davvero di un presocratico, Freud annoterà
qualcosa di singolare: ‟La nostra concezione è stata dualistica fin
dall'inizio, e oggi - dacché i termini opposti non sono più chiamati
pulsioni dell'Io e pulsioni sessuali, ma pulsioni di vita e pulsioni di
morte - lo è più decisamente che mai. Al contrario, la teoria della
libido di Jung è monistica". Ma il desiderio, rispetto alla sessualità,
non era stato un'antitesi, bensì un chiarimento, un'amplificazione
ermeneutica; e così successivamente, la realtà, l'Eros, la vita. A uno
dei due poli del presunto dualismo erano avvenute trasformazioni
radicali, e non si poteva dimenticarle solo perché all'estremo opposto
del campo psichico era venuta delineandosi una pulsione antagonista.
Le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie rappresentano,
dunque, lo sbocco di una ricerca incompiuta, che assiomatizza se stessa
per possedere la propria ricchezza e novità. L'esame critico della
letteratura vi ha parte notevole, come nella Traumdeutung.
A un Freud che nell'agosto 1919 scriverà a Lou-Andreas Salomé d'essere
costretto a leggere Schopenhauer e altri autori ‟non volentieri",
corrisponde qui l'attento recensore della vasta e ricca fenomenologia
contenuta negli Studies in the psychology ofsex di Havelock Ellis, e in Krafft-Ebing, in Moll. Due gli assiomi: la pulsione, Trieb, definita come ‛rappresentanza psichica', psychische Repräsentanz, di una stimolazione endosomatica in continuo flusso, e la ‛saldatura', Verlötung,
che esisterebbe tra la pulsione sessuale e il suo oggetto. Sono
concetti che figurano già nella prima edizione dell'opera, mentre i
paragrafi sulle organizzazioni pregenitali della libido, e sulla teoria
della libido, saranno aggiunti nella terza, del 1915. E sono concetti
che hanno il duplice pregio di essere chiaramente espressi e di
rivelare una novità latente nel pensiero scientifico di quegli anni:
l'istinto diventa pulsione. Anche Fabre registrava il parziale discernement dei suoi imenotteri, e a posteriori presentiamo
l'avvento dei paradigmi etologico e sociobiologico. Il terso orizzonte
psicobiologico di Forel si offusca, restando, come vedremo, analoghe le
premesse. Gli assiomi citati permettono a Freud di avviare l'analisi
delle inversioni e perversioni, e della sessualità pregenitale. Le
inversioni sono viste come scelte aberranti, e devianti - Abirrungen, Abweichungen,
vi sono entrambi i termini -, in rapporto all'oggetto sessuale, mentre
le perversioni sono tali in rapporto al fine. L'invertito omosessuale è
attratto da un individuo dello stesso sesso, il pervertito sadico o
masochista, secondo la teoria del Krafft-Ebing, persegue il dolore,
attivo o passivo, invece del piacere. Fin qui Freud ha il merito
d'introdurre una classica chiarezza definitoria in problemi dibattuti
ma rimasti allo stadio descrittivo, con ipoteche mediche e
nosografiche. Ma l'analisi della sessualità pregenitale offre nuovi
elementi, esplicativi, causali. La sessualità è una struttura unitiva e
riproduttiva, preceduta da un vissuto psichico, il ‛piacere': struttura
e vissuto tenderanno a fondersi nella scelta oggettuale, eterosessuale,
della pubertà. Questo avviene attraverso la storia dello sviluppo di
ogni soggetto umano, sullo sfondo di una presenza misteriosa, di una
forza cosmica, come dirà nelle pagine più belle e rivelatrici dello Jenseits.
Nell'uomo, maschio e femmina, l'esperienza del piacere attraversa una
fase orale e una successiva fase anale, ‛autoerotiche' - Freud mutua il
termine dallo Havelock Ellis -, cioè ancora esenti dal rapporto ad
altri individui. Componenti pulsionali parziali di ordine visivo,
ostensivo e aggressivo affiancano lo sviluppo dell'esperienza di
piacere, dall'autoerotismo, attraverso la fase genitale, fino alla
pubertà e alla relazione oggettuale a un secondo individuo. La teoria
della libido entrerà dopo, come abbiamo detto, nelle Abhandlungen per collegare la pulsione alla ‟chimica delle sostanze sessuali", che Freud aveva postulata (1905) nella memoria Meine Ansiehten über die Rolle der Sexualität in der Ätiologie der Neurosen, e che gli endrocrinologi determineranno sul terreno sperimentale.
L'endrocrinologia confermerà anche un'altra ipotesi, alla quale Freud accenna nelle Abhandlungen: la presenza di fattori costitutivi del sesso opposto in ogni individuo umano. Si pubblica in questi anni uno Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen,
con ampie bibliografie nelle quali i temi della bisessualità,
dell'ermafroditismo e del pseudoermafroditismo affiorano con notevole
frequenza. Ma come tutta la ‛teoria sessuale' freudiana, il tema della
bisessualità è destinato a oscillare tra organicismo e psicologia. In
termini di bisessualità psichica, e di rimozione della tendenza
eterosessuale, l'omosessualità viene affrontata da un allievo, poi
dissidente, di Freud, W. Stekel, nel volume Onanie und Homosexualität (1917). In anni recenti il motivo della bisessualità nella teoria analitica sarà studiato da W. Granoff - Filiations. L'avenir du complexe d'Oedipe, 1975; La pensée et le féminin,
1976 -, uno dei più acuti e ardui interpreti del pensiero freudiano.
Presente in ogni soggetto, e non analizzabile attraverso la
traslazione, la bisessualità sarebbe all'origine del ‛segreto' che
resta nella teoria analitica. L'analista è detto per questo un ‟théoricien qui s'ignore". Invece l'analista ungherese S. Ferenczi,
autorevole membro della ‛guardia del corpo' freudiana, si propone di
ricondurre il sesso da psiche a bios, da rappresentazione a situazione
attraverso la ‛bioanalisi'. Versuch einer Genitaltheorie, del 1924, che nella traduzione inglese del 1938 assumerà l'iridescente titolo di Thalassa, a theory of genitality,
interpreta la situazione edipica e l'atto sessuale come ripristino del
grembo materno, e quest'ultimo come tardiva sopravvivenza del rapporto
arcaico fra vita e mare. ‟Alquanto fantasiosa e tuttavia del più grande
interesse" Freud definisce l'opera di Ferenczi in una nota all'edizione
del 1924 delle Drei Abhandlungen. Dello stesso anno è il Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido di K. Abraham,
il più fedele al maestro fra gli allievi di Freud. Anche qui, qualche
avventuroso collegamento tra teoria sessuale ed embriologia, ma uno
spunto nuovo: l'impianto di una caratteriologia su base sessuologica.
Oralità, analità e ambivalenza, genitalità oggettuale, narcisismo, nel
lavoro citato e nelle successive Psychoanalytische Studien zur Charakterbildung,
del 1925, sono visti come archetipi di situazioni o forze strutturanti
il comportamento soggettivo tanto nello sviluppo verso la sessualità
genitale che nella ‛regressione' a fasi precedenti. In Abraham resta
aperto il problema se le corrispondenze tra stadi sessuali e strutture
caratteriali abbiano nei primi la causa e nelle seconde l'effetto, o se
invece lo sviluppo della sessualità dipenda a sua volta da vissuti
profondi, affettivi ed esistenziali.
In Jenseits des Lustprinzips,
come abbiamo accennato, le vedute freudiane sulla sessualità si
comporranno in uno schema teorico che non rinnegherà le affermazioni
delle Abhandlungen, cercherà di assumere entro di sé i risultati dell'analisi del narcisismo - Zur Einführung des Narzissmus,
1914 -, e raffigurerà nel soggetto umano, su uno sfondo più ampio,
l'antitesi tra pulsioni di vita, o Eros, e pulsioni di morte. Il
termine Thanatos per queste ultime sarà introdotto in seguito
dall'analista P. Federn, dopo che sul Todestrieb ha
lavorato una misteriosa figura di donna, Sabina Spielrein, analista
russa destinata a scomparire nelle purghe staliniane degli anni
1936-1937. Che nella teoria psicanalitica si sia fatto spazio il
concetto di una ‟sessualità allargata coincidente con l'Eros del divino
Platone", è anche detto da Freud nel presentare la quarta edizione delle Abhandlungen, uscita nel 1920. È lo stesso anno dello Jenseits:
geniale lavoro, che sosta a lungo sul tavolo dell'autore, come
apprendiamo dall'epistolario, proprio perché è in atto una svolta
decisiva, non soltanto da topica a topica della mente, ma da intuizione
a intuizione della realtà. Ormai per Freud la sessualità è un vissuto
profondo, e ‟quello che la scienza ci sa dire sulla sua origine è
talmente poco che il problema può essere paragonato a un sito tenebroso
dove non è penetrato neppure il raggio di un'ipotesi". Il presupposto
psicobiologico nell'uso conoscitivo fattone da un Forel appare ingenuo,
e a colmare le lacune non avrebbero provveduto poi gli sviluppi
‟fantasiosi" alla Ferenczi e alla Reich. Un postulato di convertibilità
dello psichico in altro c'è anche in Freud, anzi sottende tutta la sua
opera, come ha mostrato Paul Ricoeur nel suo contributo all'articolo psicanalisi di
questa enciclopedia: ma l'altro dalla psiche è bios nel primo Freud,
ancora larvatamente organicista, per diventare poi dialettica fra
realtà e piacere, vita e morte. Alla fine l'analisi aprirà uno
spiraglio sulle ‟potenze del destino", sui vissuti radicali
dell'esistenza, seguendo le vicende dell'angoscia, in Hemmung, Symptom und Angst del
1926. La psicologia è rivelativa quanto e più della biologia: e cosi
l'ipotesi del contrasto fra pulsioni di vita, che abbracciano
sessualità oggettuale e narcisismo, e pulsioni distruttive, potrà
trovare domani ciò che le corrisponde in un campo, come quello
biologico, dalle ‟possibilità illimitate". L'autore che Freud cita e
commenta nello Jenseits è il neodarwiniano A. Weismann,
geniale precorritore della citogenetica con la distinzione di soma e
germe e assertore dell'immortalità potenziale di quei viventi
unicellulari dove soma e germe sono indistinguibili. Ma entro la sfera
psichica qualcosa che equivale alla morte è complementare a qualcosa
che equivale alla vita: ed ecco un esempio d'imperfetta corrispondenza
tra quel che la psicologia e la biologia affermano. In sintesi: nella
sessualità come vissuto pulsionale e tendenziale - con quest'ultimo
termine ci riferiamo alla ‛sublimazione', anch'essa da Freud ricondotta
all'Eros - c'è più dell'anatomia, più della ‟chimica delle sostanze
sessuali". C'è la Vita, una tendenza a unirsi di uomini, cose,
elementi, che Freud coglie tra miti upanisadici e platonici, tra
‟affinità chimica della materia inanimata" e pulsioni. Lo stesso
polimorfismo della sessualità, analizzato nelle Drei Abhandlungen,
si recupera e si comprende alla luce di questo rapporto tra il vissuto
sessuale e alcunché d'altro dal soma, che Freud provvisonamente designa
come Vita ed Eros, in un dualismo metapsicologico e metafisico che
oppone a questo termine bifronte l'antitesi della morte.
