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Terra




Personificazione della Terra, madre della natura, Gea
(Tellus per i Romani, che la identificano con Cerere) trae
origine dal Caos (cfr. Esiodo, Teogonia 116 ss.) e genera
Urano (il cielo). Dall’unione tra la Terra e il figlio Urano
nascono i Titani, i Ciclopi, i tre mostruosi Centimani; quindi,
fecondata dal sangue di Urano evirato da Crono su
suggerimento di Gea (mito spiegato, sul piano antropologico,
con l’esigenza di separare la terra dal cielo, che in origine si
temeva potesse precipitare), nascono anche i Giganti, le
Erinni e le Melie. Dall’unione con il figlio Ponto (il mare),
vedono la luce Nereo, Taumante, Forco, Ceto ed Euribia.
Divinità di antichissimo culto, la Terra continua comunque a
essere venerata anche dopo che si sono imposti gli dei
olimpici. Viene poi confusa con Cibele e Demetra.
L’antichità del culto della Terra sembra confermata anche
nella favola in cui, in origine, dopo che Zeus ha plasmato
l’uomo e la donna, invia Hermes a insegnare loro come
procurarsi da mangiare: chi scava la terra per cibarsi è
destinato a offrire l’estremo, doloroso tributo a essa nel
momento della fine della vita (Esopo 109 Ch.). Al centro
della narrazione, di impronta cinica, si trova, dunque, il tema
dell’ineluttabilità della morte, mentre l’epimitio sposta
l’interpretazione morale sulla sofferenza dovuta alla
restituzione del prestito. La Terra compare poi in una
narrazione di carattere eziologico (Esopo 19 Ch.), in cui, non
senza ironia, il favolista, che è anche narratore interno,
illustra una sorta di «cosmogonia acquatica» (Martínez
Vázquez 35 ss.). In un’altra favola, un contadino, zappando,
trova un tesoro e così comincia a onorare con ghirlande la
dea Terra, attribuendole il merito della scoperta, ma si fa
avanti la Fortuna a rivendicare per sé quegli onori (Esopo 84
Ch.).






Bibliografia


Stocchi C. Dizionario della favola antica, BUR, 2012

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