CHI SONO


Dott. Stefano Scaccia


- Sono laureato in psicologia e scienze storico-religiose

- Sono iscritto all'Ordine degli psicologi del Lazio n° 24056, p. iva n. 15975461003

- Ho accumulato una lunga esperienza nell'ambito della patologia psichiatrica

- Ho acquisito una formazione di tipo psicodinamico

- Sono specializzato in psicoterapia a indirizzo analitico-archetipico (Jung e Hillman)


COME LAVORO

Svolgo colloqui individuali con giovani e adulti a frequenza settimanale della durata di 50 minuti.

I colloqui hanno luogo vis-à-vis.

Per facilitare l'incontro terapeuta-analizzato il primo colloquio di consultazione è gratuito.


I MIEI INTERESSI

La lettura e la scrittura hanno accompagnato la mia vita, dall'adolescenza e lungo tutto il periodo formativo universitario e post-universitario. I miei interessi spaziano molto e vanno dalla psicologia, in particolare gli studi di carattere psicoanalitico, alla psichiatria e alla criminologia, dalla storia (delle religioni, contemporanea, dell'arte) alla filosofia, dalla letteratura (poesia, critica, narrativa), l'antropologia, la sociologia alla biologia, le scienze naturali e la fisica quantistica. Pochi sono gli ambiti del sapere umano che non catturano la mia attenzione e non stimolano la mia curiosità. Adoro la saggistica politica, l'attualità, le riflessioni disordinate e stimolanti circa il mondo che vivo. In questi ultimi anni, ho imparato ad apprezzare la ricca letteratura buddista.

Inseguo una visione d'insieme sull'esistenza piuttosto che una visione divisa in compartimenti o una competenza specialistica in questo o in quel settore. Credo che tutto sia legato con tutto.

Leggere è immergersi nella bellezza. E una vita non basta a esplorare tutta la bellezza che mi circonda. C'è sempre qualcosa intorno a me che attira la mia attenzione e mi spinge a saperne di più.

Non posso definirmi esperto di nulla. Avendo però letto molto prendo istintivamente le distanze dalle forme di pensiero semplificate e "monoteistiche" tanto in voga nella nostra cultura.

Per gioco e a titolo di pura curiosità, elenco alcuni degli autori che mi hanno appassionato in questi anni e che hanno lasciato qualcosa dentro di me: Freud, Jung, Carotenuto, Pasolini, Eco, Galimberti, Osho, Hillman, Berlin, Rovelli, Girard, Calasso, Borgna, Rampini, Saviano, Politkovskaja, Picozzi, Terzani; ultimamente: Recalcati, Bergeret, Crepet, Andreoli e Racamier; letteratura e poesia: Pasolini, Moravia, Kafka, Cooper, De Luca, Corona, Hesse, Flaiano, Bernhard, Capote, Dickinson, Saba, Hugo, Marquez, Flaubert, Doyle, Manzoni, Camilleri, Vittorini, Calvino, Palazzeschi, Canetti, Busi, Kundera, Campo, Hemingway, Pascoli ecc.


IL PRIMO COLLOQUIO

Fissare la prima consultazione con uno psicologo è un momento delicato e significativo nella vita di una persona.

Gesti semplici come prendere il telefono e comporre il numero assumono una valenza tutta particolare. Recarsi allo studio e iniziare a raccontare la propria storia a un perfetto sconosciuto è un passaggio delicato e a tratti incomprensibile.

Di queste difficoltà lo psicoterapeuta è del tutto consapevole.

Quello che deve essere chiaro è che la relazione terapeutica è un viaggio verso terre inesplorate che non può che iniziare con un atto di fede, una prima apertura, una certa dose di coraggio.

Le conseguenze di questo importante atto non sono immediatamente evidenti e si sveleranno nei mesi e negli anni a venire. La psicoterapia ha tempi che la coscienza non comprende. 


QUALCOSA SULLA PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

La psicoterapia psicodinamica cerca la soluzione della sofferenza tra le cause psichiche che l'hanno prodotta. Essa ritiene che la sofferenza sia prodotta da un conflitto di forze e di istanze psichiche, per lo più inconsce, e che i sintomi siano un tentativo di ripristinare l'equilibrio perduto. La richiesta di consultazione ha luogo di solito nel momento in cui le difese, non adempiendo più alla loro funzione, fanno giungere alla coscienza una quota di angoscia insopportabile.

La psicoterapia psicodinamica si distingue dalla psicanalisi freudiana perché predilige l'interazione vis-à-vis (e non l'uso del lettino) e un colloquio la settimana (invece che 3 o 4).


Sono socio fondatore dell'associazione Armònia:

Armònia

COS'E' LA PSICOLOGIA ARCHETIPICA

"La Psicologia Archetipica è un movimento culturale innovativo che si è posto il compito di giungere a una ‛revisione’ della psicologia, della psicopatologia e della psicoterapia. È quindi una nuova psicologia, derivata dalla Psicologia Analitica e dall’opera di Carl Gustav Jung, il più grande psichiatra della storia, e trova una sua concettualizzazione e la sua massima espressione grazie a James Hillman, suo erede visionario e uno dei maggiori critici della cultura e del mondo contemporaneo.