L'analisi
della sessualità non toccherà altri approdi nell'opera freudiana.
L'abitudine a una classica misura e a un costante rigore, una
metodologia fatta di paziente disaggregazione delle parti di ogni
totalità, il pregiudiziale impoverimento della prospettiva
antropologica e ontologica, impediscono che si vada oltre. Intanto G.
C. Jung, il maggiore tra i dissidenti dall'ortodossia freudiana, con Wandlungen und Symbole der Libido ha
cominciato ad aprirsi, dal 1912, una sua strada verso la comprensione
dei vissuti profondi, la sessualità tra questi, attraverso l'analisi
del diario di una schizofrenica, miss Frank Miller. Anna O. e miss
Miller, la paziente di J. Breuer e
un caso clinico di Th. Flournoy offrono il primo nucleo di
cristallizzazione a due modi divergenti d'intendere il rapporto tra
psiche e soma: la psicanalisi e la psicologia analitica. Ma a tal fine
deve esercitarsi sui documenti clinici la riflessione approfondita,
‛metateorica', di Freud e Jung. Tutto il sapere scientifico, del resto,
va diventando un'unità inscindibile di sperimentazione e riflessione
metasperimentale. Questa scaltrita consapevolezza del ricercatore
impedisce che la psicologia del profondo torni sulle posizioni
organicistiche, rinunziando alla sua funzione in un rinnovato sapere
antropologico.
3. Antropologia
L'amplificazione
ermeneutica del vissuto sessuale nell'uomo va ormai oltre i confini
tradizionali delle discipline mediche, della psichiatria, della
psicologia stessa, per attingere a una nuova fonte di osservabilità. E
la trova nell'antropologia e nella sociologia. L'antropologia è ripresa
alla maniera, o, meglio, dalla prospettiva di W. Humboldt e di I. Kant,
soprattutto da E. B. Tylor e J. O. Frazer, tra gli ultimi decenni
dell'Ottocento e i primi del nuovo secolo. Anche la sociologia con
Spencer e Durkheim preme sulla struttura tradizionale del sapere in
nome delle scienze umane. La ‛bibbia del primitivo', The golden bough di
Frazer, è sul tavolo di Freud, di Jung, di Wittgenstein. La nuova
‛griglia', come diranno gli strutturalisti, serve a raccogliere
evidenze di assetti matriarcali, iniziazioni, regole dello scambio
matrimoniale nelle società primitive: fatti che avvengono al confine
tra natura e cultura e che muovono dal sesso per proseguirne la
traiettoria in senso costruttivo, istituzionale, simbolico. Chi prende
coscienza del problema in questo nuovo, vasto orizonte è Iwan Bloch,
fondatore della Sexualwissenschaft.
Nato nel 1872, morirà nel 1922: una vita breve, un'attività tra
medicina (dermatologia) e antropologia quasi da tutti dimenticata,
riproposta nella sua originalità e valore dall'ampia opera di A. e W.
Leibbrand Formen des Eros (1972), e su queste pagine già ricordata da K. Loewit nell'articolo sulla sessualità umana. Da Sexualleben unserer Zeit (1907) a Handbuch der gesamten Sexualwissenschaft (1912-1925),
ai lavori sulla storia della prostituzione e sulla vita del marchese di
Sade, Bloch porta una sensibilità etnologica e antropologica assimilata
da A. Bastian attraverso i ponderosi volumi di Der Mensch in der Geschichte (1860). Alla base delle culture e dei loro singoli momenti vi sono, secondo il Bastian, Elementargedanken,
nuclei generativi o archetipi di significato: concezione di remote
ascendenze goethiane e schellinghiane, che il Bloch riprende e
trasferisce sul terreno sessuologico. Mascolinità e femminilità sono
visti come principi elementari di individuazione e diversificazione: la
diversità profonda di uomo e donna è premessa al loro incontro, a un
amore che accanto a un Gattungszweck, a un fine per il genere umano, abbia anche una selbständige Redeutung,
un autonomo valore per chi si ama. Bloch dipende anche da Hegel, in
particolare dall'estetica, per queste ultime considerazioni. Il suo
programma è vasto e ambizioso: la sessualità appartiene alla ‟scienza
dell'uomo", Wissenschaft vom Mensehen,
dove devono convergere biologia generale, antropologia ed etnologia,
filosofia e psicologia, medicina, storia della letteratura e scienze
della cultura. Come Forel, Bloch ha l'anima del riformatore sociale.
Analizza la prostituzione considerandola una piaga sociale di estrema
gravità, favorita dal matrimonio indissolubile: sostiene, perciò, la
causa della ‟freie Liebe", dell'amore libero e praticamente deistituzionalizzato. Sfugge al Bloch il problema dello statuto epistemologico della Sexualwissenschaft intesa
al suo modo: aggregato multidisciplinare in lenta marcia verso un'unità
interdisciplinare, dove siano fissate almeno alcune simmetrie fra
strutture somatiche, psichiche, antropologiche, e il grado
dell'innovazione di ogni momento rispetto a quelli che lo precedono.
Senza le aperture concrete di un programma di ricerca ad altri, di
certi concetti a concetti complementari, una formulazione come quella
di Bloch sarebbe destinata a rimanere una mera postulazione di intenti.
E quel che avviene, come abbiamo visto, in Freud e in Jung, nell'uno
con gli sviluppi della teoria delle pulsioni, nell'altro con l'apertura
ermeneutica dei vissuti sessuali alla realtà dell'individuazione. Ma
anche nella citogenetica avverrà un processo analogo. Nel 1956 J. H.
Tjio e A. Levan precisano che il numero dei cromosomi nell'uomo è 46,
non 48 come si era creduto. La conta dei cromosomi entra fra gli esami
di laboratorio. Nel 1959 esce un lavoro di H. Lejeune sulla trisomia 21
come causa del mongolismo. Subito dopo si individuano le anomalie di
distribuzione dei cromosomi sessuali nell'uomo, che in seguito saranno
collegate alle sindromi di Turner e Klinefelter. Nasce la citogenetica
clinica, che con una sua branca, la citogenetica del comportamento,
affronta i rapporti fra sindromi cromosomiche anomale e dimorfismo
psicosessuale. Qui come altrove i ‟territori di frontiera" della
ricerca - la pregnante espressione è del padre della cibernetica, N. Wiener -
permettono di osservare e definire il passaggio da una classe di
fenomeni a un'altra, in termini filosofici si direbbe la trasformazione
dell'identico nel diverso, e di avvicinarsi al problema se non a un
nuovo concetto della natura.
4. La ‛scienza della sessualità'
Esplicitamente
con Bloch, di fatto con la citogenetica e la psicanalisi, nasce il
programma di una ‛scienza della sessualità', prima che tramonti la
‛grande Vienna' asburgica, e prima di Weimar.
Non è decadentismo: c'è un impianto conoscitivo autentico, biologico e
psicologico, e ci sono spunti problematici che precorrono la sintesi di
conoscenze settoriali diverse in una disciplina omogenea. All'inizio,
l'ideologia è fuori dal territorio scientifico. Tra Geschlecht und Charakter di Otto Weininger, del 1903, e le Drei Abhandlungen freudiane,
posteriori di due soli anni, c'è un netto confine. Fantasiosa
elucubrazione, tra platonica e kantiana, sugli archetipi costitutivi
della mascolinità e della femminilità, sull'arrenoplasma e sul
teliplasma, sull'affinità tra essenza della donna ed essenza
dell'ebreo, l'opera del Weininger ha una grande fortuna: non ne sarà
partecipe l'autore, suicida giovanissimo - era nato a Vienna nel 1880 -
nell'anno stesso in cui esce il libro. All'origine, come pure idee,
uomo e donna sono per Weininger principî distinti d'individuazione,
simili a forma e materia, e si estrinsecano non nell'attività
riproduttiva, ma in un eros fine a se stesso, vera celebrazione
metafisica del reale. Qualche citazione può dare il senso degli
avventurosi passaggi concettuali di Geschlecht und Charakter:
‟L'uomo è forma, la donna è materia", ‟Il senso della donna è quello di
essere non-senso", ‟La donna manca non solo delle norme logiche, ma
anche delle funzioni che ne sono regolate, dell'attività concettuale e
giudicativa", ‟L'ebreo genuino, come la donna genuina, vive solamente
come specie, non come individualità". Ne deriva la ‟legge
dell'attrazione sessuale", tanto spesso citata prima che l'osservazione
sistematica dei comportamenti promuovesse, dagli anni cinquanta in poi,
conoscenze più precise. Eccone la formulazione originale: ‟All'unione
sessuale tendono sempre un uomo completo e una donna completa,
quand'anche, nei casi singoli, essi siano divisi in proporzione
differente nei due individui". Uomo e donna cercano di acquisire la
parte di mascolinità e, rispettivamente, di femminilità che non hanno
per ricostituire l'intero di se stessi. Ma in Weininger non c'è solo
questo: luci e ombre del discorso ideologico si ritrovano
nell'iniziatore dell'ideologia della sessualità. Tra i territori di
frontiera uno, quello tra conoscenza razionale e conoscenza empirica, o
se si preferisce tra teoresi e scienza, è specificamente ideologico.
