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Vittoria




Divinità allegorica, chiamata Niche dai Greci, e che vien detta figlia di Stige e della Terra. Gli Ateniesi la rappresentavano senza ali, affinchè non se ne volasse via: portava la celata e aveva nella mano destra una melagrana. La Vittoria comune era però per lo più fornita d'ali, e in forma di bella vergine, in atto di volare per aria e porgeva con la destra una corona di lauro, oppure di olivo bianco; con un ramo di palma nella sinistra. Claudiano, descrive la vittonia vestita di trofei, con la palma, e le ali agli omeri, le quali mostrano gli incerti successi della guerra, passando sovente la vittoria or dall'una, or dall'altra parte; e per essere l'esito della guerra incerto, fu chiamata la Vittoria Dea comune, come se essa si trovasse nel mezzo, e si avvicinasse a chi meglio sapesse attirarla a sè. — Animali: Aquila, perchè vince di valore tutti gli altri uccelli, da che venne forse che, fra tutte le altre insegne che i Romani portavano in guerra, nello stendardo l'aquila fu la principale e la più frequente. Bue ucciso, principalmente presso i Romani, era segno di vittoria, perchè sacrificavano il bue dopo aver ottenuto la vittoria con la strage dei nemici, e quando senza combattere e senza sparger sangue avessero fatto qualche conquista, allora immolavano la pecora. Civetta, simbolo degli Ateniesi, il cui volo divenne proverbiale, poiché, quando volevano significare la disfatta dei nemici e aver acquistata la vittoria, solevano dire: la civetta ha volato.







Bibliografia

Ronchetti G., Dizionario illustrato dei simboli, Hoepli, MIlano, 1928

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