La Psicologia Archetipica volutamente si collega con le arti, la cultura e la storia della società, le quali traggono origine dall’immaginazione come processo alla base dell’attività della psiche. Gli archetipi sono le forme primarie che la governano, e che si manifestano anche nella dimensione fisica, sociale, linguistica, estetica e spirituale. Questi modelli archetipici compaiono nelle arti, nelle religioni, nei sogni, nelle usanze sociali di tutti i popoli, e si manifestano spontaneamente nei periodi di stress e cambiamento, così come nelle malattie mentali. In questa prospettiva, la psiche viene ricondotta al corpo e alle funzioni della mente come entità unica ma policentrica, che può essere conosciuta nelle sue varie parti con i metodi di indagine di quella che è a tutti gli effetti una Psicologia del Profondo.

Avrete senz’altro sentito nominare la parola “inconscio”: Sigmund Freud, il nonno della psicoanalisi, lo riscoprì nei lapsus e nei sogni dei suoi pazienti, ed usò questo termine per indicare tutto ciò che nelle persone in qualche modo “parla” o succede spontaneamente” perché avviene dentro di noi senza che ne siamo coscienti. Tuttavia Jung ci fece capire che Freud commise quello che oggi potremmo dire un errore di “ego-centrismo” nel concepire l’inconscio non come l’origine di ogni vissuto emotivo e di ogni nostro comportamento, ma come il prodotto o la conseguenza della coscienza, cioè dell’io, che nell’uomo moderno è al centro di ciascun individuo, laddove l’inconscio costituirebbe invece tutto ciò che la coscienza non accetta. Secondo Freud noi “rimuoviamo” pensieri bizzarri, traumi e aspetti di noi imbarazzanti o indesiderati, rimuovendoli dalla nostra attenzione cosciente proprio perché non vogliamo vederli.

Jung, successore di Freud, nella sua grande opera dimostrò invece che l’inconscio non è il nostro personale “dimenticatoio”, come invece pensava Freud, ma che prima di tutto noi siamo immersi nella nostra vita inconscia e siamo da essa dipendenti, per cui la coscienza è solo un minuscolo frammento della psiche a cui prestiamo di volta in volta attenzione. L’inconscio personale è infatti costantemente connesso a quello degli altri esseri umani, nonché alle forze della natura e alle caratteristiche del mondo in cui viviamo, ovvero a ciò che egli chiamò “inconscio collettivo”, che in ognuno di noi si manifesta attraverso le sue forme originarie o archetipi.

Partendo da queste premesse, James Hillman ha riportato al centro della psicologia moderna un’idea antica e universale, troppo a lungo censurata negli ultimi secoli: l’idea di Anima. Secondo Hillman, tutte le malattie mentali, così come il disagio e la sofferenza psicologica, ma anche le malattie del corpo e della società in cui viviamo, sono malattie dell’Anima. L’Anima, in greco psyke, è il soffio vitale, l’essenza energetica della vita stessa, che potremmo rappresentare come l’insieme infinito di immagini e rappresentazioni immaginative composte dall’attività biologica complessa, per cui ogni cosa del mondo possiede un’anima nella misura in cui questa si trova in connessione e in collegamento attivo con le altre. Ciò accade nel nostro inconscio personale come in quello collettivo.

Intorno a quest’idea, Hillman ha ricostruito il sistema di pensiero dell’uomo, mettendo le basi anche per un sistema di cura collettiva dai mali che affliggono l’umanità moderna: oggi non riconosciamo e non accettiamo più la presenza dell’anima degli esseri viventi e del mondo, perché veniamo presto educati a rimuoverla dal nostro pensiero cosciente. Pensiamo all’ingiustizia sociale e politica, alla paura della diversità dell’altro, al declino della religione in quanto legame innato dell’uomo col mondo, alla distruzione ecologica, alle violenze perpetrate agli animali, all’alienazione sociale e culturale della vita moderna. Sono tutti mali dell’Anima, ovvero del modo di immaginare sé stessi e il mondo, in cui il dramma personale è collegato ai mali della collettività, che costringono l’individuo ad allontanarsi dai bisogni della propria Anima e a non riconoscere l’Anima degli altri, né tantomeno il significato delle sue immagini.

E’ una crisi di significati quella in cui viviamo oggi, quella crisi di cui parla spesso anche Umberto Galimberti, allievo di Emanuele Severino, il più grande filosofo del secolo scorso. A questa crisi sono collegate le grandi patologie emerse nei tempi recenti, pensiamo alla depressione, al narcisismo, all’ansia e al disturbo di panico, all’isolamento, ai problemi sessuali. La Psicologia Archetipica ha finalmente riunito la psyke, l’Anima dell’uomo con tutti i modi della sua espressione, come il mito, le arti, la cultura, la storia della società e delle religioni, le quali traggono tutte origine dalla nostra immaginazione, ovvero l’innata capacità di produrre simboli o immagini archetipiche
."

(dal sito www.armoniapsiche.it)