Come pochi altri autori degli stessi anni, Weininger ha la percezione
che la psicologia ha aperto una nuova prospettiva, noi diremmo un nuovo
paradigma, di conoscenza: la psicofisica ne era stata un'anticipazione
ma anche un'interpretazione riduttiva. Weininger ha anche presenti gli
sviluppi dell'antropologia, divenuta, soprattutto con Tylor, un vasto
programma multidisciplinare di ricerca: ma egli insiste sull'elemento
archetipico, come punto di riferimento delle osservazioni, con un
vigore che manca nei primi antropologi sociali e culturali. In tal modo
Weininger precorre, di fatto, il passaggio di Freud dall'analisi della
libido al desiderio e all'Eros, e indica, come poi Bloch, l'orizzonte
di una soggettività ricca e articolata - orizzonte che potremmo
chiamare, con riferimento a Scheler, personalistico -, dove i vissuti
sessuali devono essere studiati e possono essere compresi.
A Wilhelm Reich,
paradossale figura di psichiatra e attivista sociale della seconda
generazione psicanalitica, manca invece l'esperienza protratta e
approfondita di un'area interdisciplinare. Nato nel 1897 in Galizia -
più giovane di oltre quarant'anni rispetto a Freud, e di quasi venti
rispetto ad Abraham -, morirà nel 1957 in un penitenziario della Pennsylvania:
imprigionato per violazione di un precedente divieto di vendere
‛accumulatori orgonici', e sottoposto, pare, a esperimenti di nuovi
farmaci in vista d'una riduzione della pena. Laureato in medicina a
Vienna nel 1922, lettore di Bloch, Forel e Freud, collabora alla
‟Zeitschrift für Sexualwissenschaft" di M. Hirschfeld, e vi pubblica
nel 1923 un articolo Zur Triebenergetik che
pone in primo piano il concetto attorno al quale ruoterà tutta l'opera
reichiana: l'energia. Concetto accolto acriticamente, con la
sovrapposizione dei due diversi significati che ‛energia' e ‛forza'
avevano ricevuto da W. Rankine e H. Helmholtz. Energia in Rankine è
concetto descrittivo, connotato dalla ‟capacità di produrre effetti"
posseduta da qualsivoglia sistema fisico; invece forza è in Helmholtz
un momento strutturale e un concetto costitutivo, rappresentati dalla
componente meccanica di ogni processo fisico. Con W. Ostwald un'‛energetica'
si era poi contrapposta a un'‛atomistica'. Nell'accezione
helmholtziana, l'energia presuppone le differenze qualitative tra le
varie classi di processi fisici: differenze che lo Helmholtz della
memoria Ueber die Erhaltung der Kraft,
del 1847, identifica con fattori causali, con vere e proprie forze
motrici. L'energia secondo Rankine non deriva dall'asserzione di
qualità reali, ma si limita a denotarne gli effetti nel sistema fisico
dato. In Reich l'ideologia della sessualità nasce nella forma della
presa a prestito di una nozione, con inferenze illegittime e
applicazioni avventurose. La nozione è l'energia, riferita all'orgasmo
genitale, ma connotata qualitativamente come proprietà di espansione e
contrazione, che si manifesterebbe nella genitalità, ma sottenderebbe
tutte le manifestazioni della vita e avrebbe anzi una presenza
ubiquitaria nell'universo in forma di ‛orgone'. Le applicazioni sono
terapeutiche, caratteriologiche e sociologiche. Reich rivaluta le
nevrosi attuali - chiamate così da Freud perchè prive dell'elaborazione
psichica del sintomo - rispetto alle psiconevrosi, considerate mero
epifenomeno della causa vera, genitale, della sindrome. Alla base delle
nevrosi c'è sempre un disturbo della genitalità, un'‟impotenza
orgastica": Reich lo afferma in Die Funktion des Orgasmus,
che esce nel 1925 dedicato a Freud, ma segna di fatto la rottura con il
movimento psicanalitico. Ufficialmente l'espulsione avverrà al
congresso di Lucerna, nell'agosto 1934, dopo che Reich ha aderito al
Partito Comunista, ha lasciato Vienna per Berlino, ha visitato l'Unione Sovietica e soprattutto ha trasferito il problema sessuale sul terreno sociopolitico. In Dialektischer Materialismus und Psychoanalyse,
che esce nel 1929 in tedesco e in russo, Reich afferma esplicitamente
che la psicanalisi resterà inefficace se non sarà accompagnata dalla
rivoluzione sociale. Scritti di aperto impegno rivoluzionario, in
particolare Geschlechtsreife, Enthaltsamkeit, Ehemoral, del 1930 - nucleo di Die Sexualität im Kulturkampf del 1936, a sua volta testo di base della più famosa opera sociopolitica di Reich, The sexual revolution,
del 1945 - affiancano il costituirsi del movimento per la politica
della sessualità, Sex-Pol, con l'editrice Sex-Pol Verlag e il periodico
‟Zeitschrift für politische Psychologie und Sexual-Oekonomie". La critica al
matrimonio e alla famiglia è aperta: si tratta di istituti che
preparano la repressione sociale con le norme repressive sul sesso.
Il
periodo marxista di Reich, dall'adesione al Partito nel 1927,
all'espulsione congiuntamente deliberata dai Partiti Comunisti tedesco
e danese nel 1933, è anche segnato da un'opera scientifica, Charakteranalyse,
che eserciterà notevole influenza. Struttura mediatrice fra Io e
pulsione, il carattere viene analizzato da Reich in rapporto alle
condizioni economiche e culturali della società. L'‟armatura dell'Io",
con la quale l'Io si difende dalle richieste dell'Es, nasce anche da un
sistema codificato di norme, e qui Reich si collega con Malinowski e
con una delle ricerche sul campo più significative della nuova
antropologia, The sexual life of savages in North-Western Melanesia,
del 1929. Gli archetipi del carattere sono due, il genitale e il
nevrotico: il primo permette la sublimazione, ma il protendersi del
soggetto sul mondo dei valori non ha in Reich durevole importanza. Quel
che deve tornare è il conto dell'energia. La psicologia reichiana
lascia l'analisi del profondo, per diventare una biofisica della
psiche: la terza edizione dell'opera sul carattere - uscita nel 1933,
sarà ripubblicata con sostanziosi ampliamenti e il titolo Character analysis nel
1945 e nel 1949 - lo riconosce esplicitamente. Prima con Abraham, poi
con Reich, la caratteriologia diventa un vasto programma di ricerca, e
l'analisi dei vissuti sessuali, dagli stadi pregenitali a quello
adulto, permette di comprendere e curare comportamenti prima affrontati
su base intuitiva. Ma nei termini di Reich, e anche di Abraham, sfugge
la parte alta del campo di ricerca: il Super-lo dell'ultimo Freud, il
Sé di Jung, i valori di Scheler.
Un acuto studioso delle ideologie contemporanee, A. Del Noce,
ha affermato che l'influenza di Reich sulla società e sul costume è
stata pari o, forse, superiore a quella di Marx. Fatto singolare, anzi
inintellegibile, se paradossi e stravaganze che sfiorano la follia non
avessero un rovescio nel coraggio di scelte radicali e nell'intuizione
di nuove aree di ricerca. Mentre la biofisica dell'orgone sostituisce
all'agnosticismo delle scienze umane presupposti dichiaratamente
naturalistici e materialistici, lo stesso anno di Charakteranalyse Reich pubblica Massenpsychologie des Faschismus,
e apre un nuovo campo di ricerca alla psicologia di massa: la reazione
dell'ideologia sotto forma di ‟struttura psicologica" sul processo
economico, da cui Reich, ancora marxista, ritiene pur sempre che essa
derivi. Solo così, afferma Reich, si può comprendere il ‟fattore
soggettivo della storia", che sfuggirebbe invece ai ‟marxisti volgari".
Ecco avvicinati Marx e Freud in una ‟sociologia sessuo-economica
fondata sulla base sociologica di Marx e sulla base psicologica di
Freud", e costituita da ‟una psicologia di massa e una psicologia
sessuale nello stesso tempo". L'inibizione sessuale crea la possibilità
della struttura autoritaria, quest'ultima diffonde nelle masse la
‟paura della libertà". Per poter imporsi, un capo politico - e qui la
polemica diventa scoperta verso Hitler, Goebbels e il nazismo - ha
bisogno di una struttura caratteriale massificata. E così, secondo
Reich, il razzismo: l'adesione al programma della purezza razziale
presupporrebbe la condanna del sesso, la ‟desessualizzazione". Ma le
critiche di Reich all'autoritarismo coinvolgeranno anche i partiti
proletari, e sarà il distacco dal comunismo ufficiale.
Forse, il discorso su Reich può essere chiuso qui: l'orgonomia degli anni americani - desumibile dai due volumi di The discovery of the orgone,
1942 e 1948 - finisce, un giorno del gennaio 1941, sotto lo sguardo
lucido e freddo di Einstein, al quale Reich sottopone una men che
fragile prova dell'esistenza dell'energia orgonica. Ma il
freudo-marxismo continua, e la teoria della sessualità vi esplica una
parte di primaria importanza. L'opera più significativa di questa
corrente, Eros and civilisation di Herbert Marcuse,
esce nel secondo dopoguerra ed echeggia non solo Freud e Marx, ma
anche, più vicino all'autore, Reich e, più lontano, Hegel. Nato nel
1898, studi universitari di filosofia a Berlino e Friburgo, Marcuse
vive la sua prima militanza intellettuale all'Institut für
Sozialforschung dell'Università Goethe di Francoforte, sorto nel 1923,
accanto a M. Horkheimer, E. Pollock, L. Löwenthal, E. Fromm, F. Neumann e Th. Adorno. Partecipa al maggior progetto collettivo dell'Istituto, le Studien über Autorität und Familie,
con un lavoro sulla famiglia nella storia della cultura e della società
europee. Ma l'autore prediletto è Hegel, e la linea di sviluppo del
pensiero marcusiano è segnata da una filosofia politica sostanziata di
sociologia. Esce nel 1932 Hegels Ontologie und die Grundlegung einer Theorie der Geschichtlichkeit, nel 1941 uscirà Reason and revolution. Hegel and the rise of social theory.
