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Venti




Deità poetiche, figli del Cielo e della Terra, o, secondo altri, di Astreo e dell'Aurora. Eolo (vedi) era loro re e li teneva incatenati nelle sue caverne. Prima erano liberi e quieti, e furono da Giove rinchiusi nelle caverne dopo essere stati incitati da Giunone contro Giove per la nascita di Epafo, figlio di Io. Quattro erano i principali: 1° Aquilone o Borea, vento settentrionale, il cui soffio faceva tremare la terra e agitar la superficie del mare; ed era detto rapitore delle fanciulle. E' rappresentato sotto l'aspetto d'un vecchio alato con la barba, e coda di serpente in luogo di gambe; vestito d'un lunga tunica svolazzante. Le sue ali, la barba e i capelli sono cosparsi di fiocchi di neve, e lo svolazzar della tunica solleva un turbine di polvere. — 2° Austro o Nolo, vento del mezzogiorno, apportatore di pioggia e tempesta, che rendeva il mare innavigabile e tutto involgeva di densa tenebre. Viene rappresentato con ali bagnate, la fronte coperta d'una densa nube e la barba carica di nebbia. I poeti usano talvolta il nome di Noto al plurale (Noti) per esprimere indifferentemente i Venti. — 3° Euro, vento che spira dall'Oriente, ora asciutto ora umido. Orazio lo dipinge un vento impetuoso, e Valerio Fiacco come scarmigliato e tutto in disordine, seguendo la tempesta da lui suscitata. I moderni lo rappresentano come un giovane alato che con ambo le mani va seminando fiori ovunque passa. Dietro di lui figura il sole nascente. Viene dipinto di color nero, per essere quello degli Etiopi o degli abitanti del Levante ov'egli domina. — 4° Zefiro o Favonio, vento di ponente, nuncio della primavera, al cui soffio maturano le sementi. I poeti lo dipingono sotto figura di un giovanetto di sereno e dolce contegno: gli danno le ali di farfalla, e una corona composta di fiori d'ogni specie, per indicare la benefica sua influenza sulla natura. I Greci lo raffiguravano con la freschezza della gioventù e con l'avvenenza di un Dio; librandosi nell'aria con grazia e leggerezza ammirabile, quasi nudo e tenendo in mano un paniere pieno di fiori primaverili. Zefiro amò teneramente Flora e Clori, e n'ebbe diversi figli.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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