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Wilhelm Wundt




WUNDT WILHELM, n. a Neckarau, nel Baden, il 16 agosto 1832, m. a Lipsia il 31 agosto 1920. Dal 1851 studia Medicina a Heidelberg, poi a Tubinga e a Berlino. Nel 1855 è assistente in una clinica medica di Heidelberg, l’anno successivo, dopo un soggiorno presso l’Istituto di fisiologia di J. Müller durante il quale viene a conoscenza delle teorie di du Bois-Reymond, si laurea in Medicina e consegue la libera docenza in Fisiologia. Nel 1858 è assistente di von Helmholtz a Heidelberg. A questo periodo risalgono i suoi studi di filosofia e in particolare l’interesse per Kant, Herbart e Leibniz. Nel 1865 è nominato professore straordinario di Fisiologia a Heidelberg e nel 1866 eletto membro della Seconda Camera del Baden in rappresentanza della propria città.
Nel 1874 l’Università di Zurigo gli affida la cattedra di Filosofia naturale già di A. Lange. Al 1875 risale il suo arrivo a Lipsia in qualità di professore di Filosofia e l’apertura ufficiale in questa città, nel 1879, del primo Laboratorio di psicologia, lo farà passare alla storia come fondatore della psicologia moderna. Nel laboratorio di Lipsia si formeranno tutti i più importanti psicologi del periodo i quali, tornati nei loro paesi d’origine, esporteranno il metodo sperimentale di W. e daranno vita a nuovi laboratori di ricerca. Nel 1881 W. fonda la prima rivista di psicologia, i Philosophischen Studien, che porta ancora nel titolo un retaggio del legame della nascente psicologia con la filosofia e che verrà pubblicata fino al 1902 quando sarà sostituita da l’ Archiv für die gesamte Psychologie. Gli articoli scritti da W. in questa rivista e su altri periodici scientifici verranno raccolti e pubblicati in seguito in tre volumi dal titolo Kleine Schriften (1910-21). La rivista, dedicata esclusivamente a lavori inerenti la psicologia, si distingue da altre dello stesso periodo, per essere l’organo ufficiale di un Istituto di psicologia, nel quale è attivo un laboratorio di ricerca sperimentale. La teoria strutturalista, elaborata da W. e sviluppata da E.B. Titchener, risulta un tentativo di scomposizione dell’esperienza cosciente negli elementi costitutivi e, al tempo stesso, una ricerca delle leggi in base alle quali tali elementi vengono sintetizzati. Nel tentativo, infatti, di fondarsi come disciplina autonoma dalla filosofia, la psicologia abbandona il concetto di "anima", troppo legato all’indagine filosofica, e pone al centro del proprio interesse quello di "coscienza". Quest’ultima, a differenza dell’anima, può essere oggetto di indagine nella misura in cui i fenomeni a essa legati sono direttamente osservabili dal soggetto attraverso una sorta di autoanalisi. La coscienza però può essere oggetto di osservazione anche indiretta se l’attenzione dello sperimentatore si focalizza sull’analisi del linguaggio verbale o del comportamento. Per questo motivo W., mediando dalla filosofia empirista il metodo introspettivo e dalla fisiologia quello sperimentale, colloca la psicologia come "scienza della coscienza". In pratica il suo metodo consiste nel variare sperimentalmente uno stimolo chiedendo al soggetto sottoposto all’esperimento di osservare i cambiamenti che tale variazione produce nei propri fenomeni di coscienza. Scopo delle ricerche di W. e degli psicologi introspezionisti, in generale, è quello di dare un supporto scientifico alla teoria associazionistica della filosofia empirista. Come abbiamo in precedenza osservato, tale scopo si manifesta nella ricerca delle leggi che regolano l’associazione degli elementi che costituiscono i fenomeni e gli stati di coscienza. Compito della psicologia elementista e atomistica è quindi, secondo W., ricercare e descrivere i contenuti e la struttura della coscienza. Tale scopo contrasta radicalmente con quello dello psicologo statunitense W. James, che allievo di W., fonda in patria un indirizzo psicologico che, a differenza di quello del maestro, è attento alla descrizione e alla ricerca delle funzioni della coscienza. Altra posizione teorica sostanzialmente diversa è quella ugualmente ricca di sviluppi della psicologia dell’atto di F. Brentano, che darà origine all’indirizzo fenomenologico non solo in psicologia ma anche in filosofia, puntando la propria attenzione sull’attività della coscienza e non nella descrizione statica dei suoi elementi e delle sue strutture. Il metodo sperimentale ideato da W. si fonda sulla possibilità di modificare a piacere le condizioni di fatto; sulla possibilità di provocare alterazioni quantitativamente misurabili e di conoscere le relazioni costanti tra cause ed effetti. Questo metodo pone l’accento sul concetto di misurabilità in psicologia. Partendo dall’ipotesi che non solo l’eccitazione nervosa ma anche la sensazione sia proporzionale allo stimolo esterno, W. giunge alla conclusione che le intensità delle sensazioni presentano tra loro esattamente le stesse relazioni che possono essere riscontrate tra gli stimoli. Ovviamente il metodo sperimentale presuppone anche che solo le condizioni fisiche esterne possano essere oggetto di modifica sperimentale. È per questo motivo che una psicologia così intesa non può che tenere al di fuori del proprio campo di indagine tutti quei fenomeni che per la loro complessità non rientrano nei canoni prefissati. Sarà W. stesso, però, a creare le condizioni teoriche per un ampliamento del campo di ricerca della psicologia. In un’opera monumentale alla quale lavorerà per ben vent’anni, la Psicologia dei popoli, egli sostiene che, sebbene il metodo sperimentale non sia applicabile alla psicologia dei popoli, è possibile attraverso un’osservazione delle forme linguistiche giungere indirettamente alla costruzione di leggi psicologiche di intere società. W. ritiene infatti che il linguaggio, pur mutando gradualmente nel tempo, mantenga alcuni importanti aspetti della mente umana, identificabili solamente studiandone la natura. Sostiene inoltre che il pensiero non può essere studiato sperimentalmente ma può essere compreso, almeno in parte, esaminando taluni prodotti del vivere sociale. Se la psicologia sperimentale si occupa dei contenuti della coscienza e delle loro reciproche connessioni, è anche evidente che l’identificazione sperimentale dei contenuti del pensiero risulta per W. un obiettivo impossibile. Ma, in seguito ai lavori sui processi mnemonici compiuti da Ebbinghaus, molti psicologi, in particolare quelli dell’Università di Würzburg, utilizzano le tecniche introspettive per lo studio dei processi mentali superiori e principalmente per quelli legati al pensiero. Ancora molto si potrebbe dire sul pensiero di W., che ha così influito sullo sviluppo della psicologia contemporanea, grazie anche alla pluralità dei settori esplorati. W. si è interessato, infatti, anche di illusioni ottico-geometriche riguardanti le grandezze apparenti, di ipnosi e di suggestione. E senza dubbio da una riscoperta del suo pensiero che la psicologia moderna può ripercorrere le tracce del proprio cammino.



Bibliografia


Carotenuto, A. (a cura di), Dizionario bompiano degli psicologi contemporanei, Bompiani, Milano, 1992

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