Lo Hegel marcusiano è un pensatore rivoluzionario perché la ragione, in
Hegel, è il fermento attuale o potenziale del mondo: secondo Marcuse,
l'identità hegeliana di reale e razionale è un giudizio prospettico,
non una constatazione. Lo hegeliano Stato di diritto era a sua volta
l'antagonista dello Stato di potere, e lo Stato in genere diventava in
Hegel l'antitesi alla feudalità reazionaria. L'alienazione: in Marx
continuerebbe ad avere lo stesso significato che in Hegel, quello d'un
distacco dall'uomo del mondo delle cose che l'uomo ha prodotte. Hegel
precursore di Marx, e non del totalitarismo, in particolare dei
totalitarismi fascisti, che Marcuse interpreta come la seconda
ideologia di copertura del capitalismo avanzato, dopo il liberalismo.
Quest'ultimo affidava la razionalità del sistema economico a leggi di
natura, a prescindere dall'uomo e dalle sue scelte, mentre i fascismi
proporranno un'altra tesi utile agl'interessi della produzione,
l'idealità del sacrificio spinto fino all'eroismo. Ma nella costruzione
marxiana l'elemento centrale è rappresentato, per Marcuse, dal binomio
di alienazione e coscienza: rispettivamente esodo e ritorno dell'uomo
all'essenza razionale della storia e di se stesso. I due termini
permettono all'autore di Reason and revolution di
indicare in Marx non tanto l'assertore di un diverso ordine economico,
quanto il precorritore di un ‟diverso sistema di vita". L'alienazione
si è espressa nell'istinto della proprietà, la liberazione - lo Essay on liberation marcusiano
uscirà nel 1969, ma il concetto si costituisce prima - deve implicare
‟l'abolizione del lavoro come tale". Ecco il Marx di Marcuse, il Marx
profondo e radicale degl'inediti giovanili su cui si dirige
l'attenzione della critica marxiana negli anni trenta. Freud è vicino,
ed è vicino l'Eros, come molla e obiettivo della ragione: ed è
interessante notare qui i remoti, impensati annodamenti che la teoria
della sessualità subisce nello spazio ideologico. Annodamenti, e
interpretazioni, riduttive o congetturali, non sempre vigilate in senso
epistemologico.
Reich
aveva ridotto la sessualità a energia, senza farne almeno una specifica
forza motrice delle manifestazioni energetiche nel soggetto umano:
l'orgone è presente in tutto il cosmo. La lunga fortuna
dell'energetismo nell'area scientifica tedesca si riproporrà
all'interno della scuola di K. Lorenz, con Hans Hass autore di una
‛teoria dell'energone' - Energon. Das verborgene Gemeinsame, 1970; Die Schöpfung geht weiter,
1970 -, secondo la quale i sistemi pulsionali costituiscono macchine
energetiche, regolate, nella loro totalità, dal ‟parlamento
degl'istinti", secondo l'efficace espressione del Lorenz. Senza
pulsioni specifiche, senza amore e odio, aggressività e fuga, fame e
‛ritualizzazioni' istintuali, e dietro a tutto questo senza la
creazione di novità postulata dall'etologia evoluzionistica, il
meccanismo energetico non funziona e anzi non c'è. Marcuse muove da
altre premesse. Ma anch'egli finisce con il portarsi sulla linea di
Reich, con un ragionare più elaborato e minor sfoggio di stravaganze.
Se per Reich la sessualità del soggetto umano, con la ricchezza dei
suoi significati esistenziali e delle sue espressioni simboliche, si
riduce a genitalità, e quest'ultima a energia non altrimenti definita
se non come alternanza di tensione e distensione, Marcuse è ancor più
radicale: egli riduce la ragione hegeliana alla pulsione psicanalitica,
o perlomeno le conferisce realtà in funzione di quest'ultima. Ragione,
pulsione, rivoluzione, liberazione sono le fasi di un processo storico
inteso quasi escatologicamente da Marcuse, che assurge a classico della
contestazione nel sessantotto europeo e americano, fino al 1973-1974,
quando il mito tramonta. Approda a Freud da Marx perché deluso dalle
vicende del comunismo internazionale, ma anche per il bisogno di
saldare ontologia e antropologia, secondo un programma di ricerca
teoretica che parte dalla hegeliana Phänomenologie des Geistes,
e coinvolge nel Novecento Husserl e Scheler, Mounier e Teilhard de
Chardin. Il Freud di Marcuse è lo scopritore della sessualità nella
dinamica della psiche, il metapsicologo che rinuncia alla base
anatomica ma non a quella energetica della ‟rappresentanza psichica"
della pulsione, il teorico delle pulsioni di vita: Marcuse si rifiuta
di seguire i revisionisti neofreudiani - E. Fromm, K. Horney,
H. S. Sullivan, C. Thomson - nella sostituzione di ‟facili saggezze
quotidiane" alle analisi fredde, impietose, di Freud sugl'istinti e sul
loro destino all'interno dell'uomo. La società ha imposto
all'individuo, per fini produttivi, una ‟repressione addizionale" del
piacere: non solo una sessualità a meta inibita, con i tabù e le
costrizioni di una società monogamico-patriarcale, ma anche il tramonto
della gioia creativa e ludica di fronte al ‟principio di prestazione"
produttivistica in cui si traduce il freudiano principio di realtà. La
via d'uscita è una sublimazione non repressiva, una soddisfazione
dell'istinto in termini non genitali ma pur sempre libidici ed erotici.
È necessario riattivare in noi una sessualità polimorfa e narcisistica,
fare del corpo un soggetto-oggetto di piacere, reimpostare il lavoro in
termini di gioia creativa, dare spazio al giuoco. È necessario
trasformare, sublimare non repressivamente la sessualità in Eros, per
dar vita a una ‟razionalità della soddisfazione" in cui possano
convergere ragione e felicità. ‟Transformer les travaux en plaisir":
il socialismo scientifico di Marx, passando attraverso la psicanalisi,
e all'individuo cui essa non può rinunciare, torna al socialismo
utopistico, e in particolare a Fourier, con il marxiano Marcuse.
E
tuttavia non sarà Marcuse a dir l'ultima parola sulla possibilità di
avvicinare e integrare le prospettive freudiana e marxista. La
‛psichiatria materialistica' di G. Deleuze e F. Guattan, presentandosi con la formula polemica dell'‟anti-Edipo", sposta l'analisi della malattia mentale, soprattutto della schizofrenia, dalla famiglia alla società (schizoanalisi). L'anti-Oedipe esce
nel 1972, con un insistente richiamo a Reich ‟che, in nome del
desiderio, ha fatto passare un soffio di vita nella psicanalisi".
L'idea primitiva di Deleuze e Guattari è il Wunsch della Traumdeutung,
l'attività desiderante della psiche a fatica ricondotta da Freud nei
limiti della libido, e riapparsa poi come Eros e vita negli sviluppi
metapsicologici della teoria. I soggetti umani sono ‟macchine
desideranti", la ‟categoria della produzione desiderante" è l'unica che
spieghi il sociale, Edipo è il fantoccio che nel pensiero di Freud
interverrebbe a mettere ordine nel conturbante scenario del desiderio,
vasto come la società, anzi come la natura. Per Deleuze e Guattari, il
desiderio tende a essere quel ch'era stata l'energia orgonica per
Reich, un momento o fattore cosmico, che trascende l'uomo in cui ne
cogliamo la manifestazione. Staccata dal desiderio, osservano i due
psichiatri francesi, la sessualità diventerebbe un ‛oggetto parziale'
nel senso di M. Klein.
Siamo in una prospettiva metafisica - il bambino, scrivono Deleuze e
Guattari, è un essere metafisico, e il suo desiderio è strutturato a
prescindere dalla famiglia -, ma un'entità ubiquitaria nel vissuto
psichico deve giustificare se stessa e conciliarsi con le singole
pulsioni. Che cos'è il desiderio, di cui la sessualità a n sessi
di Deleuze e Guattari sarebbe solo una particolare espressione? Non c'è
risposta: energetismi e psicologismi, da Reich agli schizoanalisti, non
riescono neppure ad abbozzare una deduzione, concettuale o simbolica,
dell'Eros, o del desiderio che dovrebbe sublimare e umanizzare la
pulsione. Il Simposio platonico
resta un mortificante paragone per un'antropologia che ha sostituito a
immaginari dialoghi sulle essenze la gratuita proposta del pamphlet.
5. L'ideologia del sesso
L'ideologia
della sessualità desume i motivi della propria forza e debolezza dal
particolare territorio di frontiera nel quale opera. Da una parte, ci
sono le scienze umane: un paradigma conoscitivo nuovo rispetto a
quello, classico, della meccanica, perché fondato su un rapporto
diverso tra osservatore e realtà osservata. Sulla connotazione
spazio-temporale, estrinseca, dell'oggetto, prevalgono caratteri
espressivi, ermeneutici, poietici, conosciuti per partecipazione.
Psicologia, sociologia, antropologia - quel vasto programma di ricerca
multidisciplinare che Tylor delinea nell'articolo Anthropology per la nona edizione della Britannica,
fin dal 1878 - promettono di aprire uno spiraglio sul profondo della
realtà umana, e, analogicamente, dell'intera natura. Ne nasce un sapere
con una vocazione totalizzante, rafforzata da ciò che sta dall'altra
parte della frontiera: ontologie e metafisiche talvolta negate ma
ripristinate in forma ingenua. Anche dinnanzi allo sguardo
classicamente lucido e misurato di Freud, si delinea in Jenseits des Lustprinzips il
quadro di una realtà originaria con due diverse tendenze,
all'aggregazione e all'isolamento. Vita, morte: colte nelle pulsioni
del soggetto umano, ma seguite fino a radici primitive, con l'ausilio
del mito. Weininger, Reich, Marcuse si collegano tutti e tre con un
principio remoto: la dualità di forma e materia, l'energia, l'Eros che
è al tempo stesso piacere e coscienza di esistere. Ma la trasposizione
che l'ideologia effettua della tematica sessuale è duplice:
ontologico-naturalistica e antropologico-politica. Più orientato verso
l'ontologia è Weininger, il kantiano Weininger per il quale il sesso è
materia di una forma, il carattere, che contiene a sua volta
un'ulteriore dualità di materia e forma nell'attività dell'uomo e nella
passività della donna. Con la filosofia politica la sessualità si
correla invece alla società: e l'Eros marcusiano diventa una sessualità
polimorfa i cui rapporti con la sessualità genitale Marcuse non ha
saputo o voluto approfondire, limitandosi a ripetere Freud e coprendo
con parole carenze gravi dell'analisi. Reich è ontologo e politico, e
può essere entrambe le cose per la sua sagace e fantasiosa stravaganza.
