Home


Donald Winnicott




WINNICOTT DONALD WOODS, n. a Plymouth, nel Devon, il 7 aprile 1896, m. a Londra il 25 gennaio 1971. Medico, pediatra, lavora per quarant’anni presso l’Ospedale pediatrico di Paddington Green a Londra. Entra in contatto con il pensiero psicoanalitico nel 1923, quando inizia un’analisi personale con James Strachey. Negli anni Quaranta alcune dispute all’interno della Società psicoanalitica britannica portarono al costituirsi di due gruppi, quello capeggiato da M. Klein e quello diretto da Anna Freud. W. aderirà a un terzo gruppo, di "mezzo", che annovera tra i propri membri Michael Balint, Ronald Fairbaim, Sylvia Payne, Marjorie Brierley e Ella Sharpe. Nel 1956 W. sarà presidente della British Psycho-Analytic Society. Esponente di spicco della psicoanalisi, si devono a lui importanti sviluppi teorici del pensiero psicoanalitico, soprattutto sulla natura del rapporto e, in particolare, del rapporto madre-bambino. La lunga pratica di psicoanalisi e di psicoterapia su bambini e adulti, le cui strutture psichiche non sono quelle delle nevrosi classiche, gli consentono di elaborare e di introdurre innovazioni tecniche utili per casi che non rispondono alle indicazioni abituali della psicoanalisi. Per tale ragione, pur rimanendo fedele nelle linee essenziali alle teorie di Freud e in una certa misura a quelle di M. Klein, non abbraccia mai una prospettiva rigidamente ortodossa in quanto talvolta incapace di rendere conto dei fatti clinici osservati. W. considera il rapporto terapeutico come un’esperienza di gioco condiviso all’interno del quale l’analista non resta un interprete esterno, bensì un elemento essenziale. L’esempio paradigmatico di ciò è rappresentato dalla tecnica dello scarabocchio (squiggle game) rispetto al quale sia il terapeuta che il bambino intervengono a turno seguendo ciascuno la propria creatività. L’indagine di W. parte da una riconsiderazione in termini sostanzialmente nuovi del rapporto madre-bambino. Tra le prime esperienze vissute dal bambino dopo la nascita, quella prodotta dalla funzione di contenimento (holding) svolta dalla madre è di fondamentale importanza nella crescita. Attraverso questo interesse per il ruolo della funzione materna, W. sviluppa una serie di concetti di rilievo nel procedere dell’indagine psicoanalitica sullo sviluppo affettivo. L’introduzione, ad esempio, del concetto di spazio transizionale, inteso come momento dello sviluppo e della vita in generale, nel quale hanno luogo fenomeni come quelli del gioco, del fantasticare o del creare, consente di capirne il ruolo intermedio tra mondo interno e mondo esterno nel costituirsi della personalità e soprattutto nella capacità di distinguere tra il me e il non-me. Nel descrivere il concetto di spazio transizionale, W. introduce cambiamenti sostanziali della nozione di "oggetto". In quest’ambito, infatti, individua una categoria di oggetti e di fenomeni da lui definiti "transizionali" che costituiscono per il bambino un modo pre-simbolico di rappresentare il proprio rapporto con la madre. Tenere ossessivamente tra le mani un piccolo pezzo di stoffa rappresenta per il bambino allo stesso tempo un modo per continuare in forma fantasmatica il rapporto concreto con la madre, ma anche il mezzo per potersi a poco a poco distaccare da lei. Un altro contributo di W. è rappresentato dalla sua teoria del vero e del falso Sé.


Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

Torna agli articoli