Insomma, nell'ideologia della sessualità c'è un rapporto privilegiato
con le scienze umane, e un'assenza di riferimenti, che colpisce, alla
ricerca naturalistica. Ma ignorare quest'ultima, già negli anni venti
del secolo, non è più possibile. La citogenetica ha fatto del sesso un
elemento fondamentale della teoria biologica, identificandolo con la
più diffusa modalità di riproduzione degli organismi viventi, e
riproduzione e vita resteranno legate, dal cellularista Schwann al
biologo molecolare Monod, da un nesso sostanziale e, su altro piano,
definitorio. Biologia, psicologia, antropologia della sessualità devono
rappresentare momenti di transizione concettuale in una teoria del
sesso che ne ricomprenda l'intero sviluppo. L'uso di parole che
nascondono i problemi, ed Eros è una di queste, anzi la più diffusa,
non serve. L'Eros, anzi, è un problema: farne un epifenomeno della
sessualità genitale, sulla linea di Reich, è decisione da giustificare,
e lo stesso vale per l'altra interpretazione che, sulla linea della
freudiana Traumdeutung,
avvicina l'Eros al ‛desiderio'. Un procedimento più razionale troviamo
in Jung, che collega la libido e i suoi simboli con il principio
d'individuazione e con la dinamica del Sé. E lo stesso vale per la
critica letteraria - basti citare due opere: L'amour et l'Occident, di Denis de Rougemont, del 1939, e The allegory of love, di C. S. Lewis,
del 1936 - dove l'Eros è la sostanza stessa di un'esistenza che
riconosce, esprime e guarda al di là della propria finitudine, amando
persone e cose. Invece l'ambiguità dell'Eros sessualizzato
immediatamente, acriticamente, si trasferisce sulla ‛liberazione',
affermata negli anni settanta dai movimenti femministi e omosessuali: e
ciò avviene a scapito della comprensione di problemi teoretici e
sociali, fra cui l'aumento e il polimorfismo dei comportamenti sessuali
devianti nelle permissive società neocapitalistiche dell'Occidente.
La
seconda linea di sviluppo del tema dell'Eros, quella, ripetiamo, che ne
fa un momento dell'esperienza distinto e più ampio rispetto alla
sessualità, pur collegandolo con quest'ultima, passa attraverso
l'antropologia: vasto campo di osservabilità, e programma di ricerca,
dove una sintesi del punto di partenza multidisciplinare è e resterà
difficile. La difficoltà, come abbiamo accennato, si riproporrà tal
quale all'interno della ‛scienza del sesso' poi ‛sessuologia'. Una
linea ‛speculativa' (P. Wust) nasce da Scheler e passa attraverso M. Merleau-Ponty, J.-P. Sartre, E. Mounier,
P. Ricoeur: l'esperienza del territorio di frontiera si avverte in
forma particolare, come rapporto tra scienze umane ripensate in senso
metodologico, e costitutivo, e grandi temi della tradizione teoretica.
C'è, sullo sfondo, Platone, con il mito del Simposio e un Eros fatto discendere da Poros e Penia, raffigurazioni rispettivamente della divina ricchezza e dell'umana indigenza. Eros è un Dio per Aristofane, mentre per Socrate è in cerca della divinità. Nella favola allegorica che Aristofane racconta - e che è ripresa da Freud in Jenseits des Lustprinzips -
uomo e donna si amano per ripristinare l'unità originaria
dell'androgino. Il mito continua a parlare alla coscienza
contemporanea, tanto più quanto l'opposto procedimento - riduttivo,
riduzionistico si dirà in anni recenti - che tende a ricondurre il
vario all'omogeneo, il più al meno complesso, rivelerà aporie e
contraddizioni nella lettura dell'esperienza. Anche l'evoluzionismo,
nell'attribuire alla natura una creazione di novità, da Haeckel a
Lorenz, sembra incline a distinguersi dal puro riduzionismo.
L'influenza haeckeliana giungerà fino a Max Scheler, che conosce Haeckel a Jena, e in Zur Idee des Menschen,
del 1915, ne respinge la pretesa di estendere alla sfera umana le
categorie naturalistiche e positivistiche. Allievo di R. Eucken e
vicino a E. Husserl nei circoli fenomenologici di Monaco e di Gottinga;
presente fra i promotori dello ‟Jahrbuch für Philosophie und
phänomenologische Forschung", nel 1913; interessato, sullo sfondo di un
realismo metafisico, alla dialettica fra filosofia della vita e
filosofia dei valori (E. Troeltsch lo
chiamerà per questo il ‟Nietzsche cattolico"), Scheler affronta il
compito antropologico sui punti nodali del rapporto tra Io e corpo, e
tra razionalità e intenzionalità. Il corporeo nell'Io è Körper e Leib, corpo che io ho, e corpo che io sono, il corpo vivente, l'unità del sentire. Ma c'è nell'Io un'unità più alta del Leib: un'unità non organica, dipendente dal Geist, lo spirito concepito come totalità degli atti intenzionali. Tra Leib e Geist si dispiega l'analisi scheleriana della vita emozionale nei piani del sentire affettivo, Fühlen, dell'anteporre e posporre, Vorziehen e Nachsetzen, dell'amare e dell'odiare, Lieben e Hassen. Un gruppo di lavori dello Scheler - Der Formalismus in der Ethik, Wesen und Formen der Sympathie, Liebe und Erkenntnis, Ordo amoris - affronta
l'analisi del momento più alto della coscienza, precedente la stessa
attività conoscitiva: l'amare e l'odiare. L'amore amplia la prospettiva
sul mondo dei valori, e fa ‟risplendere e balenare" contenuti e aspetti
dell'esperienza. Oggetto d'amore, nella sfera dei rapporti umani,
dev'essere la persona - l'antropologia scheleriana si profila come un
personalismo rigoroso -, il Tu dotato di struttura e intenzione. Con
Scheler siamo nella parte elevata della costruzione concettuale
relativa alla sessualità, e vien fatto di pensare che i problemi siano
diversi.
Non è così: la ‛sessuologia', che dagli anni trenta subentra alla Sexualwissenschaft,
si aprirà all'esigenza del fattore personalistico. Anche in una delle
opere più significative della recente sessuologia medica, The pleasure bond di
W. H. Masters e V. Johnson, vediamo che i ‟valori individuali" vengono
riaffermati come premessa a una ‟soddisfazione che ci faccia sentire
persone complete". Persona, il termine del metafisico Scheler. Con
Maurice Merleau-Ponty - la sua Phénoménologie de la perception esce nel 1945, e un capitolo è dedicato a Le corps comme étre sexué -
il programma di ricerca antropologico-fenomenologico aveva peraltro
avvicinato l'obiettivo al sesso, nei suoi aspetti psicologici e medici.
La sessualità, per Merleau-Ponty, non è un ‟ciclo autonomo", basato su
comportamenti riflessi, ma è ‟legata intrinsecamente alla totalità
dell'essere che conosce e agisce". La psicanalisi non avrebbe ridotto
l'uomo a ‟infrastruttura sessuale", ma ritrovato nella sessualità
‟relazioni e atteggiamenti di coscienza". La sessualità è metafisica,
giunge ad affermare Merleau-Ponty, dove metafisica vuol dire forma,
struttura dell'esistenza. Sessualità ed esistenza, sessualità e
corporeità: il marxista Merleau-Ponty rifiuta ogni apertura allo
spiritualismo, ma il suo concetto di ‟esistenza totale" e quello
scheleriano di persona sono vicini, se non prossimi. Per l'autore della Phénoménologie de la perception,
il postulato pansessualistico è una tautologia - se tutto è sessualità,
la sessualità è se stessa e ogni altra funzione o comportamento, ma
definirla diventa impossibile -, e Reich è assente dalla ricca
bibliografia che correda l'opera. L'ideologia del sesso, sul terreno
antropologico-fenomenologico, diventa efficace come critica a posizioni
unilaterali, a concezioni anguste. Importanti gli sviluppi che la
riflessione sul tema della sessualità e dell'amore, lungo la
traiettoria ideale della fenomenologia, subisce in Jean-Paul Sartre di L'être et le néant,
del 1943. Sartre analizza il rapporto di alterità, dedica pagine
sottili allo ‟sguardo altrui" come un ‟sottrarsi del mondo
all'imposizione d'un centro che io vorrei compiere" e una premessa alla
struttura conflittuale della coesistenza. Il progetto amoroso è visto
come insanabile contraddizione del soggetto, che vorrebbe possedere la
soggettività altrui come tale, e invece deve oggettivarla.
Ma c'è una metafisica diversa da quella fenomenologica. Julius Evola, in una ridondante e poco chiara, ma fortunata, Metafisica del sesso,
indica nella sessualità la più grande forza magica della natura, una
pulsione che deriva dall'Unità originaria. In Evola, e in tutto il
filone dell'erotismo saggistico e letterario, affiora la tarda India
religiosa dei Tantra,
testi e metodi iniziatici per ricongiungere l'Io e l'Assoluto,
attraverso un misticismo erotico disciplinato dal rito: ma le
conoscenze al riguardo degli Evola, dei Bataille e di altri sono
episodiche e confuse. Siamo, comunque, sul terreno di un elevato
naturalismo, in scoperta polemica con la tradizione cristiana. Anche
Pierre Teilhard de Chardin, lo scienziato gesuita che tenta di
conciliare evoluzionismo e teologia cristiana, parla di un
‟Amore-energia" che non è solo sentimento e manifestazione umana, ma
‟proprietà generale di ogni Vita", forza cosmica che produce il mondo
dalle sue parti. Le phénomene humain del
Teilhard inserisce l'antropologia in una cosmologia, ricca di ambiguità
concettuali ma anche di passione ermeneutica, dove quel che importa è
‟l'interno delle cose", e in esso la forza propulsiva e unificante che
il soggetto umano sperimenta come amore.
6. L'endocrinologia
Alla
vocazione totalizzante dell'ideologia si affianca e spesso si
contrappone quella analitica e costruttiva della ricerca scientifica.
La prospettiva biofisiologica sulla sessualità si amplia nel corso del
secolo: programmi d'indagine diversi acquisiscono nuove conoscenze, che
diventano momenti di una ricostruzione concettuale dei fenomeni. Si
continua la via aperta dallo Hertwig con le ricerche sulla fecondazione
nel riccio di mare: fatti già noti si chiariscono, ma le novità che
affiorano sono molte. La sessualità segue leggi profondamente inserite
nella struttura costitutiva della vita e della psiche: in questo
convergono la citogenetica e la psicanalisi. La scoperta degli
eterocromosomi e quella dei rapporti tra sessualità e angoscia sono
pietre angolari di un edificio inesistente al tempo di Haeckel e
Hertwig. Un Rätsel,
nel duplice senso di problema ed enigma che il termine assume da Du
Bois-Reymond a Haeckel e Freud. Le leggi della sessualità si
chiariscono, e siamo perciò nell'ambito del problematico, di quel che
non si sapeva e si è scoperto, o non si sa ancora e si potrà scoprire.
Ma l'universalità e la coerenza della struttura normativa del sesso; i
momenti diversi che essa contiene, ciascuno irriducibile ma legato agli
altri; la scoperta o riscoperta di quel che noi chiameremmo anomalie
del paradigma (la bisessualità del soggetto umano secondo Freud, la
sessualità parziale secondo M. Hartmann);
il sentore di fattori determinanti ulteriori e più sottili; una
dialettica tra scienza e metafisica della sessualità che si riaccende
quando sembrava finita, impediscono o ritardano la scomparsa del
Rätsel-enigma dall'orizzonte sessuologico. La citogenetica, così
feconda di nuove conoscenze, vede nascere accanto a sé la psicologia
del profondo e l'endocrinologia, con un sovrapporsi di date
significative che rende ancor più mirabile la reciproca integrazione
dei programmi di ricerca. Mentre Wilson, Sutton e Bateson definiscono
le regole del giuoco cromosomico nella trasmissione ereditaria dei
caratteri e del sesso tra questi, e Freud comincia ad analizzare la
funzione della sessualità nella dinamica della psiche, si delinea la
teoria di un secondo sistema di coordinamento dell'organismo attraverso
‛messaggeri chimici'. Le ricerche decisive per la nascita
dell'endocrinologia sono quelle di W. M. Bayliss ed E. H. Starling sul
rapporto tra le secrezioni duodenale e pancreatica: ricerche classiche
per il rigore sperimentale e il nesso di teoria ed esperimento, delle
quali dà notizia nel 1902 l'articolo The mechanism of pancreatic secretion nel
‟Journal of physiology". Il concetto nuovo è quello di ‛ormone'
(Starling, 1905), sostanza normalmente prodotta in una parte del corpo
e trasportata dal sangue in una parte distante, dove agisce per il
corretto funzionamento dell'organismo. Le Croonian lectures tenute
alla Royal Society nel 1904 e 1905 permettono allo Starling di
acquistare consapevolezza della prospettiva che si è aperta: i processi
di correlazione chimica sono visti come momento specifico del sistema
di correlazione delle attività di organi diversi. Al nuovo programma di
ricerca sarà dato il nome di ‟endocrinologia" da N. Pende (1912): lo stato attuale delle conoscenze endo- e neuroendocrinologiche è esposto, in quest'opera, dai due articoli di J. Roche e
F. Stutinsky. Il concetto di ‛secrezione interna nutritiva' (1855) di
Cl. Bernard, desunto dalla scoperta della funzione glicogenetica del
fegato, è sostanzialmente ampliato sul nuovo terreno d'indagine. Alla
‟correlazione delle attività di organi diversi" secondo Starling non
può sottrarsi la struttura morfofunzionale della sessualità. In alcuni
passi delle Abhandlungen,
che escono mentre hanno inizio citogenetica ed endocrinologia, Freud
ipotizza l'esistenza di sostanze sessuali, come premessa organica alla
pulsione: in un primo tempo, egli pensa a sostanze elaborate dalla
tiroide o a sostanze presenti in tutto l'organismo e decomposte quando
sono stimolate le aree erotogene, poi nella quarta edizione, del 1920,
introduce più precisi riferimenti al ‛tessuto interstiziale' delle
gonadi. Nelle edizioni precedenti, si leggeva nell'opera un passo che
non è sfuggito all'attenta collazione di A. Strachey, dove Freud
dichiarava che le ghiandole sessuali non esauriscono la sessualità,
come dimostra la permanenza dei caratteri sessuali dopo la castrazione.
In Freud il tentativo di somatizzare la dinamica della psiche si
esaurisce, del resto, con l'inedito Entwurf einer Psychologie,
del 1895: poi ci sono ritorni e resipiscenze, ma il movimento avviene
in senso opposto, verso la struttura e le leggi dell'accadere psichico.
L'individuazione
degli ormoni sessuali avviene un certo tempo dopo che Bayliss e
Starling hanno dimostrato l'esistenza della secretina. I lavori del
chimico A. F. J. Butenandt assumono un'importanza decisiva. Nel 1923 E. Allen ed E. A. Doisy, nel 1927 S. Ascheim e B. Zondek danno
la prova biologica di una sostanza che provoca l'estro nella ratta
castrata. Butenandt e Doisy isolano una sostanza cristallina dotata di
effetti estrogeni dalle orme di donna gravida, la follicolina o
estrone, e Butenandt ne precisa la formula bruta e di struttura nel
1929. Nel 1930 G. F. Marrian isola l'estriolo: Butenandt conferma la
scoperta e stabilisce la differenza chimica rispetto all'estrone.
Ancora il Butenandt, nel 1934, e K. Westphal riescono a ottenere in
forma pura l'ormone del corpo luteo o progesterone, che il Butenandt
otterrà poi per sintesi dal colesterolo. Le conoscenze sugli ormoni
maschili seguono di pochi anni. L'androsterone è individuato nell'orina
maschile e isolato dal Butenandt, e L. Ruzicka riesce a sintetizzarlo.
Nel 1936 E. Laqueur isola da un estratto testicolare un ormone più
attivo, il testosterone, che Butenandt e Ružička ottengono poi per via
chimica dall'androsterone. Allievo di A. Windaus, attivo a Gottinga e, negli anni di più feconda attività, a Danzica e
a Berlino, Adolf Butenandt imprime il suggello di una straordinaria
operosità e competenza su un capitolo del programma di ricerca
endocrinologica, iniziato trent'anni prima dalla scuola fisiologica
inglese. Ci siamo soffermati con relativa dovizia di particolari su un
momento di storia dell'endocrinologia più consolidato che altri non
siano. Ma qualche cenno a successivi sviluppi non può mancare. Si
aprono due nuovi capitoli, il surrene e l'ipofisi. L'endocrinologia
della porzione corticale delle capsule surrenali è uno dei campi di più
elevata complessità della fisiologia umana, costruito fra clinica e
laboratorio, fra l'osservazione di sindromi morbose e una raffinata
sperimentazione. All'opera del Butenandt corrisponde quella di Edward Calvin Kendall, attivo alla Mayo Foundation di Rochester e all'Università di Princeton; accanto a lui, T. Reichstein e
Ph. S. Hench, associati nel merito di aver isolato il cortisone e
l'aldosterone negli anni quaranta. Nel vasto spettro della secrezione
interna corticosurrenalica verrà delimitandosi un'area di androgeni ed
estrogeni, di crescente importanza fisiopatologica. Le sindromi
virilizzanti surrenaliche, in particolare il virilismo surrenalico nel
sesso femminile, costituiranno con altre sindromi endocrinologiche, e
con la patologia degli eterocromosomi, la base degli ‛stati
intersessuali', che G. Marailon fa oggetto nel 1930 di un primo,
organico studio. All'ermafroditismo vero, caratterizzato dalla presenza
di entrambi i tessuti gonadici sullo stesso soggetto ovariotestir secondo C. Neugebauer, Hermaphroditismus beim Menschen,
1908 - si aggiungono gli ‛pseudoermafroditismi' di origine surrenalica
e ipofisaria. L'influenza dell'ipofisi sugli organi sessuali è
affermata fin dal secondo decennio del secolo da H. Cushing, fondatore
della scuola neurochirurgica americana, e da V. Ascoli. Sono poi
individuate (S. Ascheim, B. Zondek, 1923-1930) due gonadostimoline:
follicolostimolante (FSH) e luteinizzante (LH), e la prolattina che
promuove e mantiene la lattazione. Le gonadostimoline sono ottenute
allo stato puro da R. C. Bahn, C. H. Li, M. E. Simpson, H. McEvans, A.
Segaloff e, rispettivamente, da H. L. Fevold e H. B. Van Dyke. Gli anni
quaranta vedono chiarirsi un ulteriore momento, fisiologico, della
sessualità, consistente nei rapporti tra gonadi e ipofisi.
Ma
nuove prospettive, su altri momenti o stadi, si aprono. Si analizzano
le strutture ipotalamiche influenti sull'attività ipofisaria:
l'endocrinologia diventa parte di un più ampio programma di ricerca, la
neuroendocrinologia, illustrata in quest'opera dall'articolo di F.
Stutinsky. La bibliografia dell'articolo mostra l'inizio, negli anni
trenta, e gli sviluppi delle ricerche sui rapporti tra sistema nervoso
e ipofisi. I due sistemi di correlazione, il nervoso e l'endocrino, si
collegano tra loro, e il collegamento spiega la risposta metabolica e
comportamentale dell'organismo alle modificazioni dell'ambiente interno
ed esterno. Si costruiscono i modelli biochimici dell'azione ormonale
sui recettori degli organi bersaglio. La patologia cromosomica si
collega all'endocrina. Nel 1956 J. H. Tjio e A. Levan dimostrano che il
cariotipo umano consta di 46 cromosomi, e introducono la conta dei
cromosomi fra gli esami di laboratorio. Sono individuate due deviazioni
dal normale dimorfismo - femmina XX, maschio XY - degli eterocromosomi:
il tipo 45, X, e il tipo 47, XXY, con le rispettive varianti, che
vengono collegati con le sindromi di Turner e Klinefelter. Nel 1971, la
Conferenza di Parigi sulla determinazione degli standard nella
citogenetica umana è costretta a soffermarsi sui cariotipi nelle
anomalie cr0mosomiche sessuali, e a fissarne la nomenclatura
descrittiva. Alle sindromi qui brevemente ricordate - e ampiamente
illustrate nel precedente articolo di J. Segal - corrispondono anomalie
psicomorfologiche dello sviluppo sessuale. Queste simmetrie non destano
più stupore con il passaggio dei cromosomi X e Y da entità morfologiche
a fattori biochimici e trasmettitori di messaggi. Sul cromosoma Y
vengono individuati geni a forte azione mascolinizzante, mentre il
cromosoma X è collegato con lo sviluppo di tutti i sistemi
dell'organismo. Per capire la sessualità, per darne una
rappresentazione scientifica, si richiedono ormai nuovi concetti, che
alle scienze della vita e in genere alle scienze della natura sono
offerti, nella seconda metà del secolo, dalla cibernetica e dalla
teoria dell'informazione. La sessualità è un duplice programma,
femminilizzante e mascolinizzante, di alta complessità, con stadi
evolutivi distinti, ciascuno dei quali avvia il successivo, con
retroazioni e anteroazioni positive e negative, con molteplici
possibili anomalie o devianze. In una delle opere di sintesi meglio
riuscite e più fortunate - Man and woman, boy and girl,
1972 - i sessuologi americani J. Money e A. A. Ehrhardt delineano il
programma del dimorfismo sessuale dalla fase cromosomica all'ormonale,
alla nervosa, all'acquisto educativo e sociale dell'identità di genere.
In campo biomedico e psicoterapeutico queste vedute nuove sulla
morfofisiologia del sesso diventano anche solidarietà e comprensione
verso l'anomalia, la sofferenza, la devianza.
7. Recenti sviluppi
Scrive l'etnopsicologo ungherese Georges Devereux in un'opera tradotta nelle maggiori lingue - From anxiety to method in the behavioral sciences,
1967 - che tutte le civiltà, non soltanto l'europea, si sono finora
mostrate altamente irrazionali verso il sesso. Continuatore del
programma antropoanalitico di G. Roheim,
assertore dell'importanza del controtransfert, cioè dei vissuti e
preconcetti dell'osservatore, nel metodo delle scienze umane, Devereux
è convinto che molta pseudooggettività si celi dietro i risultati di
indagini sul campo e inchieste, da Malinowski ad A. C. Kinsey.
L'entomologo Kinsey - lo era stato, per la verità, anche Forel - che
abbandona lo studio delle vespe e affronta i comportamenti sessuali
dell'uomo, per riferirne in rapporti - Sexual behavior in the human male, 1948; Sexual behavior in the human female, 1953 - che faranno a lungo notizia in America e in Europa,
è l'esempio della deformazione conoscitiva che il Devereux combatte.
All'opposto, V. Elwin, l'antropologo che sposa una donna indigena e
vive con lei un'esperienza di reciproco amore, può capire e riferire
veracemente il valore della sessualità per le popolazioni - The Baiga, 1939; The Muria and their Ghotul,
1947 - da lui studiate. Nelle penetranti osservazioni, numerate, alla
Wittgenstein, in cui articola il suo volume, Devereux usa spesso
un'alternanza prospettica fra profondità ed evidenza di problemi e
fatti. La sessualità (osservazione 253) è il solo istinto che esiga per
la piena soddisfazione la risposta di un'altra persona. Siamo agli
antipodi di J. Lacan,
per il quale la sessualità non è mai relazione effettiva tra soggetti,
ma solo un atto solipsistico, un rapporto dell'Io con il proprio
inconscio. A una pseudooggettività ossessiva, secondo il Devereux
(premessa all'osservazione 97), è necessario sostituire la conoscenza
per ‛empatia', attraverso ‟l'esperienza dell'Amore" nel caso di
vissuti, istituzioni e valori che riguardano il sesso. Nel vasto sfondo
etnopsicologico si coglie più che in altre dimensioni e programmi del
revisionismo psicanalitico l'impossibilità di un ritorno all'ortodossia
freudiana, incapace, del resto, di affrontare, se non in termini di
ermeneutica riduttiva, le grandi sfingi del pensiero di Freud:
‛desiderio', ‛realtà', ‛vita', ‛destino'.
L'irrazionalità
della cultura e dei comportamenti verso il sesso sembra, tra le
osservazioni del Devereux, la meno penetrante: forse è la più acuta, e
certamente ha un particolare significato per il nostro secolo. Un
secolo sedotto da erotismi decadenti, mercificazioni morbose e
illusorie liberazioni dalla natura, è peraltro il primo che sia
riuscito a promuovere una rappresentazione razionale, cioè
‛scientifica', della sessualità tra biologia, psicologia e
antropologia. Che la sessualità con i suoi fattori determinanti fosse
una parte, un momento della struttura elementare della vita, era ignoto
prima dei nostri anni. La scoperta dei gameti, da A. van Leeuwenhoek a
K. E. von Baer, e l'importanza classificatoria degli organi sessuali
delle piante nel linneano Systema naturae sono
stati il preludio a quel che la citogenetica ha fatto, inserendo i
determinanti sessuali nel codice cromosomico della vita, dunque in ogni
cellula, al di là di un certo punto della scala filogenetica. Ma la
sessualità è momento della vita più ampio e vario della stessa
struttura cromosomica: la botanica, come altre volte nella storia del
pensiero biologico, ha affiancato la zoologia e ha permesso una smossi
comparativa. Da Carl Correns - Die Bestimmung und Vererbung des Geschlechts, nach neuen Versuchen mit höheren Pflanzen, 1907 - a Max Hartmann Die Sexualität,
Jena 1943 -, la scuola biologica tedesca ha dimostrato l'esistenza di
una determinazione fenotipica del sesso - legata a fattori estrinseci,
ambientali ed evolutivi - accanto alla determinazione genotipica,
cromosomica. Nell'opera citata, dove lo storico della scienza trova la
traccia di una tradizione gloriosa - quella dei Baer, Schleiden,
Schwann, Virchow, Gegenbaur -, lo Hartmann può distinguere quattro
‟tipi principali della determinazione del sesso": aplogenotipico,
aplofenotipico, diplofenotipico, diplogenotipico, rimasti tali nella
trattatistica successiva. La microbiologia ha ampliato, però,
ulteriormente l'evidenza della sessualità nella natura. J. Lederberg ed
E. L. Tatum scoprono e illustrano nel 1946 - in un articolo
d'importanza storica, che ricorda gli analoghi di McClung, Sutton e
Stevens agl'inizi della citogenetica - la ‛ricombinazione' di geni
provenienti da ceppi batterici diversi, posti sullo stesso terreno di
cultura. Sex in bacteria è
il titolo, significativo, di un lavoro che il primo degli autori citati
pubblica qualche anno dopo, nel 1954. La sessualità come trasmissione
di caratteri da progenitori a una stessa discendenza si estende alla
vita unicellulare. Vita e sesso vedono stringersi il legame che li
unisce, in re e post rem,
in natura e nella teoria scientifica. Saranno poi individuate diverse
forme di ricombinazione: la ‛trasformazione', la ‛trasduzione', la
‛coniugazione'.
Vita
e sesso, natura: lo sfondo sul quale la scienza proietta la sua
rappresentazione della sessualità è naturalistico. Il sesso vi appare
come un momento della legalità, della ‛teleonomia' direbbe il biologo
molecolare Monod, che presiede ai processi vitali. Riproducendosi per
scissione di cellule progenitrici in cellule figlie, o in maniere
analoghe nei Metazoi, la vita non potrebbe accrescere la propria
varietà morfofunzionale come invece fa attraverso la riproduzione
sessuata. Ma la varietà è premessa a un duplice momento evolutivo della
vita: la genesi delle popolazioni e la risposta all'ambiente. Sono gli
sviluppi più recenti della biologia, legati all'avvento di nuovi
programmi di ricerca, in particolare alla sociobiologia e all'ecologia.
All'interno di uno dei paradigmi dominanti il pensiero biologico, la
teoria dell'evoluzione, assumono importanza decisiva concetti come
popolazione e tasso di riproduzione, prima marginali. Nasce dalla
genetica una ‛genetica delle popolazioni', che porta secondo E. Mayr - Animal species and evolution, 1963 - ‟ad ampliare il campo dell'indagine dal gene al pool genico
della popolazione". Anche l'antropologia coglie un nesso analogo fra
sessualità e società primitive, con un'opera che diventa classica,
sebbene recente: Les structures élémentaires de la parenté, 1949, di Claude Lévi-Strauss. La cultura,
nell'ampia accezione che l'antropologia dà a questo termine dopo Tylor,
Frazer e Boas, si distingue dalla natura perché i comportamenti
culturali, a differenza dei naturali, obbediscono a regole. Alla
struttura delle società primitive presiedono regole dei comportamenti
sessuali, negative e positive: è proibito l'incesto, sono fissate
modalità di matrimonio preferenziali o prescrittive. L'inconscio
collettivo traspone l'elemento della sessualità nelle relazioni su cui
si fonda l'aggregato metafamiliare.
Ci
limitiamo ad accenni, su punti che contribuiscono a definire la
sessualità come un momento della vita e della sua evoluzione,
strutturale e diacronica, nella natura. Per essere tale, il sesso deve
inserirsi nell'assetto morfofisiologico dell'individuo, e aver parte
sostanziale nel destino delle pulsioni: come ciò avvenga, è mostrato
dall'endocrinologia e dalla psicologia del profondo, mentre con Konrad
Lorenz l'etologia descrive comportamenti e ntualizzazioni affascinanti
della sessualità, una delle grandi forze assise nel ‟parlamento
degl'istinti". Certo, l'analisi della sessualità nell'individuo ha un
territorio privilegiato d'indagine nella biofisiologia umana: ma lo
studio comparato dei comportamenti animali ha ampliato la prospettiva
delle conoscenze, avvicinandola per estensione e significato alla
prospettiva citogenetica. La rappresentazione scientifica o razionale
del sesso tende a darsi come iniziale principio di sintesi il concetto
di natura. Dalla natura il cammino dovrebbe proseguire attraverso la
soggettività umana, fino al conferimento di senso ai vissuti sessuali
dalla coscienza. Qui la rappresentazione scientifica della sessualità
appare quale di fatto è, un programma di ricerca tuttora aperto, un
paziente lavoro sul fertile suolo dei territori di frontiera, ma anche
un insieme ordinato di conoscenze, che retroagisce sulla ragione e la
costringe a spiegare e interpretare. Basti un esempio, tratto da una
grande tradizione, quella cattolica. La Costituzione pastorale sulla
Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes),
approvata nel dicembre 1965 dal Concilio Vaticano II, dopo una premessa
sulla novità della storia contemporanea e su una ‟più radicale
modificazione" dovuta alla crescente importanza della scienza e della
tecnica, riconosce l'‟indoles sexualis hominis" e dichiara ‟magna observantia reverendi" gli atti della sessualità coniugale. Il matrimonio non è stato istituito ‟tantum ad procreationem".
Il sofferto equilibrio tra opposte vedute dei Padri conciliari sui
problemi della contraccezione e dell'esplosione demografica non ha
impedito all'ultima assise ecumenica del cattolicesimo di guardare a
una sessualità umanamente vissuta con la serenità ch'era stata del
Cristo verso tutta la vita. Scienza e sessualità s'incontrano nel testo
conciliare citato: si riconosce la dignità religiosa della vocazione
conoscitiva - e vi tornerà Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis - e
si afferma la dignità ontologica della natura e della vita. ‟Il
progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali - si legge
nella Costituzione - non soltanto permette all'uomo una migliore
conoscenza di sé, ma lo mette anche nella condizione d'influire
direttamente sulla vita della società, con i metodi della tecnica.
Nello stesso tempo l'umanità si preoccupa sempre più di prevedere e
ordinare il proprio incremento demografico". Il sesso è per la vita e
Dio è ‟Dominus vitae". Pare che la riforma del Codice di diritto canonico lascerà cadere la formula del matrimonio come ‟remedium concupiscentiae" - formula indegna della religione che ha rivendicato l'omnia munda mundis -, a favore di una definizione positiva, esistenziale e solidaristica.
Mentre
la rappresentazione scientifica del sesso viene ascoltata e, in parte,
accolta da una grande religione; mentre si delinea, in campo laico, una
prospettiva ‛bioetica' - si veda l'Encyclopaedia of bioethics,
opera di sintesi ma anche d'avanguardia - sui grandi problemi di
confine tra corpo e coscienza, e in particolare sulla sessualità;
mentre l'antropologia speculativa di uno Scheler e quella
fenomenologica di un Merleau-Ponty affondano nei vissuti emozionali la
lama di un'introspezione teoreticamente affinata; mentre i
neuroendocrinologi lavorano sulle strutture costitutive dell'unità
somatopsichica, fra circuiti ormonici e reti informazionali del
cervello, intorno ai programmi di ricerca si determina una situazione
complessa. La Sexualwissenschaft di Bloch è diventata ‛sessuologia' - lo psicanalista francese A. L. M. Hesnard pubblica nel 1951 un Manuel de sexologie normale et pathologique - con proiezioni nelle università o istituzioni scientifiche a Praga, Amburgo,
Lovani o, e successivamente altrove; negli Stati Uniti si affermano il
gruppo di ricerca del Money e l'unità terapeutica di Masters e Johnson,
già ricordati. Ma motivi di debolezza non tardano a manifestarsi nella
nuova formula: la sessuologia resta un programma multidisciplinare, che
permette alle parti del tutto notevoli gradi di libertà e favorisce la
contesa per l'egemonia di psicologi, endocrinologi e specialisti di
terapia familiare e counseling.
Presieduta dall'italiano R. Forleo, nascerà nel 1978 una World
Association for Sexology. Dieci anni prima, la contestazione del
sessantotto non ancora chiarita nei suoi motivi di fondo ha innalzato
fra le proprie bandiere Eros and civilisation e One-dimensional man:
il Marcuse teorico della repressione addizionale del piacere imposta
dalla società tecnologica avanzata in nome di un ‟principio di
prestazione" produttiva. L'ideologia, non filosofica, ma di massa,
trova nell'Eros la parola chiave, carica di suggestione naturalistica e
idealistica al tempo stesso: la ‟percezione distratta", per usare
un'efficace espressione di W. Benjamin,
fa il resto. Nascono i movimenti di liberazione, delle donne, degli
omosessuali, tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta.
Con la diffusione del lavoro femminile, l'abbassamento della maggiore
età a diciotto anni, l'introduzione del divorzio nei paesi europei che
ne erano privi, l'accentuarsi del decremento di natalità dovuto al
largo uso di pratiche contraccettive nelle società industriali
avanzate, la realtà familiare subisce trasformazioni profonde. E così
il costume, del quale è difficile fare una descrizione o un bilancio,
se non attraverso pochi e semplici asserti. Per una parte della
coscienza contemporanea - fedele in questo alla vocazione scientifica,
la più profonda del secolo - la sessualità appartiene ormai alla vita,
e come della vita e di tutta la natura, il soggetto umano vuole averne
esperienza, coscienza e responsabilità in un progetto creativo e
secondo valori. Al polo opposto, in concezioni ideologizzanti di vario
genere, la sessualità copre qualcosa che rifiuta di chiarirsi, o serve
a ridurre l'esistenza a pulsione. Ma solo la scienza, una scienza
consapevole dei profondi problemi impliciti nella comprensione organica
del reale, sembra capace di proseguire il cammino verso nuovi concetti:
e il sapere scientifico, nella sua più alta forma, che è quella di una
religione della verità sulla struttura del mondo, non ha nulla da
rifiutare pregiudizialmente. I movimenti di liberazione: il gay, il femminista, sono anch'essi ricchi di esperienze da analizzare e ricomporre sul terreno scientifico. Un esempio, la Supplica alla madre dello scrittore Pier Paolo Pasolini -
ucciso nel novembre 1975 alla periferia di Roma, durante un incontro
omosessuale, in circostanze mai bene chiarite: ‟È difficile dire con
parole di figlio / ciò a cui nel cuore, ben poco, assomiglio. // Tu sei
la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima
d'ogni altro amore. // Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo
conoscere: / è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. // Sei
insostituibile. Per questo è dannata / alla solitudine la vita che mi
hai data. // E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame / d'amore,
dell'amore di corpi senza anima. // Perché l'anima è in te, sei tu, ma
tu / sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: // ho passato
l'infanzia schiavo di questo senso / alto, irrimediabile, di un impegno
immenso. // Era l'unico modo per sentire la vita, / l'unica tinta,
l'unica forma: ora è finita. // Sopravviviamo: ed è la confusione / di
una vita rinata fuori dalla ragione. // Ti supplico, ah, ti supplico:
non voler morire. / Son qui, solo, con te, in un futuro aprile... //".
Dire
che questo messaggio di umanità e di dolore può essere capito e
decodificato dalla psicologia del profondo ancor più che dalla critica
letteraria, è irriverente, forse, ma vero. Freud ha dedicato alla
‟struttura interna dell'affezione", innere Struktur der Affektion, una delle Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse,
la ventiseiesima. L'omosessualità è posta in rapporto al narcisismo, la
sindrome dove l'Io diventa oggetto d'amore a se stesso. Nel narcisista
si altera la relazione tra Io e mondo, costitutiva dell'esperienza. La
scelta eterosessuale dipende invece dall'aprirsi del soggetto
all'incontro con la natura e con la vita che attraverso la sessualità
si estende e continua. L'analista O. Fenichel ha
poi chiarito l'esistenza, nella pedofilia, di un'identificazione
inconscia con la madre, associata alla ricerca di un sostituto che
rassicuri contro l'angoscia edipica. Sono i primi passi nell'analisi di
vissuti tanto più ardui a comprendersi, in quanto resistono alla
traslazione. Ma la ricerca è, comunque, impegnata a percorrere un
cammino che renderà intelligibile la persona umana come unità
somatopsichica, come Io inserito in una trama di relazioni, affetti e
interessi.
Vita,
individuo: sono questi i poli tra cui deve muoversi la costruzione
concettuale della sessualità. Teleonomia della natura vivente,
teleonomia del soggetto: innegabili entrambe, necessario punto di
riferimento del lavoro scientifico sul sesso. Ma la seconda, la
teleonomia soggettiva, più fragile e quasi si direbbe più accidentale
dell'altra. Classe di innumerevoli enti - dai tipi agl'individui -, la
vita salva le proprie strutture, funzioni ed equilibri anche quando
l'esistenza singola è lesa in attributi essenziali. La citogenetica
esplora e definisce ‛la sessualità nella vita', e registra anomalie che
restano irrilevanti rispetto alla norma e al suo telos:
garantire la varietà dei viventi. Il problema dell'individuo sessuato
comincia a porsi nell'anatomia e fisiologia comparate, fino ad
acquistare tutto il suo peso nelle scienze umane.
Che
cos'è, rispetto alla vita, l'individuo vivente? L'ortogenesi, e un
finalismo fondato su virtualità che si attueranno nel tempo, possono
ancora spiegare una vita che mostra di possedere una storia e forme
innumerevoli? Non si deve, invece, concepire ogni classe di enti, e
ogni individuo, come produzione di un'unità da una molteplicità, di un
ordine strutturale e funzionale da premesse eterogenee? La filogenesi è
sviluppo o sintesi, Entwicklungsgeschichte o Schöpfungsgeschichte?
La comprensione della sessualità nell'individuo passa anche per la
risposta a queste domande, remote dal punto d'applicazione. Rispetto
alla sintesi, l'analisi ha un senso diverso che non rispetto allo
sviluppo, o al fine, perché chiarisce momenti e alternative, non
semplici virtualità. Ma l'analisi, biomedica, psicologica,
antropologica, ha mostrato, appunto, che la sessualità del soggetto
umano è sintesi di relazioni e situazioni molteplici e varie. Nella
sintesi riuscita è il fondamento della ricchezza espressiva,
nell'angustia dell'orizzonte o nella ‛defusione' delle parti è la causa
della devianza, del dolore, della povertà morale.
Anche
rispetto al sesso, la teoria scientifica è la più elevata e corretta
risposta all'esigenza conoscitiva e finanche al bisogno ermeneutico. La
comprensione della sessualità dei viventi le appartiene, al pari di
tutti gli altri aspetti del mondo che circonda l'uomo e si continua in
lui.
Bibliografia
da Enciclopedia Treccani
www.treccani.it